Ciotti: «L’etica è nutrimento della democrazia»
Nel nome di Giorgio Ambrosoli, liquidatore del Banco Ambrosiano, di Serafino Famà, avvocato penalista di Catania. Di Marco Biagi, giuslavorista. E di tanti altri che hanno perso la vita nell’esercizio della propria professione, oggi a Modena è nato un impegno concreto: una carta etica dei professionisti. A presentarla nella città emiliana il coordinamento unitario delle professioni della città, Libera e Libera informazione. «Sono tanti i professionisti di cui dobbiamo essere orgogliosi – dichiara il presidente di Libera, Don Luigi Ciotti. Poi ci sono le aree grigie, ma non vorrei dimenticare coraggio l’onestà e la responsabilità di molti. Tenuta sino in fondo. Oggi ricordo con particolare commozione la storia di Serafino Famà, avvocato ucciso a Catania da Cosa nostra, e Giorgio Ambrosoli, quando scriveva alla moglie: «è in dubbio che in ogni caso pagherò a caro prezzo l’incarico ma «lo sapevo prima di accettare e non mi lamento affatto perchè per me è stata una occasione unica di fare qualcosa per il Paese». Rispondiamo di quello che facciamo ma anche di quello che non facciamo – sottolinea Ciotti nel suo intervento nel quale lancia anche un messaggio concreto su cosa sia oggi l’etica nella vita di tutti i giorni. «L’etica chiama in causa l’integrità della nostra vita e
dev’essere scritta prima che sulla carta, nelle nostre coscienze».
E poi sulla situazione in cui versa il Paese aggiunge: «Lasciatemi dire che chi ricopre ruoli e funzioni pubbliche non è tenuto
all’onestà solo come soggetto individuale ma rispetto alla comunità che
rappresenta. E io rispetto a molte vicende che attraversano il nostro
Paese non mi indigno più ma provo disgusto. Ma ho una preoccupazione
educativa: qual è la ricaduta di tutto questo?».
Un monito importante quello del presidente di Libera preceduto dagli interventi di Giancarlo Trevisone, commissario straordinario del governo per le
iniziative di contrasto al racket e all’usura, Matteo Richetti,
presidente dell’assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, Roberto
Alfonso, procuratore della Repubblica di Bologna e Stefania Pellegrini,
docente di Sociologia del diritto presso l’Università di Bologna. La professoressa Pellegrini ha illustrato ampiamente il significato profondo entro cui si muove “l’etica” delle professioni e la ragione di questo percorso.
Un impegno importante in una terra “non immune” dal fenomeno mafioso. E che anzi è immersa più che mai in una aggressione costante all’economia e al tessuto sociale. «Qui vengono ad investire i clan dei casalesi dalla Campania, ma anche i boss della ‘ndrangheta – dichiara il procuratore di Bologna, Roberto Alfonso. Abbiamo inoltre la presenza della criminalità
straniera che opera attivamente nel settore del traffico degli
stupefacenti e dello sfruttamento della prostituzione». Dobbiamo cercare di
capire, conoscere e agire il prima possibile. «Sul territorio – continua Alfonso – abbiamo riscontrato anche reati gravi, violenze fisiche, intimidazioni ai danni di imprenditori che provavano ad opporsi alla pressione mafiosa». Ma il procuratore sottolinea anche le tante iniziative positive che hanno portato già a risultati importanti. «Gli appelli lanciate alle associazioni e alle istituzioni hanno
raggiunto l’obiettivo sperato, ossia la sensibilizzazione verso fenomeni
criminali commenta Alfonso. La gente deve sapere cosa accade anche in Emilia
Romagna. “Il vestito pulito non fa la persona perbene”, i mafiosi
utilizzano “uomini cerniera” per legare mondo legale a quello illegale
dell’economia. Ma oggi questa carta etica è uno strumento importante per mettere le basi a percorsi più che mai necessari».
«Semplificazione e burocrazia si intrecciano con il tema della
legalità – afferma Matteo Richetti,
presidente dell’assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna. E’ importante aprire una riflessione su questo; il certificato antimafia e il Durc (documento unico per la regolarità contributiva) ma anche una burocrazia efficente. E’ questo il momento più importante per fare chiarezza». «Si chiude la giornata – sottolinea Frigerio, coordinatore di Libera
Informazione – ma si apre un percorso importante che vedi tutti
protagonisti e corresponsabili».
* a cura di Norma Ferrara
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