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Processo Rostagno, parla Germanà

Di Rino Giacalone il . Sicilia

Il medico legale Nunzia Albano, il sostituto commissario di Polizia Antonino Cicero e il questore Rino Germanà, sono stati fino a questo momento i testi sentiti nella seconda udienza tenuta davanti la Corte di Assise di Trapani per il delitto del sociologo e giornalista Mauro Rostagno. L’apertura del dibattimento è stata segnata dall’intervento del presidente della Corte Angelo Pellino che, salutando un gruppo di studenti che seguono il dibattimento, ha fatto riferimento all’attualità del momento politico a proposito di giustizia e di riforma della giustizia.

 
«Quando parliamo di processo oggi spesso sentiamo dire processo giusto o processo equo, quando semmai va ricordato a tutti che mai la parola processo può andare disgiunta dai concetti di giustizia ed equità». Tra i particolari emersi quello che, riferito dall’investigatore Cicero, nel trapanese negli anni 80 ci sarebbe stato un traffico di droga coperto dal trasporto di armi dentro una base militare. Circostanze che, tuttavia, non sono state approfondite sembra per le difficoltà’ a potere indagare all’interno delle basi militari presenti nel trapanese. Il questore Rino Germanà ha ricostituito l’indagine condotta nel 1988, quando dirigeva la squadra mobile di Trapani.

Allora era stata privilegiata la pista mafiosa, sia per le modalità di esecuzione del delitto sia per l’attività dello stesso Rostagno che conduceva una attività giornalistica che aveva un forte carattere di denuncia politica e sociale. Rostagno, infatti, si scagliava spesso contro l’organizzazione mafiosa sia per gli episodi di malcostume e mala-gestione politica che per i traffici di droga. Germanà ha ricordato il sequestro presso Rtc, la tv dove lavorava Rostagno, di cassette contenenti suoi interventi televisivi, alcuni molto scottanti come, ad esempio quelli riguardanti la presenza di imprenditori catanesi notoriamente legati alla mafia che avevano condotto appalti nel trapanese, facendo i nomi di Graci, Rendo, Costanzo. 

 
Rostagno secondo Germanà aveva avuto modo di occuparsi di massoneria e riciclaggio di denaro. I pm hanno insistito nel dimostrare la responsabilità’ mafiosa nel delitto. Le difese degli imputati, Vincenzo Virga e Vito Mazzara, in particolare gli avvocati Galluffo per Mazzara, hanno detto a chiare lettere che perseguono altre piste, la mafia non c’entra nulla a loro dire con il delitto Rostagno.

Ad apertura di udienza sono usciti dall’aula Chicca Roveri, compagna di Rostagno, e Gianni Di Malta, vice presidente della Saman, costituiti parte civile: non possono assistere alle udienze perchè testi nel processo. Saranno sentiti con gli altri testi di parte civile alla prossima udienza.

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