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Salento, nuova operazione della Dia

Di Antonio Nicola Pezzuto il . Puglia

Gli uomini della Direzione Investigativa Antimafia di Lecce, coordinati e diretti dal Maggiore Francesco Mazzotta, hanno sequestrato 5 fondi rustici e 4 terreni riconducibili a Tredici Giovanni, 41enne di Copertino (Le), indiziato di appartenere ad un’associazione per delinquere di stampo mafioso e condannato per associazione per delinquere semplice, estorsione, rapina, porto e detenzione di armi.

Nei confronti dello stesso Tredici, il 3 giugno 2010, era stato emesso dalla Prima Sezione Penale del Tribunale di Lecce un provvedimento di confisca su proposta del Direttore della Dia, Generale dell’Arma dei Carabinieri Antonio Girone. Il 17 giugno 2010 il sequestro diventava esecutivo. Nell’occasione, le complesse indagini patrimoniali condotte dalla Sezione Operativa di Lecce, portarono alla luce una evidente sproporzione tra gli irrisori redditi dichiarati dal pregiudicato e l’ingente patrimonio a lui riconducibile costituito da 8 immobili, 40 appezzamenti di terreno per complessivi 42 ettari, e due conti correnti bancari per un valore complessivo di oltre 4 milioni di euro.

Dopo l’esecuzione del sequestro compiuto la scorso giugno si pose da parte dell’amministratore giudiziario il problema relativo all’esecuzione di alcuni contratti di vendita di prodotti agricoli (per lo più angurie) coltivati sui fondi oggetto di misura patrimoniale. Bisognava prendere una decisione con la massima urgenza pena la perdita del raccolto. Incombendo il rischio di conseguenti responsabilità civili a carico dell’Amministrazione per l’inadempimento del contratto di vendita la cui legittimità non appariva in discussione, si dispose di autorizzare l’esecuzione del contratto, sollecitando però l’amministratore a farsi consegnare dal Tredici copia delle fatture relative alla vendita degli ortaggi.

In data 17 gennaio 2011, l’amministratore giudiziario ha depositato una propria relazione dal cui esame si evince che dalla vendita dei suddetti ortaggi il Tredici ricavò 173.000 euro complessivi, Iva compresa. Il Pm ha chiesto quindi di procedere al sequestro di tali somme ai fini della loro successiva confisca. Il Tribunale ha accolto la richiesta ritenendo che anche il provento della vendita dei frutti coltivati su quei fondi debba considerarsi come frutto del reimpiego di proventi illeciti ed ha disposto una delega di indagini alla Dia affinché individuasse i c/c bancari o gli altri strumenti finanziari su cui la somma in questione fosse stata depositata. Nel caso in cui non si fosse raggiunto l’obbiettivo, la Dia era stata delegata ad appurare se il Tredici avesse la disponibilità, direttamente o indirettamente, di altre disponibilità economiche, suscettibili di sequestro per equivalente.

Gli uomini del Maggiore Mazzotta hanno preso in esame le fatture emesse dal Tredici per la vendita delle angurie e hanno proceduto ad effettuare gli accertamenti bancari per scoprire dove tali somme fossero state depositate. Hanno così scoperto che 25.000 euro erano stati versati su un conto corrente il 15 giugno 2010. Il 17 giugno 2010 il predetto conto corrente veniva sottoposto a sequestro e quindi le somme venivano recuperate. I restanti 148.000 euro erano stati versati invece su un altro conto corrente in date successive a quella della confisca del giugno scorso e risulta estinto in data 1 settembre 2010. Alla luce di quanto sopra, non essendo stato possibile rinvenire la parte più grossa dei capitali sottoposti a sequestro, sono stati eseguiti ulteriori accertamenti patrimoniali volti all’individuazione di beni immobili nella disponibilità del Tredici da sottoporre a sequestro per equivalente fino all’importo di 148.000 euro. Gli accertamenti hanno consentito di individuare 11 beni, di questi 9 sono stati sottoposti a sequestro come già scritto. Le indagini hanno dimostrato che ben sette degli undici beni immobili individuati erano stati acquistati in date successive alla vendita delle angurie il cui valore è pressocchè corrispondente a quello delle disponibilità economiche suscettibili di sequestro e confisca.

“La novità del sequestro in questione – afferma il Maggiore Francesco Mazzotta – è l’ applicazione alle misure di prevenzione del sequestro per equivalente il cui presupposto è l’ impossibilità di attingere con la misura ablativa il bene che costituisce il prezzo o il profitto del reato, circostanza che rende preliminare l’ accertamento circa l’ effettiva esistenza di un bene costituente profitto o prezzo della condotta delittuosa. Solo quando, all’esito degli accertamenti compiuti, il prezzo o il profitto del reato non sia stato rinvenuto, si potrà procedere alla confisca per equivalente”.

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