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‘Ndrangheta: operazione “Reggio sud”

Di Gaetano Liardo il . Calabria

L’ultima in ordine di tempo è l’operazione “Reggio Sud”. 33 arresti, beni sequestrati per il valore di 60 milioni di euro, tra i quali 21 aziende, 6 terreni con fabbricati e numerosi beni immobili. Nel giro di quattro giorni è la terza grossa operazione contro le ‘ndrine calabresi. 105 arresti, beni sequestrati per centinaia di milioni di euro, con il coinvolgimento di polizie di numerosi paesi europei. La prima operazione è stata “Crimine 2”, proseguo naturale de “Il Crimine”. Portata a termini dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Reggio Calabria e dalla Squadra mobile di Reggio, coordinata dalla Dda della Città dello Stretto. Oltre l’Italia arresti in Germania, Australia, Canada e Svizzera. I filoni seguiti hanno interessato il traffico internazionale di stupefacenti, il traffico di armi e il condizionamento della vita economica, politica e sociale delle zone dove le ‘ndrine sono attive.

La seconda operazione, realizzata dai finanzieri del Gico e dello Scico di Catanzaro è del 10 marzo. 31 arresti tra Calabria, Lombardia, Germania, beni sequestrati per il valore di 5 milioni di euro. Nell’operazione “Imelda” sono state coinvolte alcune delle principali ‘ndrine della provincia di Reggio Calabria: i Nirta Strangio di San Luca, i Bellocco – Ascone di Rosarno, esponenti dei locali di Africo, Natile e Bovalino. Infine l’operazione di oggi che ha coinvolto la cosca Ficara – Latella, già precedentemente colpita dalle operazioni Reale e Piccolo Carro. Con Reggio – Sud vengono contestati ai Ficara – Latella reati che vanno dal riciclaggio all’intestazione fittizia di beni, porto abusivo di armi e associazione di stampo mafioso.

Tre operazione che tengono in tensione l’azione di repressione portata avanti dalla forze dell’ordine contro le potenti ‘ndrine del reggino. Ma che, tuttavia, dimostrano il forte radicamento dei boss calabresi in Lombardia e numerose regioni del nord Italia, oltre che in paesi quali Germania, Canada e Australia. Realtà colonizzate dalle ‘ndrine ma che, nonostante gli scontri e i dissidi del passato, continuano a mantenere uno stretto rapporto con la “Casa madre”. I boss dei locali nati al di fuori della Calabria si raccordano con i boss rimasti nella regione di origine, mantenendo un’azione unitaria ed evitando contrasti che altrimenti nascerebbero tra le varie ‘ndrine.

Nel Comunicato stampa di Crimine 2 gli inquirenti, infatti, scrivono: «Il provvedimento “Il Crimine” ha permesso di delineare l’esistenza della organizzazione ‘ndrangheta avente base strategica nella provincia di Reggio Calabria, con attive ramificazioni sia nel nord Italia, in particolare in Lombardia, sia all’estero, dove è stato replicato il modello organizzativo calabrese da parte di quelle articolazioni che risultano dipendenti dai vertici decisionali presenti nel territorio reggino». Inoltre: «L’attività ha offerto uno spaccato inedito della ‘ndrangheta, evidenziando l’esistenza di organismi (“provincia”, “mandamento” e “locali”), di gradi (sgarrista, santista, vangelo) e di ruoli (“cariche”), che rivelano un assetto mafioso basato su una struttura unitaria gerarchicamente organizzata, in cui le decisioni vengono assunte dal vertice provinciale di Reggio Calabria, nel rispetto rigoroso di regole e procedure, lasciando tuttavia alle dipendenti articolazioni esterne ampi margini di autonomia nella gestione delle attività criminali nel territorio ove operano».

Una dimostrazione ulteriore di quanto potente e ricca sia la ‘ndragnheta calabrese. Una vera e propria holding internazionale del crimine, radicata in mezzo mondo ma che mantiene solidi legami con la Calabria.  

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