Un altro anno giudiziario
Come ogni anno, l’inaugurazione dell’anno giudiziario è l’occasione per fare il bilancio dello stato della giustizia nel paese. La domanda di Giustizia è sempre crescente a fronte della profonda crisi dei diritti, a cominciare da quelli fondamentali. A fronte di tanta richiesta, dobbiamo rassegnare la quasi totale inefficacia della risposta. La crisi non può essere ignorata, e noi magistrati ci sentiamo profondamente coinvolti nelle cause cha hanno concorso a determinarla e impegnati a trovare soluzioni per superarla.
Ed invece registriamo ormai quotidianamente attacchi, spesso strumentali nei confronti di iniziative giudiziarie a volte addirittura nei confronti della persona del giudice finalizzati ad accreditare l’idea che le scelte dei magistrati siano scelte di parte, contro qualcuno od a favore di altri. La critica dei provvedimenti giudiziari è doverosa e legittima; non sono accettabili invece le invettive di carattere personale nei confronti di singoli magistrati o ancora di più mettere in dubbio, l’indipendenza e la imparzialità dei giudici.
L’attuale assetto costituzionale garantisce l’autonomia e l’indipendenza della magistratura dagli altri poteri dello Stato. La garanzia della uguaglianza dei cittadini è l’unico fondamento della nostra indipendenza. Compito dei magistrati è applicare la legge, amministrare la giustizia nonostante le quotidiane difficoltà. I magistrati sentono tutto il peso della situazione e sono impegnati da tempo nel cercare soluzioni per accelerare lo svolgimento dei processi e per ridurre i disagi degli utenti del servizio giustizia. Alle indicazioni concrete e costruttive degli operatori della giustizia si contrappongono il silenzio, l’inerzia, l’assenza di iniziativa, di capacità progettuale e di proposta dei responsabili politici, a cominciare dal Ministro della Giustizia.
Chi è al governo del paese sembra ignorare la questione che dovrebbe essere al centro delle sue cure – la giustizia come servizio ai cittadini – per concentrare le energie nel turbare, con polemiche sempre più veementi, lo svolgimento di procedimenti e processi sgraditi, nel minacciare punizioni, nell’evocare “riforme” ormai dichiaratamente concepite come strumenti di ritorsione nei confronti di una magistratura che si ostina a prendere sul serio la regola di indipendenza scritta nella Costituzione. Non è questa la via per avviare a soluzione i problemi della giustizia e per fare il bene dell’Italia. Si razionalizzi il sistema della giustizia civile. La lentezza della risposta giudiziaria nel settore civile lede le fondamenta di ogni società civile, può far prevalere la logica del più forte e dar luogo, come sovente avviene nel Meridione d’Italia, a forme alternative e criminali di giustizia.
Si semplifichi il processo penale, farraginoso, ingestibile, per un innumerevole numero di modifiche legislative che lo hanno svisato. La giustizia penale è oggi in Italia rapida e inesorabile nei confronti di soggetti non assistiti, di soggetti deboli e marginali, spesso accusati di fatti di lieve entità, ed è, invece, prigioniera di un coacervo di regole ormai ingestibili, nei confronti di coloro che hanno i mezzi e le possibilità per difendersi dal processo e per puntare, come unica strategia difensiva, alla prescrizione del reato.
Uno Stato moderno e democratico non può permettersi una tale violazione della legalità. La sostanziale certezza di impunità che l’attuale sistema garantisce agli autori di delitti gravi, come l’evasione fiscale, la corruzione, i reati societari, i reati contro l’ambiente, oltre ad essere in sé un’ingiustizia, è anche un pesante ostacolo alla crescita economica e allo sviluppo del paese. La diffusione di fenomeni di corruzione e di illegalità nel settore dell’economica scoraggia gli investimenti dall’estero, deprime lo sviluppo, favorisce la crescita della criminalità organizzata. Si rilanci quindi la grande prospettiva dell’unità della giurisdizione e si operi per coniugare sempre più strettamente la necessaria indipendenza del giudiziario con canoni di efficienza e di responsabilità. Chiunque sceglierà di muoversi coraggiosamente in questa direzione troverà nei magistrati italiani interlocutori aperti e responsabili.
* associazione nazionale magistrati
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