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Prendiamoci il bene, i 15 anni della legge 109 del’96

Di Gaetano Liardo il . Progetti e iniziative

Saranno oltre 600 gli studenti di più di 40 scuole che dal 7 marzo andranno in visita ai beni confiscati alle mafie. L’occasione è quella dei 15 anni dell’approvazione della legge sul riutilizzo sociale dei beni confiscati. Era il 7 marzo del 1996 quando il Parlamento approvava la 109/96, un provvedimento frutto di una grande mobilitazione sociale. Oltre un milione di firme raccolte da Libera, l’associazione antimafia guidata da don Luigi Ciotti, e da Avviso Pubblico. Gli studenti potranno visitare la palazzina confiscata a Isola di Capo Rizzuto, nel crotonese, che sarà adibita a colonia estiva. La villa confiscata al boss dei casalesi Pasquale Spierto a San Cipriano d’Aversa, diventata centro sociale per i giovani e comunità alloggio per pazienti psichiatrici. Si potrà visitare la Casa del Jazz a Roma, confiscata alla Banda della Magliana.

A Milano lo Spazio Cangiari, boutique di lusso sottratto alla ‘ndrangheta e gestito dal Consorzio Goel. A Torino la PerformingMediaLab, spazio gestito da Acmos e dall’associazione Teatron. Si potranno visitare la villa confiscata a Tonino Screti, cassiere della Sacra corona unita, gestita dalla Cooperativa Libera Terra di Puglia. A Trapani la calcestruzzi Ericina Libera, mentre a Palermo la bottega di Libera, in piazza Castelnuovo. Alcuni dei numerosi beni sottratti ai boss in tutta la Penisola. Un passo in avanti per contrastare lo strapotere delle mafie, colpendole in ciò che hanno più a cuore: il patrimonio. Un’idea nata dall’intuizione di Pio La Torre, il politico siciliano ucciso da Cosa nostra nel 1982 che, proprio sul contrasto alle ricchezze dei boss aveva svolto un ruolo importante.

«Possiamo dire che politicamente il bilancio è positivo» commenta Franco La Torre, il figlio di Pio. «Questa legge – aggiunge – è uno strumento di straordinaria efficacia. La forza delle mafie è basata sull’accumulazione della ricchezza. Con questa legge si dà un doppio schiaffo ai boss, il primo quando il bene viene sottratto, il secondo quando viene restituito alla collettività». Dall’entrata in vigore della 109 al 1 novembre 2010, lo Stato ha confiscato 11.152 beni. Palazzi, appartamenti, terrene, aziende. La regione con il maggior numero di confische è la Sicilia con 4.971 beni. Seguono Campania, 1.679, Calabria 1.544 e Lombardia con 957 beni confiscati. Per Franco La Torre, la legge: «Ha dato frutti concreti».

«Tuttavia – aggiunge – siamo ancora in una situazione di grandi difficoltà». «Passa troppo tempo – continua La Torre – tra il sequestro e la confisca definitiva. Troppo tempo, inoltre, per l’assegnazione. Questa situazione fa si che i beni si deteriorino o vengano vandalizzati. Molti beni confiscati, inoltre, sono bloccati da procedure burocratiche». Leggendo i dati riportati dall’Agenzia nazionale sui beni confiscati, istituita nel gennaio 2010 per gestire l’iter che va dal sequestro alla destinazione per uso sociale dei beni, non è tutto rose e fiori. Degli oltre 11 mila beni ritornati alla disponibilità dello Stato, 5.507 sono gli immobili destinati e consegnati, 2.900 sono ancora in gestione, 980 sono destinati ma non consegnati. I tempi per giungere all’assegnazione di un bene per uso sociale possono essere molto lunghi, anche 15 anni.

Periodo nel quale il bene abbandonato rischia di essere vandalizzato, gravemente danneggiato, oppure occupato abusivamente. Un altro problema che pesa sui beni confiscati è quello delle ipoteche bancarie. «Ci sono zone d’ombra – ha recentemente dichiarato don Luigi Ciotti – perchè il 45% dei beni non sono riutilizzati a causa di ipoteche bancarie». Secondo Piero Grasso, Procuratore nazionale antimafie: «In molti casi è stata provata la malafede delle banche. In un solo colpo – ha dichiarato – sono state annullate ipoteche per il valore di 13 milioni di euro». La legge, oltre ad essere osteggiata dai boss, non ha avuto vita facile da parte dei politici. «Basti pensare – ricorda Franco La Torre – all’emendamento che prevede la vendita del bene, anche se solo come extrema ratio». Tra piccoli e grandi successi, ostacoli e rallentamenti, la legge 109 compie 15 anni. Un passo importante nella lotta per contrastare le mafie.

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