Solidarietà alla giornalista Anabel Hernandez
Giornalisti nel mirino, dei narcos, ma
anche degli apparati statali. La denuncia di Anabel Hernandez è
agghiacciante: per ucciderla un ordine della Segreteria Nazionale per
la Sicurezza Pubblica, come da lei denunciato in una lettera aperta.
A sostegno di Anabel la solidarietà di Libera Informazione che oggi
pubblica un editoriale di Tonio dell’Olio di Libera Internazionale, “Solidarietà per una brava giornalista messicana” e
il testo della lettera scritta da Anabel.
Anabel Hernandez è una giornalista
messicana. Un mestiere che in quel Paese ha una percentuale di morti
più alta che tra gli sminatori. La Hernandez è una professionista
seria. Non ha mai pubblicato una riga che non fosse rigorosamente
documentata. Anche nel suo ultimo libro: Los señores del narco,
quando racconta i collegamenti tra i cartelli e alcuni esponenti del
governo, lo fa con scrupolo e serietà dopo cinque anni di inchieste.
Non era difficile sospettare che ricevesse minacce di morte. Due
giorni fa ha pubblicato una lettera aperta in cui denuncia di aver
ricevuto informazioni confidenziali secondo le quali proprio dalla
Segreteria Nazionale per la Sicurezza Pubblica è partito l’ordine
di ucciderla fingendo a una rapina o un rapimento. Chiediamo a tutti
di scrivere all’ambasciata messicana a Roma per chiedere protezione
e sicurezza per questa nostra amica. Cinicamente devo dire che a
volte funziona. A chi lo chiede (international@libera.it) invieremo
una lettera-tipo da sottoscrivere e inoltrare. Ad Anabel che legge
questi miei pizzini quotidiani posso solo dire che camminiamo in
cordata e non ci rassegniamo.
Lettera aperta
Sin dalla settimana scorsa ho ricevuto
informazioni affidabili sul fatto che, asseritamente, persone del
Ministero della Sicurezza Pubblica Federale stavano organizzando un
attentato conto la mia persona il cui obiettivo è la mia morte
simulando un “incidente”, una “rapina” o un “tentativo di
sequestro” come rappresaglia per il mio lavoro giornalistico che ho
realizzato su Reporte Indigo, e per la pubblicazione del mio recente
libro “Los Señores del Narco” edito da Grijalbo.
Attraverso questa lettera voglio
mettere in allerta la società messicana e l’opionione pubblica che
nonostante la settimana scorsa ho presentato una denuncia formale
presso la Commissione Nazionale dei Diritti Umani e la Procura
Generale di Giustizia di Città del Messico – Distretto Federale,
durante questa settimana ho nuovamente ricevuto informazioni riguardo
ad ipotetici piani del Ministero della Sicurezza Pubblica di
attentare contro la mia persona tuttora validi e che gli alti
funzionari di questa istituzione ritengono che la mia morte non
avrebbe alcuna conseguenza. Ho pertanto arricchito la mia denuncia
presso la CNDU.Il lavoro giornalistico investigativo che ho
realizzato ha avuto come unico proposito quello di denunciare la
corruzione e l’impunità che ci danneggia sia come società che
come individui, facendoci sprofondare in questi anni di buio. Non è
una questione personale, si tratta di esercitare un giornalismo fatto
di resoconti e di fare luce dove ci sono molte ombre.
Tutti i personaggi pubblici, in
particolare i funzionari e gli ex funzionari, sono obbligati a essere
soggetti ad un giudizio pubblico e a dare conto sulle loro attività
pubbliche. La loro risposta dovrebbe essere quella di dare
spiegazioni e non di ordinare la scomparsa dei giornalisti che
svolgono il loro lavoro. Ho scritto i miei articoli ed il mio libro
più recente conoscendo i rischi collegati, tuttavia l’ho fatto
convinta che la verità fa male ma ha effetti curativi. Crredo che
ciascuno di noi abbia la responsabilità di fare la sua parte, dalla
trincea dove ci troviamo, per combattere la corruzione. Ed io provo
ad adempiere con i doveri che mi derivano dall’essere messicana,
madre di famiglia e giornalista.
Sono una donna normale e con il mio
lavoro ho voluto dimostrare che tutto ciò è possibile. La
corruzione prospera nel silenzio e la mia unica “colpa”, quello
che probabilmente ha provocato l’ira delle autorità, è che ho
osato non mantenere il silenzio e, al contrario, fornire alle persone
il potere del conoscere determinate questioni. Questo è ciò che
temono.Nel contesto della morte impunita di decine di giornalisti non
sono disposta a diventare un numero in più di questa classifica.
Lotterò per la mia vita e per il diritto alla libertà di
espressione che, alla fine dei conti, è un diritto di tutti.
Distinti saluti,
Anabel Hernández
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