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Se non ora quando?

Di Ludovica Ioppolo il . L'analisi

«Ho 28 anni, sono giovane e precaria, siciliana e donna». Ricercatrice universitaria, militante antimafia, coinvolta ogni giorno nel duro compito di ridefinire i contorni delle principali questioni democratiche che la classe politica di questo Paese non affronta: diritti, lavoro, futuro e sviluppo civile ed economico, Ludovica Ioppolo è  una delle donne che oggi in piazza del popolo a Roma prenderanno la parola per riaffermare libertà, rispetto, diritti e futuro. A lei, militante di Libera, affidiamo questo commento sulla giornata di oggi certi che è da domani che queste e molte altre donne si daranno appuntamento per dare vita ad un dibattito da troppo tempo rimandato, rallentato da dinamiche sociali e generazionali. 

Se non ora, quando?
«Una manifestazione di donne non può che essere vista – nella migliore tradizione femminista – “a partire da me”, ovvero a partire dalle storie e dai pensieri di chi in questi giorni si sente toccato o toccata in prima persona dal dibattito politico e mediatico sulle relazioni tra sesso e potere e, di conseguenza, dalla proposta di scendere in piazza domenica 13 febbraio».  Ho 28 anni, sono giovane e precaria, siciliana e donna. Tante appartenenze, tanti stereotipi. In queste settimane percepisco un grande fermento tra le donne con cui condivido amicizia, lavoro, studio. Attorno all’appello “Se non ora quando” e al blog nato per promuovere la manifestazione del 13 febbraio (http://senonoraquando13febbraio2011.wordpress.com/) si è sviluppato un incredibile e acceso dibattito su una questione in apparenza storicamente superata nel nostro paese, o quantomeno mediaticamente marginalizzata: la questione di genere. Le prime firmatarie dell’appello – prestigiose esponenti del mondo della stampa, della politica, del sindacato e dello spettacolo – hanno deciso solo poche settimane fa di prendere la parola per chiedere “a tutte le donne, senza alcuna distinzione, di difendere il valore della loro, della nostra dignità” e per dire “agli uomini: se non ora, quando? è il tempo di dimostrare amicizia verso le donne”.

Si riapre un dibattito che sembrava tramontato 
Il richiamo a valori come la dignità per le donne e l’amicizia per gli uomini ha subito suscitato non poche perplessità nel variegato mondo del femminismo: nel giro di pochi giorni, la manifestazione del 13 è cresciuta rapidamente, alimentandosi anche e soprattutto del vivo dibattito nato attorno all’appello e ai temi che solleva. Contemporaneamente, è cresciuto anche l’entusiasmo di tutte coloro – e io sono tra queste – che si sono sentite coinvolte in prima persona e hanno pensato che quella piazza sarà la propria piazza, nella quale poter trasformare il senso di frustrazione che viviamo nelle nostre vite quotidiane in dissenso politico collettivo, nella quale poter rifiutare la rappresentazione di oggetti del potere, per rivendicare invece un ruolo attivo di soggetti della politica. Con il rischio di peccare di eccessivo ottimismo, penso che il 13 febbraio non sia più solo quello che le prime promotrici volevano che fosse: il confronto anche duro e accesso tra punti di vista differenti ha permesso di allargare e problematizzarne i contenuti, facendolo diventare davvero un momento di soggettivazione in cui finalmente la politica prende il sopravvento sulla stereotipizzazione e la strumentalizzazione degli individui, uomini o donne che siano. Lontano dagli scandali nei palazzi del potere, due soggetti sociali hanno tentato negli ultimi mesi di porre al centro del dibattito politico importanti istanze sociali del paese: da un lato, gli operai e i lavoratori colpiti dalla disoccupazione, dalla crisi economica e da un inaudito attacco ai diritti del lavoro; dall’altro, gli studenti e i precari della scuola e dell’università che provano a difendere e rilanciare la funzione pubblica delle istituzioni della conoscenza. 
Né “donne per bene”, né “donne per male”
Mi sembra particolarmente interessante che nella nostra Italietta lacerata dalla crisi economica, sociale e – ormai inevitabilmente – politica e morale, il terzo soggetto che prende parola e visibilità siano proprio le donne: “donne per bene” e “donne per male”, senza distinzioni e senza giudizi morali per nessuno, contro una visione machista e patriarcale allo stesso tempo che vorrebbe dividerci tra custodi del focolare e prostitute, stigmatizzando le une e le altre, discriminandoci tutte economicamente e culturalmente, escludendo i pensieri differenti (tra cui quello femminile, ma non solo) dal controllo del potere e dalla possibilità di comunicare altri mondi. Il 13 ci riprendiamo la parola: per restituire mille immagini di donna diverse tra loro, per riaffermare il nostro diritto alla libertà e all’autodeterminazione.

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