Imperia,“volevano progettare un attentato”
Una terra senza quiete. Questa volta dietro l’arresto di Michele e Alessandro Macrì, padre e figlio, il primo di Cinquefrondi nel reggino, il secondo nato a Bordighera, si nasconde un potenziale attentato. Secondo la procura di San Remo che ha operato nella mattinata, insieme alla Dda di Genova, i due, residenti a Vallecrosia e gestori di un bar, «progettavano un attentato contro le istituzioni». Formalmente accusati di detenzione abusiva di un’arma da fuoco una pistola calibro 6,35 con matricola abrasa di provenienza francese, i due lasciano dietro il loro arresto una scia particolarmente misteriosa. Bocce cucite su chi fossero i possibili obiettivi istituzionali, di certo il clima pesante che da diversi mesi attraversa il Ponente ligure non può che reagire come un fuoco riattizzato dalla benzina, dopo questo arresto. Dall’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Genova è partito l’ordine di arresto dopo che il lavoro dei carabinieri di Imperia ha portato all’emergere di intercettazioni telefoniche ritenute inquietante in cui si progettava un omicidio a scopo «dimostrativo».
Durante la conferenza stampa è stato il procuratore di San Remo, Roberto Cavallone ha parlato degli obiettivi, istituzionali, che sarebbero stati nel mirino dei due Macrì: «Certamente l’obiettivo istituzionale non posso rivelarlo – ha dichiarato il procuratore capo della città matuziana – ma questa situazione mi convince del fatto che soffrano del fatto che lo Stato abbia riaffermato la sua presenza sul Ponente ligure; ciò ovviamente contrasta con i loro interessi». La Procura è riuscita a concretizzare questa operazione dopo una indagine molto complessa che, come hanno raccontato gli inquirenti, è partita da una fonte confidenziale e sviluppata dalla Dda di Genova. A dare un aiuto le “solite intercettazioni” che hanno «consentito di arrivare alle persone in questione, la cui intenzione pare fosse quella dell’attentato e riguardo alla quale avevamo notato attività preparatorie in tal senso», come ha sottolineato il Maggiore Cambieri dei Carabinieri.
Sul finire dell’anno appena passato erano stati arrestati quattro giovani, arrivati in Liguria dalla Calabria, anch’essi in possesso di pistola con matricola abrasa. «Gruppo di fuoco» li aveva definiti il procuratore Cavallone: vennero fermati tutti e quattro Salvatore e Francesco Cadili Rispi, di 24 e 28 anni e Giuseppe e Francesco Fazzari, di 24 e 27 anni. Avevano da tempo preso possesso di un appartamento di Bordighera in attesa di muoversi per compiere un attentato, anche se tuttora non si hanno indizi su chi potesse essere l’obiettivo anche se alcuni lo avevano indicato in Donatella Albano, del Pd bordigotto. Politica che da qualche tempo è sotto una velata tutela, mentre il comune di Bordighera appunto ha vissuto mesi angoscianti, duramente posto sotto la lente di ingrandimento dei funzionari prefettizi. Scopo: appurare il possibile condizionamento mafioso sulla cittadina rivierasca da parte di esponenti della ‘ndrangheta egemone nel Ponente. Proprio oggi un primo tavolo tra Procura e Prefettura vaglierà i risultati della Commissione che a fine dicembre ha consegnato il suo lavoro al prefetto di Imperia Di Menna.
Dagli arresti emergerebbe anche l’interesse relativo al controllo dei lavori che danno le commesse delle amministrazioni comunali, ma durante la presentazione dell’operazione, tuttavia, si è notato come non fossero politici gli obiettivi istituzionali. Emerge invece un altro, inquietante, particolare. Nelle intercettazioni si farebbe riferimento a una ‘ndrina rivale. Elemento che porterebbe a ipotizzare una possibile guerra tra clan nel Ponente ligure, eventualità peraltro già sperimentata negli anni Ottanta. La presenza di tali frizioni, secondo gli inquirenti, sarebbe dunque confermata da un’intercettazione ambientale, nella quale i due arrestati fanno il nome di un personaggio legato alla malavita, del quale si era recentemente occupata la procura di Sanremo, che potrebbe appartenere ad un’opposta fazione. Elementi pesanti che disegnano un clima plumbeo. Nell’attesa di notizie sul “caso Bordighera”…
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