Viva il popolo della libertà
È un fiume di giovani che riempie le strade della città della Libia. Un fiume che non ha conosciuto altro che la dittatura che dura da oltre quarant’anni. Un popolo che per troppo tempo ha trattenuto questo respiro nei polmoni e ora urla. Come facciamo a non sentire
quel grido come un giudizio severo e solenne verso l’omertà che ha spinto al silenzio e alla complicità chi ha barattato affari sulla loro pelle?
In troppi hanno stretto e baciato quelle mani che vendevano il greggio e strozzavano il respiro. Quei giovani sono il popolo della libertà che oggi si ribella e reclama il proprio diritto a vivere liberi. Se le nostre democrazie avessero solo taciuto le avremmo giudicate ipocrite, cieche, irresponsabili. Invece hanno lucrato anch’esse – consapevoli – dalla sofferenza dei diseredati della libertà. Abusando di quella parola come un merletto che non ha stoffa. E se il popolo della libertà abita sull’altra sponda del Mare di mezzo, allora è sulle nostre democrazie che pesa la condanna per appropriazione indebita. Viva il popolo della libertà. Quello della Libia.
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