Ritirate e cedimenti
Dopo l’analisi umanamente disperata e lucidamente dura che dedicò a metà degli anni ’80 all’assassinio di suo padre, denunciandone omertà e deviazioni, Nando dalla Chiesa ha alternato saggi sulla mafia a storie più personali, quasi che i risvolti umani, poetici nella loro drammaticità, potessero alleviare il peso di una lotta condotta in solitudine. Dopo l’analisi umanamente disperata e lucidamente dura che dedicò a metà degli anni ’80 all’assassinio di suo padre, denunciandone omertà e deviazioni, Nando dalla Chiesa ha alternato saggi sulla mafia a storie più personali, quasi che i risvolti umani, poetici nella loro drammaticità, potessero alleviare il peso di una lotta condotta in solitudine.
Parlamentare per tre legislature, sociologo della criminalità organizzata, Nando dalla Chiesa ha scritto così bei libri di testimonianza, non disdegnando la satira politica su Berlusconi e l’epica di un indimenticabile Mondiale di calcio. Ma è nella lotta alla mafia il filo conduttore di una vita dedicata alla legalità, cementata da un’eredità familiare di ideali e di sangue, con un impegno politico dalla parte della giustizia. Qui sono esplose le contraddizioni, disincanto e delusione per un impatto fra la politica e la questione criminale in cui il sistema dei partiti è stato largamente al di sotto della gravità della situazione. Con una continuità trasversale fra i vari governi, la politica ha lasciato un vuoto che via via le mafie hanno colmato.
Qui nasce “La convergenza” (La Convergenza. Mafia e Politica nella Seconda Repubblica, Melampo editore, Milano 2010, pp. 304, euro 17,50), che documenta il susseguirsi di leggi sbagliate e di comportamenti che hanno favorito interessi criminali, frutto di connivenze e di scambio, come per molte delle norme “ad personam” inventate dalla destra e dal premier, ma frequentemente fatte proprie dalla sinistra, per non conoscenza di uomini e cose, malinteso spirito di casta, “riscatto” dal presunto “giustizialismo” di tangentopoli. Su un cammino fatto di ritirate, cedimenti, favori, è la convergenza la vera forza della mafia – questo l’assunto del libro – perchè ciò che è fuori del crimine ne è in realtà il vero propulsore.
Dalla Chiesa parte dall’ultima intervista televisiva di Paolo Borsellino (ritrovata e trasmessa in solitudine da Rai News 24 e più volte attaccata dai giornali di Berlusconi) in cui nei rapporti fra Marcello Dell’Utri e il capomafia Vittorio Mangano si tracciava la via del riciclaggio del capitale sporco negli interessi finanziari del Nord. Una premonizione, ma forse anche una traccia, che la Rai colpevolmente non ha più voluto ritrasmettere. Di notevole interesse è la teoria delle due trattative che si sarebbero intersecate negli anni ’90, quella di settori deviati dello Stato , per far cessare lo stragismo voluto dai corleonesi e quella “diversa” del nuovo soggetto politico, che gettò le basi della cosiddetta Seconda Repubblica.
Viene poi documentata la lunga serie di cedimenti legislativi, compreso un inopinato salvataggio parlamentare di Dell’Utri nel 1999, che segnò dal1995 al 2001 i governi di centro-sinistra, in primo piano l’infausta vicenda della Commissione Bicamerale. Ma fu il centro-destra a costruire il furibondo attacco, mai cessato, all’immagine e all’onorabilità della magistratura e la scandalosa legge che bloccò al Csm la nomina di Giancarlo Caselli a Procuratore Nazionale Antimafia. Vi si aggiunsero le varie norme per cambiare l’articolo 41 bis sul carcere duro e i contorcimenti di una reticente Commissione Antimafia a guida berlusconiana.
E le vicende che vedono Marcello Dell’Utri in strani rapporti elettorali con esponenti della ‘ndrangheta o l’avvio della carriera forense dell’attuale Presidente del Senato Schifani, con interessi professionali collegati ad affari in odore di mafia o l’allucinante cricca della P3, definita «un affresco dell’anti-Stato». Pagine senza sconti sono infine dedicate all’invasione delle mafie al Nord, mentre all’opposto non è chiaro perché nel libro sia sottovalutato il ruolo assunto dall’informazione, i silenzi, le campagne a comando, le coperture, il parlare solo alle emozioni dell’opinione pubblica.
Per rendere questa complessa fatica non solo un agguerrito documento politico, ma un utile strumento scientifico e didattico, Nando dalla Chiesa elabora anche ingegnose tabelle riassuntive, che preludono a un Decalogo dell’Antimafia. Ci sono italiani che non si arrendono a un sistema complice del potere criminale, come dimostra l’esauriente bibliografia che accompagna ciascun capitolo. E’ a loro che Nando dalla Chiesa fa appello, ai cittadini (almeno i due terzi del Paese) che «fanno bene il loro lavoro». Fare fino in fondo il proprio dovere – questa la speranza – è «la mina silenziosa che si può mettere ogni giorno sotto l’edificio delle convergenze».
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