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Mediterraneo in fermento, sbarchi in Sicilia e Calabria

Di Anna Foti il . Calabria

Avanza il cammino di libertà anche nel Maghreb. Il nome di questa zona, ad Ovest del Nordafrica, significa proprio Tramonto e, dopo i fatti di questi giorni, evoca e auspica il crepuscolo di un lungo buio per i diritti umani in tutta quell’area. E già. Se i diritti fossero stati patrimonio di questi paesi da Tunisi al Cairo, da Sana’a (Yemen) a Khartoum (Sudan), anche il Medioriente è infatti in grande fermento, centinaia di migliaia di persone non avrebbero riempito le piazze e le strade, sfidando il coprifuoco e la violenza delle forze dell’ordine.

Non starebbero rivendicando riforme politiche, sociali ed economiche, per potere aspirare a vivere civilmente e dignitosamente nel proprio paese ed esercitare pienamente i loro diritti di cittadinanza, invece di rivendicarli in terra straniera. Dunque un clima di contestazione e di insicurezza nella zona di Africa che si affaccia sull’Oceano Atlantico e che comprende il nord della Tunisia, Algeria e Marocco, nel cuore di quel Mediterraneo di cui la Calabria e la Sicilia sono un importante riflesso.

Non serve altro per comprendere perché da quelle zone, intere famiglie fuggono dalla crisi, dalla fame, dagli abusi, dalla violenza. E così sbarcano a Lampedusa in migliaia e cominciano anche gli sbarchi sulle sponde calabre con un ritorno al ricorso di mezzi di fortuna, che sfidano a loro volta il mare, che seminano morte nel tragitto, condotti da profittatori dell’altrui disperazione. Ed ecco che il Consiglio dei Ministri convocato ieri in tutta fretta in seduta straordinaria, con tante assenze tra cui proprio quella di Frattini e di Maroni, e con altrettanta fretta, in cinque minuti, decreta lo stato di emergenza umanitaria e trasferisce alla Protezione Civile i poteri di gestione e controllo degli approdi.

L’ingente flusso registrato a Lampedusa, quattro mila persone in quattro giorni, ha richiesto il trasferimento di 700 cittadini immigrati, prevalentemente tunisini, al centro di accoglienza Sant’Anna di Crotone, un tempo il distaccamento dell’Aeronautica militari dirimpettaia dell’omonimo aeroporto, il più grande d’Europa con 1200 posti, che con questo arrivo adesso è già in esubero.

Ma anche le sponde calabre cominciano a conoscere una nuova stagione di sbarchi con sei approdi e 181 persone da accogliere (provenienti dal Maghreb , dall’Iraq, dal Pakistan, dalla Turchia, dall’Afghanistan) in meno di un mese e l’arrivo, proprio la notte scorsa, di altre trenta persone, uomini, donne e bambini, dal Maghreb sbarcati nel crotonese a Le Castella. Arrestato lo scafista.

Intanto, stante il centro Sant’Anna già colmo, la prefettura di Crotone adotta misure straordinarie mentre l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite dell’Onu chiede la riapertura del centro di prima accoglienza di Lampedusa e il ministro Frattini viene invitato dal Viminale a coinvolgere la comunità Europea. Purchè l’imperativo rimanga accogliere chi legittimamente fugge dalla violenza.

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