Mentana, La 7: raccontiamo i fatti per virtù o concorrenza
Vent’anni fa fondò un telegiornale (Tg5) che fece della cronaca il suo obiettivo primario, mentre tutti gli altri erano ancorati al dibattito politico e non parlavano ai cittadini. Vent’anni dopo ha rilanciato un telegiornale, quello della rete La 7, puntando esattamente in direzione contraria (e ostinata). Questo il percorso di Enrico Mentana, attuale direttore del telegiornale della rete del “terzo polo” televisivo. Oggi alla presentazione del Rapporto dell’Osservatorio europeo sulla sicurezza a Roma ha analizzato, insieme al collega Marino Sinibaldi (che ha coordinato il dibattito)e al direttore di Limes, Lucio Caracciolo con la preziosa analisi di Ilvo Diamanti e tanti altri, “l’anomalia” italiana che emerge, anche quest’anno, dalla ricerca prodotta da Unipolis, DemosΠ e Osservatorio di Pavia.
I Tg e il “trattamento Avetrana”
Il direttore che ha rilanciato il Tg delle 20:00 di La 7 parte subito da una considerazione che fa chiarezza: «quello di cui si sono occupati i telegiornali italiani è quanto di più lontano dalla sicurezza possa esserci». Secondo Mentana non di “cronaca nera” si tratta dunque quando ci si trova di fronte a quello che definisce “il trattamento Avetrana” ma bensì ad una tendenza a colpire l’audience sotto il profilo dell’emotività raccontando «vicende eccezionali di persone normali» “adottandole” perchè questo crea una crescita esponziale di telespettatori, di lettori (nel caso dei quotidiani). «Una prima pagina su tutte – senza puntare il dito contro nessuno, dice Mentana – può spiegare quello che è accaduto nel secondo semestre del 2010: quella di Repubblica. Il quotidiano di Ezio Mauro – ricorda il direttore – dedica la sua apertura di giornale ad un aggiornamento sul caso Avetrana nello stesso giorno in cui Berlusconi e il figlio ricevono un avviso di garanzia». Non si tratta di colpevolizzare ma di analizzare episodi che diventano significativi per capire quanto oggi, anche la carta stampata, spiega Mentana, sia sotto scacco dei conti economici. La necessità di rispondere alla crisi economica del settore fa superare limiti che prima non erano stati valicati, se non dai telegiornali. Dei racconti di Cogne, Garlasco, Perugia, si continua a fare un uso continuo, seriale ( a costi inferiori) non solo nei Tg ma anche in svariati approfondimenti d’informazione pomeridiani o serali. Questo però non risponde solo a ragioni economiche. Anche Mentana, come il sociologo Ilvo Diamanti, riconosce una certa specificità al giornalismo italiano nel dar spazio a questo genere. A quella che Diamanti definisce come “la passione criminale” il direttore del Tg La 7 aggiunge oltre al fattore economico, quello giornalistico. Quest’ultimo lo commenta così: «si sceglie di seguire questi “casi” singoli di cronaca nera anche perchè raccontare la realtà, in concreto, è molto difficile. E costa fatica e tempo». «Presto il dato che nel 2007 portò all’aumento della percezione dell’insicurezza dei cittadini – aggiunge infine Mentana – ritonerà d’attualità. Ci sono due fattori, in particolare nel nord – est, che stiamo sottovalutando: la crisi economica e il rapporto con l’immigrazione. Sono due fenomeni pronti ad esplodere e non saremo pronti ad una risposta, così come non lo siamo stati alcuni anni fa».
Caracciolo, elogio della stampa locale
Accanto all’analisi di Mentana, quella del direttore di Limes, Lucio Caracciolo. Incisivia e onesta la relazione che il direttore della rivista scientifica internazionale ha rivolto l’attenzione alle “mancanze” del giornalismo in Italia. «Dobbiamo ammettere – dichiara Caracciolo – che la nostra generazione di giornalisti, che è quella che in concreto ancora sceglie la notiziabilità e l’ordine delle notizie – non ha più la curiosità di un tempo, nè gli strumenti per interpretare il cambiamento, i fenomeni attuali e raccontarli. Paghiamo dunque questo prezzo molto alto – continua: scegliamo di inserire i fatti in griglie già costituite, facendoli diventare seriali, anzichè fare il contrario, costruire nuove cornici di analisi per fatti che posso essere diversi fra loro». Il più internazionale dei giornalisti presenti al tavolo dei relatori chiude infine con un elogio alla stampa locale : «sono gli unici ad occuparsi ancora dei fatti in questo Paese».
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