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L’anno che verrà

Di Roberto Morrione il . L'analisi

Cosa porta con sé l’anno che verrà? Nessuno può dirlo, in un’Italia incerta e divisa, dove la crisi politica si fonde con la crisi economica e sociale, dove la progressiva caduta di un sistema di potere con la sua incapacità e non volontà di fronteggiare enormi problemi irrisolti non trova una alternativa di governo unitaria e praticabile, dove l’opinione pubblica è condizionata da un’informazione incapace di liberarsi da condizionamenti e vuoti di memoria. E dove si profilano minacce dal sapore eversivo, che hanno ancora di mira una giustizia eguale per tutti e richiamano in modo inquietante le fiamme finali quasi profetiche del “Caimano” di Nanni Moretti. Se un’Italia delusa, emarginata, impoverita, affida ogni giorno individuali drammi esistenziali e il suo futuro collettivo alla saggezza del Capo dello Stato, che appare un’isola di certezza in un mare scuro e periglioso, siamo davvero all’ultima stazione di un percorso che, almeno per ora, non trova sbocchi.

In una situazione di così pesanti inquietudini, per coloro che hanno scelto la strada dell’impegno civile contro ogni forma di sopraffazione criminale, l’anno che verrà vuol dire alcune parole semplici, ma non usurate, quali libertà, eguaglianza, etica, solidarietà, responsabilità, partecipazione, giustizia, memoria, speranza. Sono  valori  gelosamente affermati dalla nostra Costituzione, le parole-chiave di ogni vera democrazia. Ciascuna ha dentro di sé un patrimonio di storia, cultura, testimonianze, sacrifici, lotte sociali, spesso percorso dal sangue per difenderle dall’arroganza che anima un potere autoreferenziale,  nemico di ciò che ostacola il profitto e un sistema di privilegi senza morale, ostile a ogni regola di legalità, cioè a una legge eguale per tutti.

In un Paese dove il 10 per cento della popolazione concentra il 50 per cento della ricchezza  nazionale, l’anno che verrà ci chiama a non dimenticare gli ultimi, gli esclusi. Che abbiano il volto sofferente degli immigrati respinti da leggi vergognose condannate dalle istituzioni internazionali, come il grido disperato degli operai senza lavoro di fronte a una globalizzazione che nasconde corruzione e profitto sulla loro pelle e sul destino delle imprese italiane o la protesta dei giovani espulsi dal mondo formativo, dei ricercatori e degli insegnanti precari costretti a portare altrove e all’estero il proprio sapere o di chi ha naturali predisposizioni sessuali non omogenee ai conformismi politici e religiosi imperanti, oggi oggetto di discriminazione e odiosi atti razzisti.

Come delle donne e degli uomini vittime ogni giorno della malasanità o costretti a vivere nell’incubo delle frane e delle inondazioni frutto di speculazione e della distruzione del patrimonio paesaggistico e agricolo o dei tanti operatori della cultura e del patrimonio artistico, insostituibile risorsa della nazione, annientati dalla visione barbara e nichilista di chi afferma (mentendo) che “tanto con la cultura non ci si sfama”! Nell’anno che verrà si dirà una parola finale alla tragedia della rottura sindacale, del diktat ricattatorio del grande manager internazionale della Fiat che ha cancellato di colpo le faticose conquiste del lavoro rappresentate dal contratto nazionale dei metalmeccanici, mettendo all’angolo la Confindustria ed escludendo dalle trattative il più grande sindacato dei lavoratori. Le sorti di Termini Imerese e Mirafiori diventano solo merce di scambio, nella passività di un governo assente o più facilmente complice.

Ed è ancora per mantenere fede a quelle parole che la società civile responsabile è chiamata nell’anno che verrà a intensificare la propria azione in difesa degli ultimi, a partire dal percorso di Libera e, per quanto riguarda la grande battaglia della libertà di stampa, di noi di Libera Informazione. Tanti e significativi i problemi che troveremo di fronte. La campagna contro la corruzione che Libera sta realizzando insieme con Avviso Pubblico, per attuare le direttive europee e le norme, previste dalla Finanziaria del 2007, per la confisca e l’uso sociale dei beni sottratti ai corrotti, la Carovana che dal Sud al Nord ormai invaso dall’economia criminale riciclata chiamerà istituzioni e opinione pubblica a battersi contro l’avanzata delle mafie, fino al buon funzionamento della nuova Agenzia per l’uso sociale dei beni confiscati su cui si è impegnato il ministro dell’Interno.

Toccando a marzo Potenza nel primo giorno di primavera, per ricordare le vittime innocenti delle mafie, stringersi attorno ai loro familiari, denunciare inadempienze, complicità del potere, indifferenze ed estraneità di tanti italiani ancora ignari di questo problema, soprattutto per l’uso di regime dei principali veicoli televisivi dell’informazione. E verranno i campi estivi nelle cooperative di Libera Terra, dove migliaia di ragazzi del Centro e del Nord Italia vivranno direttamente esperienze vere, di conoscenza, di memoria trasfusa nell’impegno sociale e culturale, anche ricordando quell’Italia unita, risorgimentale, ma resa attuale dalla Carta Costituzionale pilastro della Repubblica, che tanti vorrebbero oggi ignorare o addirittura spezzare.

Nell’anno che verrà, infine, Libera Informazione intensificherà la sua azione nei territori, nel Sud ed anche in tante regioni del Centro-Nord, sul web, con materiali stampati e multimediali, aprendosi ancora di più ai contributi dei siti liberi, dei blog, di web-radio locali, dei tanti giovani che superano l’inesistenza di risorse, l’ostilità e le minacce dei poteri mafiosi e della “zona grigia” che li appoggia, la solitudine di chi va controcorrente. Oltre alle convenzioni che cercheremo di moltiplicare con amministrazioni consapevoli dei pericoli  rappresentati dall’offensiva economica mafiosa, lavoreremo insieme con le rappresentanze dei giornalisti  per cambiare profondamente l’iniqua legge sulla diffamazione che, attraverso strumentali richieste di risarcimento civile, è usata oggi come una pistola alla tempia di chi si cimenta in inchieste e cronache sul malaffare e la corruzione. Saranno ancora una volta i territori il terreno più diretto dell’azione, costituendo comitati di appoggio e assistenza anche legale che non lascino sole le vittime documentate di querele e liti temerarie.

L’anno che verrà dovrà essere dunque un anno di risveglio e di riscossa per l’informazione, che va finalmente riscattata dai tanti condizionamenti, vuoti e debiti etici che pesano sullo stato e sul futuro della nostra Italia alla ricerca dell’identità.

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