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‘Ndrangheta:preso il boss Mandalari

Di Lorenzo Frigerio il . Calabria, Lombardia

È finita venerdì scorso la latitanza del boss Vincenzo Mandalari, 50enne di Guardavalle, provincia di Catanzaro, sfuggito al maxi blitz dello scorso luglio, coordinato dalle DDA di Milano e di Reggio Calabria, che nell’ambito dell’operazione “Infinito” ha sferrato un colpo decisivo alle cosche operanti in Lombardia, portando in carcere più di trecento affiliati. Mentre le manette scattavano ai polsi del fratello Nunziato, Mandalari se la dava a gambe, fuggendo dal suo villino, trasformato in un bunker a Bollate, nell’hinterland milanese. Il boss calabrese, anche titolare di una ditta di costruzioni, è ritenuto uno degli elementi di spicco della ‘ndrangheta in Lombardia. Fedele al suo status di uomo d’onore, tutto affari e famiglia – d’onore e di sangue in rigoroso ordine d’importanza – e incurante del fatto che oggi, invece, siano più trend escort e festini, il capo della locale di Bollate finisce nelle mani dei carabinieri del gruppo di Monza, tradito dall’ordinario legame con la moglie.  Infatti, gli uomini dell’Arma lo arrestano, mentre, poco dopo le 18.00 aspetta la consorte nel piazzale antistante la stazione ferroviaria di San Giuliano Milanese, altro comune alle porte del capoluogo lombardo. Sperava di confondersi nell’anonimato della folla di pendolari che rientrano a casa come ogni sera e, invece, lo tradisce la sua mole imponente che non passa certo inosservata agli occhi degli investigatori. E a servirlo su un vassoio d’argento alle forze dell’ordine è la moglie, seguita fino all’appuntamento fatale: erano mesi che gli uomini guidati dal colonnello Giuseppe Spina erano sulle tracce del boss e proprio dal pedinamento dei familiari più stretti avevano tratto la convinzione di poter incastrare l’uomo d’onore originario di Guardavalle e al centro delle lotte di potere all’interno delle locali, attive in Lombardia. 

E così  è stato: fatale a Mandalari è stato l’attaccamento alla famiglia d’origine, mentre la famiglia di sangue, quella ‘ndranghetista ancora va maledicendo l’estrema loquacità del boss. Una loquacità che è una caratteristica inconsueta per un uomo d’onore, solitamente dedito alla consegna del silenzio, che ha finito per consegnare agli atti dell’operazione “Infinito” pagine e pagine di intercettazioni, nelle quali Mandalari, tratta affari, intavola progetti, cerca rapporti con la politica locale, tanto da brigare per far cadere la giunta e costituire una lista che consenta di portare i suoi uomini in consiglio comunale a Bollate. Insomma è più il tipo a cui piace essere al centro della discussione e millantare credito che il mafioso attento a tradire il suo pensiero. Il suo obiettivo è scalare i vertici della “Lombardia”, la struttura di controllo delle cosche che Carmelo Novella voleva affrancare dal controllo delle cosche calabresi, restie nel modo più assoluto a concedere spazi di federalismo criminale e autonomia di carattere imprenditoriale. 

Per qualche mese è circolata anche la voce di una sua eliminazione per mano dei suoi stessi sodali, infastiditi dalla sua verbosità estremamente pericolosa, vista la mole delle prove offerte agli investigatori che hnano ascoltato dalla sua viva voce la ricostruzione degli affari mafiosi in regione. È stata una voce messa in giro ad arte probabilmente dallo stesso Mandalari: la prova della sua esistenza in vita si è avuta nel settembre dello scorso anno, quando per il tramite del suo avvocato, il mafioso imprenditore ha chiesto la revoca del sequestro per una parte dei suoi beni, adducendo la singolare motivazione che non tutto era frutto di estorsioni.  Nell’ordinanza di applicazione della misura coercitiva, dopo aver detto che Vincenzo Mandalari è il riconosciuto capo della locale di Bollate, tra l’altro si legge: «In apparenza è un incensurato imprenditore, impegnato nel settore edilizio e delle compravendite immobiliari. Nel contesto ‘ndranghetistico ha ereditato il ruolo dal padre Giuseppe, da lui indicato come uno dei fondatori della “Lombardia”… La figura di Mandalari è quella di un navigato uomo di ‘ ndrangheta che esprime tutta la sua ammirazione ed il suo sostegno nei confronti di un soggetto carismatico quale era Novella Carmelo (anch’egli originario di Guardavalle), ma che, un secondo dopo la sua eliminazione, è già allineato con gli avversari di Novella».  Proprio quest’ultimo cambio di campo evidenzia la capacità di Mandalari di cavalcare gli avvenimenti e di rimanere sempre nella cabina di comando: al fianco di Novella, nella realizzazione del progetto secessionistico, non esita per nulla a cambiare schieramento, dopo la feroce eliminazione dello stesso, tanto da accreditarsi come uno dei garanti del cambio al vertice, tanto per le cosche della Lombardia, quanto per quelle di stanza in Calabria.  Insieme all’avvocato Pino Neri, sarà uno dei protagonisti del summit mafioso tenutosi a Paderno Dugnano (MI) nell’ottobre 2009, nel circolo per anziani intitolato a Falcone e Borsellino, che sancisce la pace ritrovata tra le locali della Lombardia e le nuove cariche sociali all’interno del sodalizio criminoso.  Una rapida carriera criminale, all’ombra del padre, temuto uomo d’onore, che finisce nella maniera più ingloriosa per un capo: tradito dalla moglie, “consumato” da una donna, seppure inconsapevolmente; e non caduto con onore nello scontro con gli sbirri o i rivali. Ora il boss, tutto affari e famiglia, avrà di che pensare nelle lunghe giornate che lo attendono dietro le sbarre, nel carcere di Opera.  

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