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Siderno: operazione Recupero

Di Gaetano Liardo il . Calabria

Si stringe il cerchio attorno ai Commisso di Siderno. Un altro duro colpo è  stato sferrato dalle forze dell’ordine con l’operazione “Recupero”. 53 arresti che evidenziano gli intrecci tra la cosca sidernese ed esponenti del mondo politico locale e regionale. In manette l’ex sindaco della città, Alessandro Figliomeni. Avviso di garanzia per voto di scambio due ex consiglieri regionali Cosimo Cherubino e Luciano Racco.  Dopo la maxi operazione del mese scorso che ha portato al sequestro di beni per il valore di 200 milioni di euro alla cosca Commisso, l’operazione “Recupero”  mette in luce la capacità della ‘ndrina di Siderno di influenzare la vita politica della città. L’ex sindaco Figliomeni è, addirittura, considerato affiliato della cosca. Dalle intercettazioni utilizzate dagli inquirenti risulterebbe che Figliomeni avrebbe avuto la carica di “santista”. Una posizione di rilievo all’interno del locale di Siderno.

Una tra le organizzazioni criminali calabresi più potente, radicata nel nord Italia ma anche in Canada con locali attivi e combattivi. Una cosca importante nell’ambito del business della cocaina, che ha fruttato alle ‘ndrine calabresi fatturati di decine di miliardi di euro l’anno. 44 solo nel 2007.  L’operazione Recupero prende le mosse da Il Crimine che, nel luglio dello scorso, ha portato in carcere oltre 300 ‘ndranghetisti tra Calabria, Lombardia e Liguria, mettendo in luce la capacità delle famiglie calabresi di interloquire con il mondo politico e imprenditoriale delle regioni coinvolte.

Nel corso dell’operazione, coordinata dalle Dda di Milano e Reggio Calabria, fu arrestato il fratello dell’ex sindaco Figliomeni. Antonio, detto “il Topo” che, si legge nell’ordinanza Il Crimine, avrebbe avuto il ruolo di: «Capo e organizzatore, dirigendo e organizzando il sodalizio, assumendo le decisioni più rilevanti, impartendo le disposizioni o comminando sanzioni agli altri associati a lui subordinati, decidendo e partecipando ai riti di affiliazione curando rapporti con le altri articolazioni dell’associazione, dirimendo contrasti interni ed esterni al sodalizio, del locale di Siderno».  Figura criminale, quella di Antonio Figliomeni, in stretto contatto con il boss Giuseppe Commisso, il Mastro. Commisso, scrivono gli inquirenti, è ritenuto: «Esponente apicale della “Provincia” ed esponente di vertice della società di Siderno, con compiti di decisione, pianificazione e individuazione delle azioni e delle strategie». Un boss di importante caratura che manteneva: «I rapporti con gli esponenti delle articolazioni settentrionali ed estere dell’organizzazione criminale». I rapporti tra il “Topo” e il “Mastro” tuttavia non erano tra i migliori. Così come non risultavano essere molto buoni quelli tra Giuseppe Commisso e il sindaco, nonostante l’appoggio che, secondo l’accusa, il politico avrebbe ricevuto da Commisso.  Dalle intercettazioni de Il Crimine, infatti, è evidente l’intolleranza del boss nei confronti dei fratelli Figliomeni. Il Mastro, parlando di Antonio “il Topo”, non usa mezzi termini: «..io – afferma Commisso nell’intercettazione del 4 novembre 2009 -, quando andavamo da qualche parte non lo lasciavo mai parlare, per dire, se dovevamo fare un movimento gli dicevo statevi zitto e stava… ma non è che uno si porta un cristiano e gli parla in questo modo sempre, che uno si spaventa a che dice parole…». Oppure, nella stessa conversazione telefonica: «Quello se ci mettiamo a parlare adesso è capace che dice: “chi non vota a mio fratello è sbirro”… e qua e là… e dice fesserie e dopo lo dovremo soffocare…».

 Il comportamento assunto dai due fratelli, scrivono i magistrati, fa infuriare il boss, che se ne lamenta a più riprese. Arrivando a chiedere di far togliere loro qualsiasi carica all’interno dell’organizzazione, nel momento in cui sarà riaperta la Società di Siderno. «Noi ci dobbiamo rispettare» commenta il boss. «…Poi le altre cose vengono da sole… perché non c’entra niente la CARICA…quello che è importante e che sono uniti i cristiani giusti… e basta». Commisso, il Mastro, è potente, e non permette intromissioni, né insubordinazioni. Lo scrivono i magistrati reggini nell’ordinanza “Recupero”: «Sembra possedere una macchina infernale, capace non solo di favorire l’esito elettorale, bensì di distruggere, sul piano politico, qualsiasi avversario». Una potenza criminale, economica e politica, che, tuttavia, ha subito un ulteriore scacco.

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