Marcello Torre, esempio come pochi nel nostro Paese
Marcello Torre è una delle tante vittime della Camorra. Un sindaco, come un’altra vittima della camorra: il sindaco Vassallo. Come lui incorruttibile, al punto che Cutolo pronunciò al sua “sentenza di morte”, che venne eseguita meschinamente l’11 dicembre 1980. La sua colpa quella di opporsi alle infiltrazioni camorristiche nel bussiness di ricostruzione del post-terremoto. Non ha destato scalpore solo in noi, appena costuitici in Comitato Provinciale, a Caserta, la notizia di martedì scorso della revoca della delibera che a Pagani gli intitolava una piazza.
Sono molte le manifestazioni di sdegno che abbiamo registrato. Intendiamo in questa nostra prima apparizione pubblica, unirci a questo coro di reazioni sdegnate.
«Siamo stanche delle polemiche che hanno ridotto la memoria di un marito, di un padre, di un avvocato, di un sindaco in una ignobile farsa», scrivono la moglie Lucia De Palma e la figlia Annamaria in una lettera pubblicata sul sito di Liberainformazione, «Marcello Torre non ha bisogno di nessuna commemorazione toponomastica».
Condividiamo il pensiero della signora Lucia e della figlia Annamaria.
A Marcelo Torre non serve essere commemorato. La sua commemorazione serve a quei cittadini onesti, perché attraverso il suo fulgido esempio ricordino un martire della legalità. Esempio come pochi nel nostro Paese.
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