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A Rosarno per ricordare che le arance non cadono dal cielo

Di Raffaella Sirena il . Calabria, Lazio

E’ trascorso un anno dai fatti di Rosarno e le condizioni dei lavoratori agricoli migranti non sono cambiate. Per ricordare il dramma dello sfruttamento, oggi nella cittadina calabrese circa trecento lavoratori stagionali sono tornati a far sentire la propria voce, sfilando in un corteo per denunciare la mancata garanzia di diritti del lavoro e di condizioni di vita dignitose. A portare un saluto di solidarietà alla manifestazione anche il neo sindaco di Rosarno Elisabetta Tripodi, che attualmente è impegnata in comune per l’allestimento di un campo di accoglienza da realizzarsi entro le prossime settimane. Parallelamente anche a Roma è stato organizzato un sit-in di protesta, davanti al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, per risvegliare l’attenzione delle istituzioni e delle associazioni di categoria che sembrano non considerare i costi in termini umani che stanno dietro al made in Italy.
A gridare lo slogan “agricoltura sì, lavoro nero no” sono i lavoratori africani che chiedono di non essere ricattati e sfruttati in nome di un permesso di soggiorno, supportati dall’Osservatorio Antirazzista Pigneto-Prenestino e dall’associazione Primavera Romana. Sono le voci di quanti intendono denunciare il fatto che la competitività dei prodotti tipici italiani sia ottenuta attraverso il sacrificio dei braccianti migranti che vengono pagati 25 euro al giorno. A distanza di un anno dal clamore suscitato dalla vicenda di Rosarno, le condizioni lavorative nell’agricoltura italiana sono rimaste invariate: dalle campagne pontine a quelle pugliesi ancora permane il sistema del caporalato e della manodopera a basso costo.
Per far riflettere il governo e per uscire dall’invisibilità, i lavoratori africani – insieme a consumatori e contadini – hanno chiesto e ottenuto di essere ricevuti da una delegazione ministeriale, sintetizzando le proprie ragioni nello striscione:“I mandarini e le arance non cadono dal cielo. Sono delle mani che li raccolgono”. Lungo una trafficata via XX Settembre – che per ironia della sorte è scandita dal susseguirsi di alberi di arance selvatiche, ben diverse da quelle che finiscono nelle nostre tavole e che sono il frutto della raccolta dei lavoratori migranti – la protesta non si ferma. E non si arresta neppure la richiesta di un intervento concreto per eliminare il meccanismo distorto per il quale chi perde il lavoro, si vede di fatto negata la possibilità di ottenere il permesso di soggiorno.
Nei prossimi giorni proseguirà la commemorazione di quanto accaduto a Rosarno attraverso una serie di iniziative, come quelle previste per la giornata del 9 gennaio. Domenica, infatti, dalle nove del mattino sarà organizzata una raccolta di arance per le strade della capitale e la successiva preparazione collettiva della marmellata con i frutti raccolti presso i locali del centro sociale Ex-Snia, tutto per finanziare la Cassa di Mutuo Soccorso per i lavoratori africani a Rosarno. Ci saranno inoltre un dibattito che vedrà la partecipazione dell’Osservatorio Migranti AfriCalabria e di una delegazione dei lavoratori africani di Castel Volturno e a conclusione della giornata lo spettacolo di Teatro Forum “La Spremutina Africana”

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