Bordighera, avamposto delle ‘ndrine
Mafia e politica al Nord. Ancora una volta. Nel mirino degli inquirenti l’amministrazione comunale di Bordighera in provincia di Imperia. Il Prefetto ha inviato ieri al ministro dell’Interno Maroni la relazione della Commissione di accesso per valutare sulla possibilità di infiltrazioni mafiose. Spetterà al Consiglio dei ministri, dopo aver valutato la relazione sulla quale viene mantenuto il riserbo, decidere il destino del Comune, amministrato da una giunta di centro – destra. Dall’estate scorsa la Commissione d’accesso ha messo sotto la lente d’ingrandimento la gestione economica della cittadina ligure. In modo particolare gli appalti, porta d’ingresso per le mafie nelle amministrazioni.
La ‘ndrangheta, in special modo, da anni operativa nella regione è interessata a ripulire capitali frutto di traffici illeciti. La Direzione investigativa antimafia, nella relazione del primo semestre 2010, scrive: «In Liguria, regione di rilevante interesse per le organizzazioni criminali, è tradizionalmente radicata la presenza di note espansioni di ‘ndrine nel capoluogo regionale, nel ponente ligure e nella riviera di levante». A Bordighera non sono mancate minacce ed intimidazioni, come quelle a Bordighera, indirizzate al consigliere di minoranza e capogruppo del Partito democratico, Donatella Albano e ai due ex assessori, Ugo Ingenito e Marco Sferrazza da parte del clan Pellegrino. ‘Ndrina originaria di Seminara, interessata ad ottenere licenze per l’apertura di sale giochi e altre attività nel territorio comunale.
I tre politici sono oggi sotto tutela da parte delle forze dell’ordine, ma la tensione rimane alta. Quello di Bordighera non è un caso isolato. Dalla legge sul soggiorno obbligato dei mafiosi entrata in vigore negli anni Sessanta, sino agli investimenti economico – finanziari, si è assistito ad una progressiva “colonizzazione” criminale del nord Italia. Un processo che ha investito anche la politica. Il primo Comune del Nord incappato nelle maglie del provvedimento antimafia è stato Bardonecchia, in Piemonte: nel 1995 scioglimento del Consiglio comunale e commissariamento. Affari, appalti e ‘ndrangheta al centro della relazione della Commissione d’accesso.
La stessa sorte sembrava dovesse toccare anche al Comune di Desio, in Lombardia, nel novembre scorso. Tuttavia, la dimissione dei consiglieri dell’opposizione e della Lega, ha evitato l’intervento del Consiglio dei ministri. Una prassi ormai consolidata, questa, che ha preso spunto dalla vicenda di Fondi. Il comune del sud – Pontino, al centro di polemiche lo scorso anno che sfruttando le indecisioni dell’esecutivo aveva scelto la via dell’auto-scioglimento. Un comodo escamotage per aggirare la normativa. Sono numerosi i comuni sciolti per infiltrazioni mafiose nel nostro Paese. Dal 1991, anno di entrata in vigore della legge, se ne contano 201. La maggior parte al Sud. Tuttavia anche al Nord le mafie hanno trovato sponde politiche importanti. Lo dimostrano le recenti, e sempre più frequenti, operazioni delle forze dell’ordine. Il Nord, ormai, è sempre più terra di conquista e la Liguria, purtroppo, non fa eccezione.
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