Dia, riflettori sul Salento
Dalla relazione del primo semestre 2010 della Dia si evince che a Lecce la criminalità continua a risentire dei duri colpi inferti dall’autorità giudiziaria nel semestre precedente. Il momento di difficoltà vissuto dai sodalizi salentini ha probabilmente determinato la scelta di una strategia di basso profilo che, allo stato attuale dei fatti, non fa registrare nella provincia episodi di sangue legati alla criminalità organizzata. Rimangono comunque evidenti i segni della presenza di clan storici, come quello dei Coluccia, organizzato soprattutto su base familiare, operante sul territorio di Galatina e comuni limitrofi. Nella città di Lecce è ancora fortemente radicato il clan di Rizzo Salvatore. Questo gruppo criminale potrebbe subire un processo di destabilizzazione interna in seguito alla recente scarcerazione di un elemento di elevato spessore criminale che mirerebbe alla leadership del sodalizio.
Malgrado gli ottimi risultati prodotti dall’operazione “Maciste 2”, effettuata nel settembre 2009 e che ha visto coinvolti 38 soggetti, tra cui i capi storici della frangia leccese della sacra corona unita, l’organizzazione criminale guidata da Giovanni De Tommasi sarebbe ancora viva nei comuni a nord di Lecce (Campi Salentina, Squinzano e Trepuzzi). Sul versante occidentale della provincia (Guagnano, Carmiano, Veglie, Leverano, Arnesano, Porto Cesareo e Sant’Isidoro), invece, opererebbe il clan dei fratelli Tornese, Mario e Angelo, radicato a Monteroni e con mire espansionistiche verso il Sud Salento. Questo gruppo criminale, infatti, sarebbe indeciso tra il continuare a garantire il proprio sostegno al clan Padovano o cercare di approfittare delle difficoltà del sodalizio alleato per allungare le mani sulla zona sud occidentale della provincia.
E proprio la crisi del clan Padovano si ripercuote sugli assetti della criminalità di Gallipoli e dei comuni vicini. E’ da sottolineare come, all’interno del clan gallipolino, l’indispensabile rinnovamento delle posizioni di comando, la riorganizzazione del sodalizio ed il ruolo del suo storico alleato, il clan Tornese di Monteroni, incidono sugli sviluppi criminali della zona in vista di una rideterminazione di nuovi equilibri tra i clan. In seguito al vuoto di potere causato dall’azione della magistratura che ha colpito il clan Padovano, nella provincia di Lecce e nello stesso capoluogo, soprattutto nel quartiere “San Pio”, si sono verificati una serie di attentati dinamitardi ed incendiari ai danni di operatori commerciali, con evidenti finalità estorsive. Per quanto riguarda usura ed estorsioni, le indagini delle Forze di polizia, nate quasi sempre dalle denunce presentate dalle vittime, hanno dimostrato che i responsabili di tali crimini appartengono di solito ad organizzazioni criminali.
Anche nel semestre oggetto di studio, gli attentati dinamitardi ed incendiari, di origine estorsiva, hanno riguardato soprattutto operatori commerciali di Lecce ed imprenditori edili di Monteroni e di Surbo. Le coste Salentine sono al centro di traffici illegali sul territorio pugliese. Ad operare sono anche le criminalità straniere che si occupano dello sbarco dei clandestini e del traffico di stupefacenti. Occorre evidenziare come in nove diverse operazioni lungo il litorale leccese, sono stati intercettati oltre 200 cittadini extracomunitari, in larga parte afgani, curdi ed asiatici. I sequestri di sostanze stupefacenti eseguiti lungo le coste salentine dimostrano come i trafficanti albanesi tentano di trasportare la droga sui gommoni per poi liberarsene all’ arrivo delle Forze di polizia.
Questi fatti sono stati portati alla luce dalle indagini compiute dalla Guardia di Finanza di Otranto nell’ ambito dell’ operazione “Sunrise”, che il 19.01.2010 ha portato all’ esecuzione dell’ O.C.C.C. emessa a carico di 35 soggetti (altri 16 sono indagati in stato di libertà), con l’ accusa di aver fatto parte, tra il 2005 e il 2007, di un’ associazione per delinquere a carattere transnazionale, formata da cittadini albanesi, greci e siciliani, finalizzata al traffico di notevoli quantità di marijuana ed eroina. Le droghe, che arrivavano dall’Albania e dalla Grecia con delle imbarcazioni, raggiungevano la penisola salentina e da qui venivano successivamente indirizzate verso la Sicilia e il nord Italia. In questo traffico, gli investigatori hanno riscontrato che il ruolo svolto dalla criminalità locale è marginale.
A prova di ciò basta notare che all’unico arrestato pugliese non è stato contestato il reato associativo, in quanto il suo compito era quello di controllare i luoghi interessati agli sbarchi della droga, procurare ed utilizzare gli automezzi per il trasporto degli stupefacenti e trasportare i corrieri dopo averli prelevati dal luogo in cui erano sbarcati. Analizzando i dati riguardanti i crimini compiuti nel semestre nella provincia di Lecce si nota come siano diminuiti notevolmente gli incendi, i danneggiamenti e i danneggiamenti seguiti da incendio. Da sottolineare come anche il fenomeno estorsivo sembra in forte diminuzione rispetto al semestre precedente in cui, invece, si era rilevato un sensibile aumento di tali delitti.
In calo anche il numero delle rapine e dei reati di contraffazione. Da segnalare nel semestre, nell’ambito dei Gruppi Interforze istituiti presso le Prefetture di Bari, Foggia, Lecce, Potenza e Matera, anche l’ opera di monitoraggio sulle imprese aggiudicatarie e/o partecipanti a gare d’ appalto, allo scopo di rilevare eventuali tentativi di infiltrazione mafiosa nelle società in questione e nei relativi quadri dirigenziali. Grazie agli accordi di legalità stipulati con l’ ANAS sono stati assiduamente controllati e verificati tutti i sub-appalti, sub-affidamenti e forniture poste in essere dalle imprese aggiudicatarie.
In particolare è importante sottolineare come il Gruppo Interforze costituito presso la Prefettura di Lecce si sia preoccupato di controllare cinque cantieri di opere pubbliche: i lavori di restauro dell’ ex convento “San Domenico” e il rifacimento della mantellata del molo foraneo del porto a Gallipoli, i lavori di rifacimento della rete fognaria a Melissano, la ristrutturazione della scuola materna di Arigliano (frazione di Gagliano del Capo) e la ristrutturazione e l’ ampliamento funzionale della scuola primaria “Marconi” a Surano. Dall’attenzione che gli investigatori hanno nel monitorare i pubblici cantieri si evince come le mafie stiano spostando le loro mire sugli appalti pubblici.
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