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Droga: così i corrieri inchiodarono i boss

Di Luigi Spera* il . Campania

Erano incensurati insospettabili a occuparsi dei viaggi. Anche stavolta le trasferte per gli approvvigionamenti di droga erano affidate a persone non collegabili alla cosca. Uno scarso “controllo” del clan sui corrieri è stata però la condanna per il clan Alfano. Si, perchè fermati con 700mila euro in contanti, Tommaso Nappo 41enne di Poggiomarino e il polacco 37enne Arkadiusz Maj, non ci hanno messo molto, forse di fronte al pericolo di finire a lungo in cella in Francia a raccontare tutto. Passati tra le fila dei collaboratori di giustizia, anche loro hanno fatto la loro parte per tirare su il castello accusatorio che ha portato in cella 35 persone. Come riportato infatti nell’ordinanza del Gip Elisabetta Boccassini, il procedimento vede la sua origine proprio dall’arresto in Francia il 29 maggio 2008 di Tommaso Nappo e Arkadiusz Maj.

I due stavano trasportando a bordo dell’autovettura multipla con targa polacca con ben 770mila euro in contanti. Denaro infilato nel supplementare di metano dell’auto. Fermati dalla gendarmerie, sono stati loro a dire che i soldi erano relativi a un traffico internazionale di stupefacenti tra la Spagna e la Campania per conto di un clan con base operativa a Scafati. Notificate le dichiarazioni agli inquirenti italiani, immediatamente alla Dda di Salerno è stato aperto un fascicolo affidato al Gico. Sono stati i finanzieri a raccogliere i dettagli di Nappi e Maj sul traffico. Dichiarazioni “a contenuto collaborativo”, grazie alle quali è stato possibile ricostruire sette importazioni di ingenti parti di stupefacenti. Viaggi da loro portati a termine in quanto addetti al trasporto.

Partivano dall’Italia con l’auto imbottita di denaro, infilato nel serbatoio di Gpl. Arrivati in una località loro indicata in Spagna, via Francia, ricevevano un sms con i dettagli sul luogo e modalità della consegna. Un modo per “guadagnare” tempo sugli inquirenti in caso di indagini in corso. Nel luogo convenuto il veicolo veniva ritirato da un italiano di nome Pipe o Pepe, successivamente identificato in Giuseppe Alfano, che a sua volta in varie occasioni arrivava in Spagna con Luigi Perrino. Quest’ultimo si preoccupava di prelevare l’auto e di riconsegnarla ai due corrieri con la droga. In base ai resoconti dei due trasportatori, nell’auto c’erano, 700mila euro per volta. Cinque milioni di euro di investimento per cocaina pura, che veniva poi tagliata e piazzata sul mercato con guadagni stratosferici.

E’ stato Maj a riferire dei vari viaggi. Agli inquirenti ha detto che il primo avvenne nel mese di aprile del 2008, con partenza da Scafati e arrivo a Madrid. Nella capitale iberica, raggiunto l’Hotel Puerta, avveniva lo scambio. Oltre a lui e Nappo, alla spedizione avevano partecipato anche Alfano e un suo amico. Il secondo viaggio era stato portato avanti all’inizio di maggio. Anche stavolta partenza da Scafati, con arrivo però a Valencia. Di nuovo l’auto era la multipla con targa polacca. In questa occasione, ad accoglierli era stato un italiano che si fece seguire fino a un garage dove l’auto fu fermata per estrarre il denaro dal serbatoio.

Un garage sotterraneo era stato il luogo dello scambio anche per il terzo viaggio a metà mese di maggio. Stavolta la droga passava da Barcellona. Porto dove si imbarcò poi Maj per tornare ai piedi del Vesuvio. Stessa persona e simile “modus operandi” anche per il quarto viaggio il 22 maggio 2008 con partenza da Scafati per Madrid. La Spagna non fu raggiunta invece il 28 maggio, giorno dell’arresto in Francia dei due. Altre due spedizione di rifornimento erano state fatte in precedenza, però con modalità differenti.

Uno effettuato da Maj solo, in compagnia di tale Nello, con l’utilizzo di una alfa 156, l’altro portato avanti da Tommaso Nappo il giorno festivo del 25 aprile con destinazione Valencia. Con lui, nella Renault Megane c’era un tale Giuseppe. Auto che al rientro in Spagna veniva sottoposto a un controllo di polizia doganale dove fu scoperto il doppiofondo. Ormai vuoto. Arkadiusz Maj ha anche tratteggiato l’intera organizzazione criminale degli Alfano, che ha indicato come abitualmente attiva nel traffico di droga.

E’ stato così possibile individuare almeno preliminarmente boss e gregari. In particolare i finanzieri hanno individuato la struttura verticistica del clan. Il capo era Alfano Giuseppe, più stretti collaboratori il fratello Emilio, Luigi Perrino, Marco Cesarano e Casillo. Una buona base di partenza per definire i confini dell’organizzazione spazzata via ieri.

*da Metropolis

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