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La mafia è una metastasi

Lorenzo Frigerio il . Lombardia, Recensioni

La MetastasiAlla sua uscita, “Metastasi”, il nuovo libro di Gianluigi Nuzzi e Claudio Antonelli ha realizzato un vero e proprio exploit, vista la grande attenzione dei mass media e visto l’ottimo ritorno in termini di vendite.

Il libro, ben scritto e documentato, raccoglie il racconto di un ex uomo d’onore, Giuseppe Di Bella che, dopo aver collaborato con la giustizia in passato, consentendo numerosi arresti, oggi torna a fare clamorose rivelazioni. Pur essendo siciliano d’origine, Di Bella si muove all’interno del clan calabrese guidato da Franco Coco Trovato, collegato a doppio filo con la potente ‘ndrina dei De Stefano di Reggio Calabria e vero e proprio boss egemone in Lombardia, in particolare a Lecco e dintorni. Ora, per amore della moglie, alla quale ha giurato, in punto di morte, di dare un futuro al loro unico figlio, ha deciso di rivelare quello che ha tenuto nascosto finora.

Nel libro si parla di Di Bella come del braccio destro di Coco Trovato: di certo il suo spessore criminale non è in discussione, ma forse millanta più di quello che il suo vero ruolo nella cosca potesse consentire. Di certo alcune notizie che fornisce aprono squarci inediti su alcune vicende.

La prima di questa è l’incredibile racconto del tentativo di trafugamento delle ceneri di Gianni Versace dal cimitero di Moltrasio. Lo stilista, che sarebbe stato nelle mani del clan Di Stefano e riciclatore dei proventi di Coco Trovato, venne ucciso a Miami da un folle omicida nel 1997. Secondo Di Bella, Versace sarebbe ancora vivo e Alfa (nome in codice utilizzato per non vanificare possibili indagini in corso), colletto bianco al servizio delle cosche, avrebbe ordinato il furto sacrilego per evitare eventuali riscontri negativi su tracce di Dna. Inutile dire che in merito a questo episodio, come per il presunto collegamento di Versace con la ‘ndrangheta, la famiglia dello stilista ucciso ha già avviato una richiesta di tutela in sede giudiziaria.

L’altro elemento di novità nel racconto di Di Bella è la rivelazione dei presunti rapporti tra ‘ndrangheta e Lega Nord: «Franco Coco Trovato aveva scelto il suo cavallo: è Gamma. Lo dice a tutti. Votare Lega, votare Gamma. Se così è deciso, non c’è nulla da discutere». Anche in quest’ultimo caso l’utilizzo dello pseudonimo Gamma, preluderebbe a possibili sviluppi investigativi, ma la finzione è durata poco: il viceministro della Lega Nord, Roberto Castelli ha ammesso di essere lui il Gamma di cui parla Di Bella. Una ammissione che si accompagna ovviamente ad uno sdegnato rifiuto di qualsiasi rapporto con Coco Trovato e alla decisa rivendicazione dei meriti personali e del suo partito nella lotta contro le mafie. Anche Castelli ha annunciato pesanti strascichi per Di Bella e gli autori in sede penale e civile.

C’è spazio anche per raccontare delle relazioni tra ‘ndrangheta e altri soggetti criminali del passato recente e ancora all’opera oggi: dalla Mala del Brenta ai gruppi criminali di origine cinese. Dai rifiuti agli appalti pubblici, dall’usura al traffico di stupefacenti, la ‘ndrangheta al nord si è profondamente radicata nel silenzio e nella disattenzione. Il libro si chiude con un ultimo racconto, altrettanto incredibile: Di Bella in compagnia di Giovanni Brusca, il boia di Capaci, si sarebbe trovato nel giugno del 1992 su uno yacht al largo di Isola delle Femmine, alle porte di Palermo. Su quell’imbarcazione, Di Bella avrebbe visto Giulio Andreotti e Giovanni Leone insieme a boss mafiosi. Fantasia o realtà? Difficile farsi un’idea.

Quel che è certo che dalla lettura del libro, si esce rafforzati dall’idea che la mafia è una vera e propria metastasi per il nostro Paese, difficile da estirpare, perché profondamente radicata.

Gianluigi Nuzzi con Claudio Antonelli
Metastasi
Sangue, soldi e politica tra Nord e Sud
La nuova ‘ndrangheta nella confessione di un pentito

Chiarelettere Editore, Milano 201
Pagg. 183, € 14,60 euro

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Arnaldo Capezzuto

Sono solo un cronista. Pongo domande per capire. Se non mi rispondono, ripeto la stessa domanda. Racconto le cose che vedo. Rifletto sui fatti e li collego. La mia è la generazione del 1970. Vivo e lavoro a Napoli. Non mi sento a fortapàsc ma a volte ne vivo la sensazione. Sostengo il progetto di rete di Libera Informazione perché credo nelle parole di Paolo Borsellino :"Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene"

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