Sciolto per mafia il Comune di Bordighera
L’odore di ‘ndrangheta copre il profumo del mare in Liguria. Per la prima volta in questa regione, il Consiglio dei Ministri, su richiesta del Ministro Maroni, ha disposto lo scioglimento di un consiglio comunale per infiltrazione mafiose. Bordighera, cittadina di 10 mila abitanti che si affaccia sul mare, non distante dal confine con la Francia, attende questo provvedimento dall’estate scorsa, quando da indagini dei carabinieri erano emersi collegamenti tra politici locali e criminalità organizzata. Otto imprenditori appartenenti a famiglie di origini calabresi (Pellegrino, Valente, De Marte, Barilaro), ritenuti vicini alla ‘ndrangheta, erano stati arrestati a luglio, con ipotesi di reati come assegnazione di appalti irregolari in cambio di sostegno elettorale, estorsioni, minacce, ricatti. Il sindaco Giovanni Bosio, del Pdl, aveva rinnovato l’intera giunta. Da allora, però, il clima non è migliorato, tanto che il tratto da Ventimiglia a Imperia è stato definito “riviera dei fuochi”. La Procura di Sanremo, come riportato dal periodico Sette, ha registrato in un anno e mezzo un attentato ogni 36 ore e più di 300 roghi. Quattro uomini in possesso di una pistola sono stati fermati in autunno, altri due, che intercettati al telefono si riferivano ai carabinieri con la frase “quelli devono morire”, arrestati a inizio anno, tutti calabresi.
«L’infiltrazione è stata possibile a causa di un’indifferenza diffusa, che noi abbiamo cercato di scardinare con un lavoro di informazione e sensibilizzazione sul territorio e nelle scuole. Un fatto così rilevante deve incidere sulla partecipazione responsabile della cittadinanza. Se pensiamo che il consiglio sciolto era stato eletto con il 70% dei voti, capiamo quanto sia necessario che l’elettorato acquisisca consapevolezza e coscienza civile» ha commentato Matteo Lupi, referente regionale di Libera. L’associazione è vicina a Donatella Albano, ex consigliera d’opposizione sotto tutela dalla scorsa estate. La signora Albano si era opposta all’apertura di una sala giochi fornita di slot machines gestita dai Pellegrino, poco dopo le era stato recapitato a casa un santino bruciato e aveva ricevuto una telefonata anonima che le “ricordava” di essere madre di due figli. Ha lavorato in questi mesi a fianco di Libera per diffondere la cultura della legalità, ora è molto provata da questa vicenda che la riempie di amarezza per la sua cittadina, ma al tempo stesso è contenta per questo passo risolutivo e speranzosa per il futuro.
È prevista per il 14 marzo la prossima udienza del processo attualmente in corso presso il Tribunale di Sanremo contro alcuni componenti della famiglia Pellegrino, dodici gli imputati, 70 le persone chiamate a deporre e centinaia le intercettazioni ambientali e telefoniche in analisi. Sui Pellegrino si sofferma anche la relazione della Direzione nazionale antimafia pubblicata lo scorso dicembre. “Nella città di Ventimiglia vivono pregiudicati calabresi di notevole spessore criminale che risultano in collegamento con soggetti operanti nella loro regione di origine. Spicca per importanza la nota famiglia Pellegrino, originaria di Seminara (RC), ritenuta collegata, attraverso rapporti parentali, con elementi di spicco della criminalità del ponente ligure e con la cosca calabrese Santaiti- Gioffrè. Dopo un primo periodo in cui operavano nel campo del traffico di stupefacenti, armi ed esplosivi i loro interessi si sono concentrati sull’edilizia (movimento terra ed escavazioni). In brevissimo tempo hanno costituito diverse società edili, partecipando a pubblici appalti” si legge nella relazione.
Il documento della Dna dedica alla Liguria parecchio spazio, ribadendo che la vicinanza al confine con la Francia, il porto di Genova cruciale nelle rotte della droga, il casinò di Sanremo perfetto per coprire riciclaggi di denaro proveniente da attività illecite, hanno determinato un profondo insediamento della criminalità organizzata nella regione. Il Ponente risulta luogo strategico per la ‘ndrangheta, ma in tutta la regione si registra un’ attività “indirizzata per lo più alla conquista silenziosa e sommersa di spazi di azione sul territorio”. Anche a Levante, con i cantieri navali e l’edilizia, la ‘ndrangheta fa ottimi affari. È infatti accertata la presenza di ben quattro “locali” liguri: oltre a quello di Ventimiglia, ci sono quello di Genova, di Lavagna (GE), e di Sarzana (SP).
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