Trapani: operazione “Lampara”
Una «matassa». Droga, cocaina, soldi, rotte internazionali sulle quali ha viaggiato la sostanza stupefacente, Colombia, Sicilia, Campania, Puglia, settentrione d’Italia. Al telefono parlavano di cassette di pesce, di gamberoni, merce ordinata e recapitata, ma invece era droga, solo e soltanto cocaina. Avevano pensato a criptare la droga parlando di pesce perchè di mezzo vi erano commercianti di prodotti ittici e i movimenti avvenivano attraverso tre zone portuali, Mazara, Bagheria e Porticello di Palermo. Ma non commerciavano pesce ma cocaina in grandissime quantità. Così tanta che viene facile credere che Cosa nostra non è rimasta alla finestra. Anche perchè le «centrali» dello smistamento erano territori tradizionalmente sotto il controllo «mafioso»: Mazara e Bagheria, zone dove comanda il boss latitante Matteo Messina Denaro. Non c’è il suo nome né quello di altri boss agli atti della maxi-operazione antidroga denominata «Lampara», ma le ombre si colgono perfettamente. Ci sono certe parentele che emergono, come quello del mazarese Paolo Liga, nipote di Giuseppe Scaduto ossia il presunto reggente della «cosca» palermitana di Bagheria.
La cronaca riassunta in conferenza stampa a Palermo dal procuratore aggiunto Teresa Principato, dai pm Viola e Padova, e dai dirigenti delle Squadre Mobili di Trapani e Palermo, Giovanni Leuci e Maurizio Calvino, consegna all’opinione pubblica la scoperta di un traffico internazionale di cocaina proveniente dalla Colombia e importata in Italia attraverso la Spagna. In Spagna, secondo gli investigatori, a gestire il traffico di stupefacenti era il mazarese Paolo Lumia che adesso si trova in carcere in Belgio coinvolto in un altro traffico di droga che in un sol colpo ha portato la polizia belga a sequestrare circa 300 chili di sostanza stupefacente.
La droga “intercettata” dai poliziotti siciliani in Sicilia arrivavano una decina di chili di droga al mese per un giro d’affari di 30 mila euro al giorno - era destinata invece a rifornire le «piazze» di Palermo e Trapani. Le «partite» venivano gestite da Pasquale e Lucio Annunziata a da Michele Fiore, uomini di fiducia di Paolo Lumia, a questi era affidato il compito di consegnare la «merce» a corrieri incaricati ad hoc per il trasporto fino in Sicilia.
Gli indagati che ricoprivano ruoli diversi nell’abito dell’organizzazione criminale, hanno sempre adottato molteplici precauzioni ma la loro distanza fisica (Palermo, Mazara del Vallo, Barcellona e Napoli) ha portato, loro malgrado, a far uso del telefonino per mantenere i contatti; ciò ha consentito agli investigatori di Polizia delle sezioni antidroga, pur non senza difficoltà, di intercettare alcune delle innumerevoli utenze e di decodificare il linguaggio convenzionale che essi utilizzavano.
Ruolo centrale anche per il commerciante di pesce bagherese Giuseppe Lo Coco, detto «Giò Giò», pregiudicato per associazione a delinquere finalizzata alla detenzione ed al traffico di sostanze stupefacenti. Lo Coco, proprietario di una rivendita all’ingrosso di pesce surgelato, aveva cercato di raggirare gli stessi investigatori oltre che i suoi “soci”, «Si proponeva come confidente alle forze dell’ordine indicando luoghi e importi di partite di stupefacente, soffiate che in realtà servivano a far passare quantitativi ben più sostanziosi di droga».
Cosa nostra può avere finanziato una parte del traffico internazionale di cocaina scoperto dalla polizia. «Cosa nostra tradizionalmente agisce non come organizzazione nel traffico di stupefacenti ma può finanziare dietro le quinte il traffico della droga – ha detto il procuratore aggiunto di Palermo Maria Teresa Principato – per le pene alte previste per il traffico di stupefacenti Cosa nostra non si può permettere di inserirsi nei traffici». È sempre il magistrato che ha coordinato l’inchiesta a ribadire che: «Non risulta in questa operazione se ci sia stata un’autorizzazione di Cosa nostra». Ma spiega che uno degli arrestati, Paolo Liga: «Ha fatto valere la sua parentela mafiosa per non essere estromesso dall’affare». E il dirigente della sezione criminalità organizzata della Squadra Mobile di Palermo Antonino De Santis, ha ribadito che: «Siamo sul piano della “garanzia” di Cosa nostra». «Lo Coco ha cercato finanziatori in ambiti contigui all’organizzazione criminale palermitana (Torregrossa e Lauria) per potere pagare l’importazione estera», ha spiegato il capo della squadra mobile di Trapani, Giovanni Leuci. Accordi per il traffico che sarebbero stati stretti a Mazara, dove gli investigatori hanno avuto il sentore di incontri «al vertice», alcuni anche per ottenere il pagamento di «partite» di cocaina: sono state intercettate alcune conversazioni dalle quali si potrebbe dedurre la presenza a Mazara di pericolosi narcotrafficanti colombiani.
Tra i risvolti c’è quello del tentativo di Lumia di ottenere da Lo Coco il rientro di una somma di 185 mila euro, a questi in diverse tranche consegnata per l’acquisto di droga. Solo che Lo Coco faceva «il triplo gioco» e con quei soldi ci avrebbe fatto anche altri affari. Ed è così che a Bagheria ad incontrare Lo Coco, per costringerlo a pagare, Lumia mandò due suoi emissari: Dado, tra gli odierni arrestati, e un «corpulento» pregiudicato mazarese (indagato a piede libero) Giuseppe Marrone, detto «Pino scimmia» (in carcere per l’omicidio di Giuseppe Cucchiara, vicenda che non c’entra con il blitz antidroga ma maturata nell’ambito pare di un altro traffico di stupefacenti). Lo Coco una prima volta prese tempo con i due, in una seconda occasione trovandosi solo con Marrone riuscì addirittura a corromperlo dandogli 10 mila euro per non pressarlo più. Una situazione così ingarbugliata che ha finito con il mettere un gruppo contro l’altro, con Lo Coco che è riuscito con il raggirare tutti, prendendo soldi e promettendo droga.
L’ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Palermo, giudice Petrucci, su richiesta dei pm Pierangelo Padova e Marcello Viola, ha portato agli arresti di: Lucio e Pasquale Annunziata, originari di Napoli, rispettivamente residenti a Roma e Bitonto, di 38 e 46 anni, Pietro Paolo Audia, Bagheria, 44, Massimiliano Crini, Palermo, 31, Francesco Dado, mazarese, 45, Michele Fiore, Bitonto, 35, Daniele Lauria, Palermo, 30, Giuseppe Lo Coco (detto Giò Giò), Santa Flavia, 44, Paolo Liga, originario di Palermo, residente a Mazara, 44, Paolo Lumia, mazarese, residente in Spagna, ma per adesso detenuto in Belgio, 44, Giuseppe Scalia, Palermo, 54, Giuseppe Torregrossa, Palermo, 33. In precedenza tra i fermi più clamorosi quello di Antonio Santoro, fermato l’8 giugno 2009 dalla Polizia mentre faceva da corriere, con la sua auto, dentro la quale erano nascosti tre chili di cocaina. Altri due sequestri comprovanti il traffico di cocaina vennero eseguiti a «Porticello» il 21 febbraio 2009, due chili di sostanza stupefacente, e a Bari, il 12 giugno 2009, e in questo caso furono arrestati Francesco Del Vecchio e Chiara Porcaro.
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