Il caso Ciancìco e la notizia mai data
A Catania se ne parla da due mesi, almeno negli ambienti “che contano”. Le cifre sulle somme non versate si rincorrono e si gonfiano, come sempre quando non ci sono informazioni certe. Ma il nome c’è, un nome grosso, quello di un notaio fra i più conosciuti di Catania, Vincenzo Ciancìco, già presidente dell’Ordine dei Notai.
Le somme sono quelle dell’imposta di registro, non versate all’Agenzia delle Entrate e trattenute nelle proprie tasche. Una frode nei confronti dello Stato. E una lesione del rapporto di fiducia con gli utenti, coloro che, versando la somma richiesta, hanno creduto di pagare contestualmente, come dovrebbe essere, l’onorario del notaio e le tasse dovute allo stato.
E quando l’Agenzia delle Entrate, fatti i dovuti accertamenti, ha inviato a questi cittadini, che credevano di aver compiuto il proprio dovere, notizia di sanzioni e richiesta di pagamento di interessi di mora, è scoppiato il caso.
Ma c’è una notizia nella notizia. E’ che La Sicilia, il più diffuso quotidiano locale, di cui Mario Ciancio, indagato per concorso in associazione mafiosa, è proprietario e direttore, questa notizia non l’ha proprio data. La “Catania” cosiddetta “bene” ne parla, ma coloro che sono fuori dal giro, i cittadini comuni, non hanno il diritto di sapere. Ufficialmente la notizia non c’è, il fatto non esiste.
Fino a quando l’8 dicembre non appare sulla Sicilia la smentita della notizia mai data. La lettera inviata da Ciancico al quotidiano, pur facendo riferimento, in maniera indiretta a “violazioni relative ad adempimenti formali per atti da me rogati”, contesta prevalentemente la notizia relativa ad una sua presunta irreperibilità, che era stata data in modo piuttosto impreciso da Sudpress il 25 novembre.
Delle “violazioni” si dice anche che sono state integralmente sanate, ma è più probabile, almeno fino ad ora, che non siano state nemmeno integralmente individuate, essendo ancora in corso controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Ciancico conclude dichiarando di aver presentato “istanza di dispensa dalla professione”. Decisione molto opportuna per lui, dato che, con l’abbandono della professione egli ottiene, forse, una migliore disposizione del magistrato penale e, di sicuro, la decadenza del provvedimento preso nei suoi confronti. Un provvedimento di sospensione dalle sue funzioni per otto mesi, adottato dalla CoReDi, la Commissione Regionale di Disciplina di Palermo, sulla base della istruttoria condotta dal Consiglio notarile di Catania, l’organo di controllo e di vigilanza dell’operato dei notai.
Se il provvedimento è stato preso, ciò significa che la documentazione prodotta dal Consiglio notarile di Catania è stata considerata convincente e che il contraddittorio in cui il notaio ha potuto difendersi non è stato sufficiente a cambiare la convinzione dell’organo giudicante. E adesso l’avviso di questa “sospensione cautelare” è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, anche se in una sezione che, pur essendo pubblica, non è di fatto accessibile a tutti, perchè non leggibile su Internet.
La decisione disciplinare riguarda evidentemente la responsabilità civile. Dei risvolti penali si sta interessando la magistratura. Ci auguriamo che sia fatta luce sulla vicenda nelle sue varie implicazioni, perchè tutti i cittadini hanno il diritto di sapere, tanto più in un caso in cui è coinvolto un pubblico ufficiale, uno di quelli cui per altro gli utenti devono necessariamente ricorrere perchè così prevede la legge.
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