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Reggio: proposte concrete contro la ‘ndrangheta

Di Gaetano Liardo il . Calabria

Hanno sparato per uccidere, questo è certo. La mattina del 9 febbraio Tiberio Bentivoglio, imprenditore simbolo della denuncia al racket in Calabria, e tra i promotori della rete Reggio Libera Reggio, doveva essere ucciso. Fortunatamente Bentivoglio, nonostante le ferite riportate, è sopravvissuto all’agguato. La situazione, tuttavia, resta preoccupante. Sono trenta gli imprenditori e i commercianti calabresi che, come Tiberio Bentivoglio hanno deciso di dire basta, aderendo alla rete antiracket reggina. Gli stessi che sabato scorso hanno partecipato alla conferenza stampa indetta da Libera per dare solidarietà all’imprenditore ferito e rilanciare proposte dal basso alla classe politica calabrese.

«Avevamo chiaramente messo in conto di poter suscitare fastidi e reazioni. Il messaggio, consegnato a colpi di pistola il 9 febbraio 2011  – scrive Libera in una nota -, conferma le nostre previsioni, è inequivocabile e lo consideriamo rivolto a ciascuno di noi e a tutti i reggini onesti e responsabili che in queste ore si sono stretti attorno alla famiglia di Tiberio». Solidarietà, quindi, accompagnata da richieste concrete.

Alla Prefettura di Reggio Calabria, alla Regione e anche al Comune dello Stretto. Un messaggio chiaro per fare del contrasto alla violenza mafiosa un punto centrale dell’agenda politica regionale. «A quel messaggio di violenza – si legge nella nota – rispondiamo oggi nell’unico modo che conosciamo: rilanciando il nostro impegno sul territorio, nella convinzione che la strada è quella giusta e che non si deve avere paura, ma anche pretendendo una corale ed immediata assunzione di responsabilità da parte della politica, delle istituzioni, del mondo imprenditoriale e della società civile, delle comunità ecclesiali, mai come in questo momento chiamate a supportare con i fatti questo percorso di liberazione».

Eccole dunque le proposte: un monitoraggio sulla situazione delle vittime di racket e usura; un tavolo mensile in Prefettura per accogliere e rispondere alle richieste dei commercianti e degli imprenditori; il miglioramento delle leggi regionali antimafia; sgravi fiscali nei confronti di chi decide di denunciare il racket e l’usura. Richieste semplici, ma al contempo impegnative. La politica calabrese, infatti, negli ultimi mesi ha dovuto confrontarsi con i numerosi arresti che hanno coinvolto trasversalmente tutti gli schieramenti. Sindaci, consiglieri comunali e regionali, fino all’arresto e alle conseguenti dimissioni del capogruppo del Pdl del Consilgio regionale Santi Zappalà.

Zone d’ombra che, trasversalmente, rendono la politica ostaggio dei boss, capaci di condizionare profondamente rislutati elettorali, imporre candidati e controllare importanti decisioni politiche. Una sfida tutta calabrese alla quale risponde la società civile responsabile. Associazioni come Libera, animatrice della rete Reggio Libera Reggio, e della nascente cooperativa di Crotone, oltre che della già attiva cooperativa Valle del Marro. Il mondo del giornalismo, con oltre 20 giornalisti che, nonostante le minacce e i silenzi dell’Assostampa calabrese, svolgono un prezioso e fondamentale lavoro di informazione. Un movimento importante e prezioso a cui la politica, in Calabria ma anche a Roma, deve dare risposte immediate e significative.

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