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Don Ciotti: «Il primo testo antimafia è la Costituzione»

Di Gaetano Liardo il . Progetti e iniziative

«Bisogna provare disgusto per ciò che sta avvenendo nel nostro Paese». Dichiarazioni dure quelle di don Luigi Ciotti nel corso della conferenza stampa di presentazione della Carovana antimafie. Un riferimento alla situazione che in questi giorni l’Italia sta vivendo, alle prese con una nuova ondata di leggi ad personam che la maggioranza cerca di far approvare dal Parlamento. Una situazione grave che punta dritto al cuore della legalità costituzionale. «Il primo testo antimafia è la Costituzione», taglia corto il presidente di Libera.

«Serve avere il coraggio della denuncia seria e documentata  – continua Ciotti – associato alla forza della proposta». Parla dell’importanza della cultura, definita un metro valido per valutare: «Lo stato di salute della democrazia», che va di pari passo con la scuola pubblica: «Formata da tantissimi insegnanti seri». «Qualunque scuola deve essere stimata e valorizzata – sottolinea don Ciotti – ad iniziare dalla scuola pubblica». Una considerazione antitetica rispetto a quella del Governo. In questi giorni, infatti, infuria la polemica sulle dichiarazioni di Berlusconi, tutte all’attacco della scuola pubblica definita: «Una scuola di Stato, dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare dei principi che sono il contrario di quelli che i genitori vogliono inculcare ai loro figli».

La difesa della legalità e la centralità della società civile responsabile, è questo il ragionamento portato avanti da don Luigi Ciotti, che ricorda le sfide messe in campo da Libera. La campagna nazionale “Corrotti” che si pone l’obiettivo di raccogliere un milione di firme per far ratificare i trattati internazionali contro la corruzione dal Parlamento. Ogni anno – ha ricordato don Ciotti – la corruzione manda in fumo 60 miliardi di euro. Soldi che possono essere utilizzati per finalità sociali. Don Ciotti ricorda inoltre i successi della legge 109 del 1996 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati.

«Il prossimo 7 marzo saranno 15 anni dall’entrata in vigore della legge 109. Un milione di firme sono state raccolte nel 1996, 50 testate giornalistiche lo stesso giorno sono uscite con l’appello di Libera. La legge – continua don Ciotti – ha permesso di fare passi in avanti eccezionali. Noi sosteniamo l’Agenzia nazionale sui beni confiscati – aggiunge – ma ci sono zone d’ombra perchè il 45% dei beni non sono riutilizzati a causa di ipoteche bancarie». Sulla questione sollevata da Ciotti prova a rispondere Piero Grasso, “padrino” della Carovana antimafie: «In molti casi è stata provata la malafede delle banche. In un solo colpo – aggiunge – sono state annullate ipoteche per il valore di 13 milioni di euro».

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