Stragi ’93: Conso, non so di intese o mediatori su 41 bis
“Di intese con la mafia non ne so nulla assolutamente, io vivevo nel mio
bunker. Sentirmi sospettato non dico di sbagli nel mio ruolo di
ministro della Giustizia, che ci possono esser stati, ma dire che io
possa aver avuto vicinanza con la mafia, non esiste nemmeno lontanamente
e mi offende”. Lo ha detto il professor Giovanni Conso, già ministro
della Giustizia tra il ’93 e il ’94, ascoltato come testimone al
processo di Firenze contro il boss Francesco Tagliavia sulle stragi del
’93. Conso lo ha detto rispondendo a domande della difesa su come, nel
’93, veniva gestito il regime di carcere duro per i boss mafiosi (41
bis). Alla domanda del difensore di Tagliavia, Luca Cianferoni, su
eventuali “mediatori, presentatori” che potessero aver avvicinato il
ministro per caldeggiare la revoca dei decreti del 41 bis, Conso ha
replicato: “Non mi risultano”. Sul 41 bis, ha poi ipotizzato Giovanni
Conso, “non posso escludere che tra due funzionari una sera a cena possa
nascere un’intesa (sul 41 bis, ndr), ma escludo anche questo”. Sul
fatto che gli attentati del ’93 abbiano potuto pesare sulla sua
attivita’ di ministro della Giustizia, Giovanni Conso ha risposto: “Non
escludo nulla”. “In quel periodo – ha detto – bisognava smussare, la
tensione bolliva in pentola in modo terribile, c’era un omicidio al
giorno e poi i terribili attentati. Poi tutto si è fermato. Sono gli
eventi che parlano da soli”. “Al momento – ha ancora proseguito l’ex
ministro dei governi presieduti da Giuliano Amato e Carlo Azeglio Ciampi
– non siamo in grado di dire nulla di sicurissimo, ma col tempo pezzi
di verità verranno tirati fuori”
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