Lombardia: legge antimafia
e sportello di Libera
Settimana rilevante quella appena trascorsa in Lombardia per i destini della lotta al crimine organizzato in questa regione, motore economico e finanziario del nostro paese. Sono da registrare, infatti, due importanti segnali, che pur nella confusione istituzionale e civile di questi giorni, rappresentano un decisivo passo in avanti nella battaglia contro le mafie. Il primo di questi segnali si è avuto martedì 8 febbraio con l’approvazione in Consiglio Regionale del progetto di legge, presentato da Renzo Bossi della Lega Nord, relativo all’educazione alla legalità. 62 voti a favore, maggioranza e opposizione d’accordo, con una sola astenuta, Chiara Cremonesi di SEL che ha motivato così il suo voto: «L’inserimento del bullismo rischia di annacquare gli interventi». La nuova legge che promuove interventi ed iniziative di sensibilizzazione di studenti e cittadini in tema di legalità, nasce dall’abbinamento di due precedenti progetti di legge presentati proprio da SEL e Italia dei Valori, poi approfonditi in Commissione Affari Istituzionali che, nei mesi scorsi, ha dato vita ad una serie di audizioni con rappresentanze dei datori di lavoro e dei sindacati, associazioni ed esperti. Inizialmente era previsto un unico testo di legge, come proposto da Libera e da altri soggetti tra cui Avviso Pubblico e sindacati ed associazioni, che hanno richiamato la positiva esperienza adottata dalla Regione Piemonte ormai da sei anni, dove una legge quadro di prevenzione e contrasto alle mafie ha potuto sperimentare con successo la sua applicazione.
A spianare la strada in questa direzione anche l’ordine del giorno approvato all’unanimità dal Consiglio Regionale che impegnava la Commissione a portare in aula un unico provvedimento. Dopo una prima fase, volta a mettere a fuoco i contenuti della futura legge, ha avuto quindi la meglio il gioco delle parti e i partiti presenti al Pirellone si sono divisi sulla opportunità di adottare un unico testo, che avesse come relatore un esponente della Lega Nord. Fin qui la versione ufficiosa, condita anche da ammiccamenti non proprio benevoli nei riguardi delle capacità politiche e non di Renzo Bossi, che nessuno vi confermerà ovviamente, per ovvie ragioni di buona creanza e altrettante ovvie ragioni di parte politica. La versione ufficiale dello sdoppiamento dell’iniziale legge prevista in due distinti provvedimenti, infatti, richiama la complessità degli altri argomenti (appalti pubblici, usura, tutela delle vittime, utilizzo sociale dei beni confiscati etc.) che avrebbe convinto tutti dell’opportunità di un ulteriore approfondimento. In attesa quindi del prossimo testo, per il quale si annunciano tempi lunghi, vediamo alcuni dei contenuti della nuova legge che prevede l’educazione alla legalità, nel quadro dello sviluppo dei valori costituzionali e civici. La Regione Lombardia ha previsto un apposito finanziamento di 500mila euro per corsi ed iniziative volte a sensibilizzare studenti di ogni ordine e grado e per l’aggiornamento dei docenti. In questa opera educativa sono previsti interventi di diversi soggetti, organizzati e non, a partire dalla famiglia per arrivare alle associazioni e alle organizzazioni di volontariato.
Università e centri di ricerca, ma anche parrocchie e rappresentanze dei culti riconosciuti dallo Stato, per arrivare a enti locali e alle organizzazioni imprenditoriali e dei lavoratori: tutti chiamati a contribuire e a rafforzare, con un’opera di formazione permanente, gli anticorpi civili che servano a contrastare le mafie e le illegalità. Ulteriore aspetto positivo della legge è l’istituzione della giornata regionale dell’impegno contro le mafie e in ricordo delle vittime che si terrà ogni 21 marzo, come avviene a livello nazionale da ormai sedici anni grazie all’impegno di Libera. Da ultimo, viene istituito un Osservatorio composto da consiglieri regionali e da rappresentanti di università, scuole, sindacati e associazioni, il cui compito è monitorare l’andamento della legge e degli interventi previsti. A rovinare il clima bipartisan, l’uscita infelice dell’assessore Romano La Russa che inizialmente propone un emendamento,poi ritirato su richiesta del relatore Bossi, con il quale vietare i finanziamenti, ad associazioni che sarebbero collaterali ai partiti. Uscita infelice, visto che a titolo di esempio La Russa cita proprio Libera, che avrebbe sostenuto la campagna elettorale di Rita Borsellino. Non ci sarebbe nemmeno bisogno di aggiungere altro o confutare il falso, vista la selva di fischi e urla con le quali il suo intervento è stato accolto. Non certo una bella figura per un rappresentante istituzionale, ma ognuno ha quel che si merita… Contemporaneamente, un secondo positivo segnale è venuto proprio da Libera che ha lanciato anche a Milano lo Sportello “S.O.S. Giustizia – Servizio di ascolto e di assistenza alle vittime della criminalità organizzata”, frutto di una iniziativa di valenza nazionale.
I volontari, tutti professionisti e specialisti, che animano lo sportello hanno il compito di accogliere e offrire consulenza ad una serie di persone in difficoltà: vittime o possibili vittime di usura; vittime del racket delle estorsioni; familiari delle vittime di mafia e testimoni di giustizia. Lo sportello milanese, con competenza regionale, si trova in via della Signora, 3 (presso la sede delle ACLI provinciali) e oltre a due giorni di apertura – lunedì e giovedì dalle 14.00 alle 18.00 – riceve previo appuntamento telefonico (02/7723210). Nonostante mancasse l’apposito finanziamento per l’avvio dello sportello anche a Milano, si è voluto comunque dare vita a questo percorso, vista l’urgenza della presenza mafioso sul territorio lombardo, come testimoniato anche dalle dichiarazioni della referente di Libera Milano, l’avvocato Ilaria Ramoni: «Dall’operazione effettuata dalla DDA di Milano lo scorso luglio emerge un dato sconcertante che conferma quello che già avevamo percepito sul territorio: a Milano e in Lombardia i cittadini e gli imprenditori non denunciano i reati di cui sono vittime. O per paura o perché troppo collusi ma non denunciano». Un allarme che fa il paio con quello lanciato a più riprese da Ilda Boccassini.
«L’attività iniziata da poco più di una settimana – conclude l’avvocato Ramoni – si è già rivelata come immaginavamo di aiuto soprattutto a vittime di usura. Il nostro obiettivo non è quello di sostituirci a forze dell’ordine e magistratura né tantomeno a quelle associazioni di categoria e sindacati che già svolgono funzioni simili, ma quella di provare a mettere in rete informazioni e specificità, al fine di fornire un servizio che sia il più utile possibile alla nostra città e regione. A tal fine auspichiamo che si possa creare un tavolo permanente di confronto tra libera istituzioni e le altre realtà associative impegnate concretamente nella lotta alla mafia sul nostro territorio».
Legge e sportello, stessa settimana di nascita, stesso obiettivo: battere le mafie, vincendo i nemici ancora più pericolosi, omertà e collusione.
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