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Perugia chiama Potenza

Di Andrea Gerli il . Umbria

«Mi fa piacere sapere che a
distanza di 24 anni Giuseppe
esiste ancora», esclama, commossa, la moglie del professor Rechichi,
vittima
innocente della ‘ndrangheta, guardando i 600 ragazzi presenti al terzo e
ultimo incontro del ciclo “Professione Cittadino: Imparare la
democrazia”, organizzato da Libera Umbria sabato 12 marzo in vista della
Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime della
mafia. Il
centro Congressi di Perugia, intitolato al filosofo della non violenza
Aldo
Capitini, contiene a stento i ragazzi giunti da tutta la regione per
“adottare
una vittima della mafia”, così come recita il titolo dell’iniziativa.
Due le importanti
testimonianze previste in questa giornata, coordinata da Pinuccia Neve
di
Libera Umbria: quella del giudice Luca Semeraro, oggi gip a Perugia e in
passato a Secondigliano e Casal di Principe, e quella di Maria Carmela
Furfaro,
maestra elementare di Polistena.

 Il presidio scuola di Libera Umbria, coordinato dalla
professoressa Antonella Guerrini, è riuscito a coinvolgere decine di classi
provenienti da tutta la regione, capaci di contribuire all’iniziativa con
lavori multimediali, rappresentazioni artistiche e musicali. Così i ragazzi Istituto
Tecnico Tecnologico A.Volta di Perugia hanno raccontato la storia di Giancarlo
Siani, proiettando l’ormai celebre spezzone del film che ne racconta la vita, Fortapàsc, sulla differenza tra “giornalista-giornalista
e giornalista-impiegato”. Gli studenti dell’Ipsia Cavour-Marconi di Perugia
hanno poi ricordato la figura di Peppino Impastato, mentre i ragazzi del
Mazzatinti di Gubbio hanno parlato di Joe Petrosino, il poliziotto italo-americano
volato dagli Usa a Palermo per indagare sulla mafia, da essa ucciso nel 1909.
La giornata poi è proseguita con i lavori dell’Itas G. Bruno di Perugia e del
Liceo classico di Todi, che hanno ricordato le figure di Roberto Antiochia,
Emanuele Notarbartolo, Giuseppe Di Matteo, Salvatore Carnevale, Antonino
Saetta, Enrico Mattei. Immagini forti e ricordi chiari, resi più vividi dalle
musiche con cui gli studenti hanno accompagnato le loro rappresentazioni. Così
come il rap e i balli del Liceo artistico di Deruta e la breakdance proposta
dai ragazzi del Liceo scientifico Alessi di Perugia.

Ma tra le note e le letture, ha trovato spazio l’attento
silenzio con cui i 600 studenti hanno accolto le due testimonianze. Il giudice
Semeraro, raccontando la storia di don Peppe Diana, parroco di Casal di
Principe ucciso dalla camorra nel 1994, ha ricordato che «l’hanno ucciso per
mettere a tacere la sua voce. Perché la forza della parola, che è una cosa che
tutte le persone ricordate questa mattina hanno in comune, è più pericolosa del
piombo». Maria Carmela Furfaro, invece, era davanti al professor Rechichi il 4
marzo 1987, mentre una pallottola destinata ad altri lo colpiva a morte. «Lo
ricordiamo come il professore con il sorriso – racconta Maria Carmela – . Io
andavo a scuola nell’istituto di cui era preside, era un insegnante splendido,
umanamente ricco. Ci aiutava a trovare i soldi per portarci poi in gita all’estero,
una cosa molto rara in un piccolo istituto di un piccolo paese della Calabria».
Maria Carmela, commossa, ha lasciato da parte la scaletta che si era preparata,
tutti gli studenti la ascoltano con attenzione, in silenzio. «Finché quel
giorno ce lo portarono via – continua -. Lui era uscito dalla scuola per fare una
telefonata, io lo incontrai per strada, lo salutai, lui mi sorrise. Poi gli
spari, destinati al direttore della filiale di una banca. Lo sento gridare:
mammamia! E lo vedo accasciarsi a terra». Giuseppe Rechichi ha dato il proprio
nome al presidio scuola di Libera Umbria, ma anche all’istituto scolastico di
Polistena e a un’associazione antimafia nata proprio nel suo paese, che ha
stanziato delle borse di studio per studenti meritevoli.

 Al Centro congressi Capitini sono presenti anche la
moglie, la figlia e i due nipotini del professor Rechichi, arrivati a Perugia
da Modena, dove ora vivono, appositamente per questo incontro. Commosse, composte,
moglie e figlia ascoltano la testimonianza di Maria Carmela. Al termine del
racconto si alzano timidamente e ricevono un lungo applauso dai 600 studenti,
tutti stretti insieme a Giuseppe Rechichi e alla sua famiglia, che a 24 anni di
distanza trovano ogni giorno di più la forza di andare in giro a raccontare la
storia del professore con il sorriso. Vittima innocente, come tanti altri,
della mano nera della ‘ndrangheta.

Guarda qui la gallery di foto della giornata  – a cura di A. Gerli

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