La casta, il consenso, il silenzio
Mi pareva opportuno in questi
giorni condividere un pensiero che davvero rattrista. Il 21 settembre
scorso la Camera dei Deputati ha deliberato che nei confronti di Nicola
Cosentino non sono ammesse le intercettazioni, come richiesto dalla
Magistratura. Io non sono in grado di dire se il sig. Cosentino sia
in qualche modo implicato o meno in affari di camorra, per me può essere
anche un galantuomo, sarà la Magistratura nei suoi tre gradi di giudizio
a fare il suo corso. L’aspetto ripugnante da cittadino è che questo
massimo organismo di rappresentanza che è la Camera dei Deputati, se
ne infischi della Costituzione, che ci vede tutti uguali, e che voti
in via privilegiata, a favore dei propri componenti. Se questo signore
non ha nulla da nascondere che lasci fare alla Magistratura il suo corso
e faccia a meno di questo scudo parlamentare. La cosa mi infastidisce
doppiamente, perché quanto accaduto si è temporalmente collocato in
prossimità dell’anniversario dell’assassinio di Giancarlo Siani
da parte della camorra. Per i giovani ricordo che Giancarlo Siani era
un ragazzo di 26 anni che lavorava con l’intento di fare conoscere
la verità, un ragazzo che amava il suo mestiere e che credeva nelle
istituzioni, e che si è permesso di indagare (era un giornalista e
non un magistrato) negli affari della camorra. Questo gli è costato
la vita. Scriveva il 22 settembre scorso Roberto Saviano: “Caro direttore,
ricordare Giancarlo Siani a 25 anni dalla sua morte è per me ricordare
un uomo che è stato ammazzato perché aveva talento. Perché capiva
e analizzava meglio di altri. Perché faceva bene ciò che aveva deciso
di fare. È il solo modo per commemorare il suo sacrificio e ricordare
la sua vita. È l’occasione per comprendere il suo modo di concepire
il giornalismo e su quanto chi è venuto dopo, debba essergli grato.
Il primo premio della mia vita portava il nome di Giancarlo Siani…..
L’onore, quello vero, è
ciò che ti fa andare avanti a prescindere dalle conseguenze, in
virtù di un fortissimo senso di giustizia. Esiste indipendentemente
da cosa sei costretto a fare, da cosa ti dicono. Onore è il sentire
violata la propria dignità umana dinanzi a un’ingiustizia grave,
è il seguire dei comportamenti indipendentemente dai vantaggi e dagli
svantaggi, è agire per difendere ciò che merita di essere difeso.
E io l’onore l’ho imparato qui a Sud anche grazie a Giancarlo Siani”.
Mi rode maggiormente questa circostanza perché qualche settimana fa
c’è stata una feroce campagna contro Saviano, condotta da alcuni
partiti e dai media che ora se la stanno prendendo con Fini e prima
con Boffo, nella quale si dichiarava in modo ipocrita che Siani è stato
un eroe, perché quelli erano gli anni della camorra dura e spietata,
mentre Saviano si gingilla nel suo nido dorato, pure con la scorta,
e non fa nulla di concreto se non sentenziare. Io non commento questo
modo di fare, si commenta da sè, ma mi chiedo perché la Camera dei
Deputati ha votato in quel modo? Qualsiasi cittadino dovrebbe chiederselo
e dovrebbe chiedere conto a chi lo ha fatto. Dall’esame della votazione
emerge che la richiesta è stata respinta per soli 12 voti. Quando ero
più giovane e andavamo a votare con un sistema elettorale vero era
stato messo in piedi un organismo che si chiamava, all’incirca, comitato
di controllo del consenso elettorale al quale io, come potevo, davo
una mano. Questo organismo semplicemente controllava come i Deputati
della propria zona votavano su alcune questioni, cioè più o meno coerentemente
al programma e alla campagna elettorale svolta, e poi venivano indetti
degli incontri pubblici dove si invitava il Deputato a dare conto pubblicamente
del proprio voto.Era un meccanismo semplice che funzionava perché c’era
una legge elettorale diversa, e più di una volta i Deputati erano messi
in difficoltà, soprattutto nella prospettiva di nuove elezioni.
Su questa memoria sono andato
a vedere almeno chi era presente in aula il giorno del voto su Cosentino
e con mia sorpresa ho trovato che due Deputati vicentini non hanno nemmeno
partecipato al voto. Il primo è Massimo Calearo che, ricorderete, è
stato imposto da Veltroni all’interno di quella logica che i candidati
si decidono a Roma, e ora è già transitato al gruppo misto in attesa
di votare il 29 p.v. la nuova fiducia a Berlusconi (sono parole sue
rilasciate a Radio 24); il secondo è Daniela Sbrollini, già segretario
cittadino dei DS, ora PD, persona che è venuta anche nel nostro comune
a fare campagna elettorale e a chiedere la fiducia.
Avranno le loro buone ragioni
per essere stati assenti ma dai verbali della Camera si può vedere
anche se uno è semplicemente assente o se è in missione;
loro erano assenti, ovviamente con le loro buone ragioni. Io da cittadino,
da loro interpellato, ho le mie ragioni per dire che il loro atteggiamento
mi ha deluso enormemente. Questo voto sulle intercettazioni ha messo
in luce inoltre un altro grande assente; mi riferisco alla Lega. Questo
partito ormai sempre più funzionale ai bisogni personali di Berlusconi
e interessato a consolidare posizioni non riesce più ad essere incisivo
e coerente con se stesso. Parla e non fa, urla slogan solo per imbonire
la base, ma nei fatti non produce nulla. Non sono queste considerazioni
solo mie, sono sotto gli occhi di quanti le vogliono vedere, ma giusto
oggi sono state espresse con chiarezza da Luca Cordero di Montezemolo.
La Lega non può chiamarsi
fuori da questo modo di fare e il suo silenzio su tale voto dimostra
che anche questo partito è diventato parte attiva di quella “Roma
ladrona” che esso stesso voleva cancellare. E’ abile la Lega nel
tenere alto il livello di malcontento nel paese, racconta quello che
le fa comodo e cerca però di intervenire sui criteri e sui programmi
scolastici, con finanziamenti cospicui in ambiti di famiglia. E’ di
qualche giorno fa la notizia che alla scuola privata “dei Popoli Padani”
di Bosina, diretta dalla moglie di Bossi, sono arrivati 800.000 €
con la cosiddetta “legge mancia”: è un po’ come da noi, dove
continuiamo a inaugurare cose, magari più volte le stesse e poi a dipingere
le aule della scuola ci vanno i volontari, o nei buoni pasto che le
famiglie devono pagare carichiamo anche il costo della distribuzione
dicendo che il problema è risolto, ma sappiamo bene che pagando tutto
si risolve, peccato che a pagare siano sempre le famiglie.
Ma vediamo la Lega interessata
anche a difendere “l’eterogeneità etnonazionale”
S. Settis, se guardiamo meglio il significato di questo concetto possiamo
trovare un parallelo in un libro del 2006 scritto anche da un cittadino
di Sandrigo: “Fondamenti dell’Etnonazionalismo Volkisch”. In questo
libro troviamo scritto che le “comunità padane” sono la migliore
risposta a “un’epoca etnicamente e culturalmente decadente”, all’”immigrazione
allogena, al materialismo comunista, al mondialismo massonico”. Mi
pare che le matrici razziste e fasciste in questo pensiero non manchino,
e spero tanto che queste preoccupazioni non trovino conferma nei giorni
a venire. Settis spiega bene come questa neoideologia basata sul “sangue
suolo e conoscenza” abbia la necessità di passare attraverso un reimpasto
culturale da veicolare attraverso la scuola. Il corso sperimentale,
neanche tanto, avviato in questi giorni in Lombardia dai Ministri Gelmini
e La Russa, con il contributo della stessa Regione, che vede la scuola
fare lezioni di guerra agli studenti per “educare e allenare alla
vita”, apre in me più di una perplessità. Mi pare quindi che la
Lega in questo momento sia più interessata ad altri temi (il territorio
è solo un pretesto) e che il tema della legalità e della giustizia
sia del tutto secondario.
Evidentemente esiste un patto
che vede questo partito legato a doppio filo con Berlusconi, patto che
però in cambio chiede una diversa marcia su determinati finanziamenti
e sull’idea di istruzione in generale. Concludo, lasciando a ciascuno
i propri pensieri, con una recente frase di Roberto Saviano, al quale
va tutta la mia stima e la mia solidarietà: “Leggere le indagini
in questi ultimi giorni prende allo stomaco, crea vertigine. Per questo
tutti devono sapere e chi non reagisce sceglie in qualche modo di essere
complice”.
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