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Operazione Ps Modena contro clan dei casalesi

Fonte: Ansa il . Campania, Emilia-Romagna

La Polizia di Stato di Modena, coordinata dal Servizio Centrale Operativo (Sco), ha dato il via ad una vasta operazione anticrimine per l’esecuzione di ordinanze di custodia cautelare in carcere; i destinatari dei provvedimenti sono persone vicine al Clan dei Casalesi che operano in provincia di Modena. L’operazione della squadra Mobile e’ la seconda ‘tranche’ di un’attivita’ avviata verso la fine del 2008 e conclusa, nel suo primo filone, il 18 marzo dello scorso anno con l’esecuzione di ordinanze di custodia cautelare per estorsione aggravata dalla partecipazione ad associazione di stampo camorristico.

I risultati dell’operazione ‘Pressing II’ hanno consentito di contestare a tutti gli indagati, ognuno con un proprio ruolo, un tentativo di estorsione con lesioni compiuto a Modena il 16 marzo 2010. L’estorsione non e’ stata poi realizzata perche’ due giorni dopo e’ stata applicata una misura cautelare a due dei cinque indagati. Tra i cinque arrestati figura anche un professionista incensurato della provincia di Modena. I cinque destinatari dei provvedimenti cautelari – si e’ appreso dalla Questura di Modena – sono indagati per tentata estorsione e lesioni aggravate, con l’ulteriore aggravante dell’art.7 della legge 203/1991.

Gli indagati, cioe’, si sono avvalsi delle condizioni previste dall’ art.416 bis del codice penale, ricorrendo alla forza intimidatrice che derivava dalla loro appartenenza o vicinanza al Clan dei casalesi, ”tale da indurre le vittime ad una condizione di assogettamento ed omerta’ o, comunque, nel consumare i delitti hanno utilizzato metodi mafiosi”. L’operazione e’ stata condotta alle prime luci dell’alba dal personale della Prima sezione Criminalita’ organizzata e catturandi della squadra Mobile modenese. C’e’ anche un avvocato di Modena tra i destinatari delle cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip distrettuale Bruno Perla per concorso in tentata estorsione, tentata rapina e lesioni, il tutto aggravato dal ricorso a metodi mafiosi.

La squadra Mobile ha arrestato Alessandro Bitonti, avvocato civilista 34enne; Carmine Tammaro, napoletano di 57 anni residente a Modena; Douglas Marchesi, 43enne modenese. Le altre due ordinanze di custodia cautelare sono state notificate in carcere ai cugini Alfonso e Pasquale Perrone, 46 e 31 anni, considerati vicini al clan del Casalesi e detenuti dal 18 marzo 2010, quando furono ammanettati dalla polizia nell’ambito dell’operazione ‘Pressing’, che aveva portato a 22 arresti per estorsioni in night e ristoranti della provincia di Modena.

Due giorni prima dell’arresto dei cugini Perrone, in un bar alle porte del centro di Modena era avvenuto un pestaggio: Alfonso e Pasquale Perrone, con la collaborazione di Carmine Tammaro, secondo le indagini avrebbero picchiato due campani davanti all’avvocato Bitonti e a Marchesi. E’ a questo episodio che si riferiscono gli arresti di oggi. A chiamare i cugini Perrone, secondo la Mobile, sarebbe stato proprio l’avvocato Bitonti che, come rileva l’ordinanza del gip Perla, voleva dare una lezione ai due uomini che avevano fatto da intermediari per l’avvocato nel tentativo di recuperare dei soldi, persi dal professionista nell’acquisto di un’auto da un venditore di Verona.

La compravendita era andata male, Bitonti riteneva di essere stato truffato e aveva sporto querela, contattando poi i due intermediari che avrebbero dovuto mediare con il venditore veronese e farlo rientrare in possesso del denaro, poche migliaia di euro. I mediatori, pero’, non riuscirono ad aiutare l’avvocato, che venne anche schiaffeggiato dal veronese. Da qui l’idea di chiamare Alfonso Perrone e di farsi restituire i soldi con la forza direttamente dai due intermediari.

Sarebbe stato proprio Perrone a contattare i due dando loro appuntamento in un bar: Alfonso detto O’ Pazzo avrebbe materialmente picchiato i due campani con l’aiuto del cugino e di Carmine Tammaro, mentre l’avvocato e Marchesi facevano da spettatori. Proprio il tentativo di ottenere i soldi persi dall’avvocato dai due intermediari, il tutto aggravato dai metodi mafiosi posti in essere da Alfonso Perrone, noto alle due vittime come uomo del clan dei Casalesi, ha portato la Procura a ipotizzare il reato di tentata estorsione aggravata dall’articolo 7 della legge 203/1991. L’indagine e’ stata coordinata dalla Procura presso la Dda di Bologna e dalla Procura di Modena.

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