Attilio Manca, suicidato dalla mafia
E’ avvolto ancora dal silenzio il caso dell’urologo di Barcellona Pozzo di Gotto (Me) morto nella sua casa di Viterbo, ufficialmente suicida, l’11 febbraio del 2004. Sulle circostanze di quello che i familiari e gli avvocati ritengono un delitto, pende una richiesta di archiviazione, da parte della procura della cittadina laziale. Nel contempo il libro che racconta questa storia, “L’enigma di Attilio Manca” scritto da un giornalista spagnolo, Joan Queralt e tradotto in Italia, riceve una diffida alla diffusione e una richiesta di risarcimento danni all’editore da parte del procuratore generale presso la Corte di Appello di Messina, Franco Cassata. Cosa renda questo caso una storia scomoda da raccontare è il vero enigma che sta alla base del più ampio contesto che riguarda la città di Barcellona Pozzo di Gotto (Me).
Ma facciamo un passo indietro e torniamo alla storia di Attilio. Perché un medico, giovane e promettente talento della medicina italiana, in partenza per missioni all’estero, si sarebbe suicidato? Secondo i genitori la morte del figlio sarebbe stata opera di Cosa nostra. Un delitto necessario compiuto per togliere di mezzo un testimone scomodo. Attilio infatti, avrebbe operato il boss Bernardo Provenzano nell’ottobre del 2003, durante la sua latitanza a Marsiglia proprio alla prostata con la tecnica che Attilio era fra i pochi in Italia a sapere utilizzare, quella in laparoscopia.
Molti elementi relativi all’ipotetico suicidio fanno pensare a ben altro. La famiglia Manca, rappresentata dall’avvocato Fabio Repici, ha messo in evidenza copiosi elementi che contrastano con l’ipotesi di un suicidio. C’è, inoltre, una pista che collega Barcellona Pozzo di Gotto a Marsiglia e a Viterbo. Corre sull’asse delle latitanze dorate che il sistema mafioso della provincia di Messina ha spesso garantito ai grandi boss di Cosa nostra. Fra questi, anche Provenzano.
Lo conferma una intercettazione contenuta nella recente operazione Vivaio, fra Carmelo Bisignano, boss dei Mazzarroti e la sorella che va a trovarlo in carcere: «Avevano ragione i Manca, Iddu era stato qua». Iddu è per tutti gli affiliati il boss corleonese poi operato a Marsiglia con la falsa identità di Gaspare Troia. Proprio per questa operazione Manca sarebbe stato “ingaggiato” dalle teste di ponte della mafia barcellonese e poi eliminato. La procura di Viterbo stretta ancora nel silenzio non si è pronunciata sull’archiviazione. Il libro del collega spagnolo che racconta questa storia e il contesto dentro cui si muovono tutti i fatti di mafia e antimafia nella provincia di Messina è stato messo sotto accusa. Sette anni dopo, la morte di Attilio è ancora un enigma. Scomodo a molti.
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