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Sono loro i nuovi “picciotti” di Calatafimi

Di Nando dalla Chiesa* il . Sicilia

Sono bellissimi i nuovi picciotti di Calatafimi. Centocinquant’anni dopo l’unità d’Italia marciano allegri in versione informatica. Non più la camicia rossa della gloriosa battaglia dei Mille, ma maglioni e giubbotti e sciarpe di tutti i colori. Persino più giovani di allora, combattono di nuovo per unire il paese. Allora affiancavano i bergamaschi salpati a grappoli da Quarto per unire ciò che la storia aveva diviso. Ora non affiancano nessuno. Vanno all’assalto da soli. I bergamaschi, o i loro esemplari più ruspanti, hanno cambiato bandiera: ora  vogliono dividere ciò che la storia, anche la loro, ha unito.
5 di marzo del 2011. Cinema Alhambra sopra le colline di Calatafimi Segesta, pieno in ogni fila, platea e galleria. Il nord e il sud, in realtà, sono ancora accanto. Del nord è il ribelle generoso e imprevedibile che i picciotti sono qui venuti a ricordare insieme. Un uomo sceso in Sicilia senza eserciti. A difenderli da un’armata nemica ma non straniera, la mafia. Si chiamava Mauro Rostagno.  Ucciso nel settembre del 1988 perché si era ficcato in testa di denunciare da una tivù sgarrupata, Rtc, i clan più impuniti e silenziosi, quelli della provincia di Trapani. Da poche settimane, dopo ventitrè anni, si è aperto nel silenzio quasi assoluto dei media il processo per rendergli giustizia. Oggi sarebbe il suo compleanno, ne farebbe 65. A lui è stato intestato un premio di giornalismo scolastico giunto alla terza edizione e che coinvolge ormai gli studenti di tutta la Sicilia. I quali ieri lo hanno festeggiato con i loro insegnanti. 
Commemorando Rostagno, leader di un ’68 che per loro è storia lontana, ma forse  pensando più a Saviano, leader di una storia che invece gli appartiene.
Scrivere, sognare da giornalisti,  avendo davanti agli occhi un’informazione esangue e strapazzata. La parola scritta come nuova arma per rifare l’Italia e gli italiani. Un grande spaccato di storia collettiva. Bisognava vederli, mentre trafelavano in gruppo da Trapani, Mazara del Vallo, Campobello di Mazara, Alcamo, Castelvetrano, Scicli, Partinico, Comiso, Ragusa. Licei scientifici e pedagogici, istituti professionali, commerciali, turistici, per geometri. Molti i ragazzi che si erano pagati di tasca propria il biglietto del pullman, sveglia alle cinque per arrivare in tempo. Altri portati direttamente in auto dai loro insegnanti. “E ora ci diranno che gli inculchiamo valori diversi da quelli che inculcherebbero le loro famiglie?”, ha chiesto polemicamente una professoressa del liceo scientifico “Fermi” di Ragusa, vincitore del primo premio con il diciottenne Vincenzo Guastella.
 C’è chi non si è arreso nemmeno di fronte all’annullamento del volo da Pantelleria. La professoressa Stefania Bongiorno, appena ha avuto la notizia della cancellazione venerdì pomeriggio, si è precipitata a prendere la nave. Pure lei di tasca propria. Notte di tempesta ma è stata premiata. Il suo allievo Michele Antonio De Bartolo è stato tra gli altri vincitori, con Simona Messana, Alessandro Licari e Pietro Miceli. Tra i rapidi oratori ufficiali citazioni di Martin Luther King (fa più paura il silenzio degli onesti…) e di Francesco de Gregori (viva l’Italia che non ha paura, viva l’Italia tutta intera).
Poi le interviste in pubblico. Perché il premio andava proprio alle migliori domande, preparate e a braccio. Un genere giornalistico importante in un mondo popolato di talk show in ginocchio o infarciti di tesi preconfezionate. La giuria presieduta da Roberto Morrione, gloria Rai ora alla testa di Libera Informazione, ne aveva già esaminate batterie intere, con più scrupolo che in un concorso universitario. I finalisti si sono impegnati davanti a giornalisti di Articolo 21, Ossigeno per l’Informazione, Libera Informazione. 
Dal pubblico molti studenti filmavano, fotografavano, tifavano, rimpannucciati dentro i giubbotti per proteggersi dal freddo bestia che fa in Sicilia d’inverno quando piove e tira vento. Mentre venivano distribuiti i cartoncini della campagna di Libera per la confisca dei beni dei corrotti, ha preso la parola un personaggio che ha fatto il giornalista anomalo molto prima dei ragazzi del 2011: Salvo Vitale, il compagno di radio e di  lotta di Peppino Impastato, quello del bellissimo dialogo sulla mafia e la bellezza nei “Cento passi”. Ha raccontato di Peppino,  della storia (per un po’) parallela di Peppino e Mauro. Mentre Elena Fava ha ricordato la storia di suo padre Pippo e la sfida impari dei “Siciliani” nella Catania dominata dai celebri Cavalieri del lavoro. Poi il messaggio filmato di Maddalena Rostagno, figlia di Mauro il ribelle.
E il popolo studentesco venuto da tutta la Sicilia? L’interesse dei ragazzi sembrava avere un cuore solo. Come costruire la “loro” informazione. Non più che cosa chiedere alle autorità. Non più come leggere i giornali. Quella, oggi, è archeologia dell’antimafia. Ma come usare la rete, il web, i siti, i blog, le foto e i filmati su youtube. Come diventare giornalisti dalla schiena diritta e costruire un’informazione antimafia, combattendo l’analfabetismo di ritorno appiccato dalle tivù. Come usare “lo strumento decisivo”, il computer che invece di isolare l’uno dall’altro aiuta a stare e a sentirsi tutti insieme. Che invece di fare evadere verso videogiochi e pornositi aiuta a costruire un’altra Italia. 
Credetemi se vi dico che era bello guardare questo esercito in partenza verso la sua avventura generazionale. Che è stato bello vedere, per il compleanno di Mauro Rostagno, e a pochi giorni dalla festa dell’unità d’Italia, i nuovi picciotti di Calatafimi.
* Tratto da “Il Fatto quotidiano” – 6 marzo 2011

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