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Tavoli di libertà

Di Roberto Morrione il . L'analisi

In 150 piazze sui tavoli di Libera e di Avviso Pubblico si raccolgono in questi giorni migliaia di firme contro la corruzione. “Che i corrotti restituiscano ciò che hanno rubato”, dice l’appello al Presidente Napolitano. Un richiamo alla mancata osservanza dei trattati e delle direttive europee, ma anche agli impegni del Parlamento per una legge mai arrivata al percorso conclusivo e in particolare per una normativa che attui la confisca e l’uso sociale dei beni sottratti ai corrotti. E’ l’Italia che si ribella, per fermare una deriva morale che sta dilagando, che mina la fiducia dei cittadini verso le istituzioni, che ferisce la credibilità internazionale del nostro Paese, ma soprattutto che si fa per molti consuetudine di impunità nei propri affari al di fuori e contro il vivere civile, regole condivise, lo sviluppo nazionale. “Se tutti fanno così, devo adeguarmi”, è il cinico pensiero che si fa strada ogni giorno di più fra tanti imprenditori che hanno a che fare con appalti pubblici o fra professionisti in cerca di un posto a qualsiasi costo, a ogni livello, dal Sud al Nord.

E’ qualcosa di guasto che ormai invade tutti i campi, dall’università allo sport, amalgamando corrotti e corruttori in un unico legame di illegalità. In questa marea montante non sono estranei i negativi esempi del premier e di vari personaggi della sua “corte” con le vie di fuga da qualsiasi resa dei conti giudiziaria, costruite con leggi “ad personam”, ma anche una trasversale e irrisolta questione morale che ha travolto negli anni tanti amministratori pubblici. In questa disastrosa situazione, suonano sempre più vani gli allarmi della Corte dei conti e tanto meno le classifiche di International Trasparency, che ci collocano in questo campo all’ultimo posto in Europa. E c’è un filo diretto che collega la crescita della corruzione all’estendersi degli interessi mafiosi in tutt’Italia. Infatti questo è l’humus della zona grigia che è la vera spina dorsale delle mafie a fianco del voto di scambio, chiave d’ingresso nell’economia legale, attraverso imprenditori disattenti o strozzati dalla crisi, mediatori finanziari e banchieri spregiudicati, politici che tradiscono il mandato popolare.

Firmare l’appello di Libera ridà ai cittadini onesti l’iniziativa, affrontando in prima persona una questione che pesa sul futuro di tutti. E’ dimostrare che c’è ancora un’Italia pulita che non si arrende.

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