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Entro il 2011 direttiva europea su beni confiscati ai mafiosi

Di Norma Ferrara il . Internazionale

 Controllo del movimento dei capitali, tassare le rendite finanziarie, aumentare la trasparenza nell’utilizzo di fondi pubblici, combattere i paradisi fiscali e insistere sulla confisca dei beni criminali. Questi i provvedimenti in cantiere più incisivi e interessanti emersi a Bruxelles nella due giorni dedicata al  tema della criminalità organizzata internazionale. Un concetto, quello della mafia come fenomeno continentale, che è stato portato sin nel cuore dell’ Europa dalla delegazione internazionale di Libera, il network Flare, che ha organizzato un ciclo di conferenze e workshop organizzato nell’emiciclo del Parlamento europeo in occasione della giornata internazionale contro la corruzione. Lo scorso 7 dicembre proprio la rete di Libera in Italia aveva lanciato una campagna di sensibilizzazione contro questo fenomeno, attraverso la sottoscrizione di un appello indirizzato al Capo dello Stato, per chiedere che l’Italia ratifichi i trattati internazionali contro la corruzione e che applichi una norma già vigente, approvata nella Finanziaria del 2007, per la confisca e il riutilizzo dei beni confiscati ai corrotti. 
Secondo un rapporto  pubblicato da Trasparency International, il 73% degli europei ritiene che negli ultimi tre anni la corruzione è aumentata. L’ultimo rapporto di Transparency International sulla percezione della corruzione nella pubblica amministrazione, consegna al nostro paese il 67esimo posto a livello mondiale, subito dopo il Ruanda. A questi numeri vanno ad aggiungersi quelli collegati alla criminalità organizzata che usa la corruzione per alterare il mercato, già inquinato dai capitali illeciti che  attestano l’impatto delle mafie nell’economia globale intorno al 10%del Pil. «I mafiosi investono ovunque e cercano di infiltrarsi nel sistema in Italia come in Europa – ha commentato il presidente di Libera, Luigi Ciotti, cosa che i numeri dimostrano in modo drammatico». 
«In tempi di crisi con un’Europa che ha bisogno di liquidità il rischio di infiltrazioni delle mafie (che dispone di denaro in ingenti quantità) è altissimo» ha ricordato Saviano, intervenuto giovedì per la consegna del premio “Libro Europeo dell’Anno” per  “La bellezza e l’inferno”. Don Ciotti è tornato brevemente sulla querelle che ha visto protagonisti i giorni scorsi proprio lo scrittore campano e il presidente dell’Interno, Roberto Maroni. «Una reazione di pancia, quella di Maroni. Roberto non ha detto che ci sono legami, ha detto stiamo attenti E lo dico anche io – ha affermato Ciotti.  In questo senso anche in questo nostra conferenza ci sono associazioni di grande valore civile in cui la mafia ha cercato di inserirsi. Non è un giudizio, non significa etichettare nessuno. Le mafie hanno proprio questa capacità, di infiltrarsi, di camuffarsi, di entrare nel sistema. La loro capacità di entrare è strategica. Quindi tutti devono, umilmente, prendere coscienza che questo problema è un’insidia per tutti» «Detto questo – ha continuato don Ciotti – bisogna osservare che Milano ha 750 beni confiscati, a Torino la mafia ha ucciso il procuratore capo Bruno Caccia, Bardonecchia è stata commissariata di fatto per infiltrazione mafiose, il consiglio comunale di Desio si è autosciolto per problemi di mafia. Tutte le vicende a Parma, Reggio Emilia, Modena dicono che la mafia al nord c’è. E  investe anche in Europa».
 L’Unione europea ha ascoltato gli interventi della due giorni di lavoro senza scandalizzarsi, annunciando invece, attraverso la Commissaria alla Giustizia, «entro il prossimo anno Bruxelles varerà la direttiva per coordinare a livello europeo i provvedimenti di confisca dei beni di provenienza criminale. Beni che ammontano a centinaia di miliardi di euro.  «Troppi profitti finiscono nelle mani sbagliate – ha affermato in un messaggio video – Nel 2011 presenteremo una proposta per rafforzare il quadro legislativo europeo in materia di confisca dei beni della criminalità. La confisca dei beni colpisce i criminali dove fa più male. Possiamo e dobbiamo fare di più. Tutte le fasi del recupero devono essere coordinate, dall’identificazione dei beni alle procedure di confisca, il loro immagazzinamento e l’eventuale cessione».  «Però – ha aggiunto  – avere una legislazione in vigore non basta, occorre anche una cooperazione più stretta fra le capitali». In Italia sono state tolte alla mafie e destinate a uso sociale 359 proprietà dal 1996. I numeri dell’Europa sono meno noti: nel Regno Unito gli inquirenti hanno strappato ai malavitosi un bottino da 185 milioni nel 2009 a fronte di un fatturato criminale sull’isola è stimato in 18 miliardi annui. La libera circolazione delle merci, i punti nevralgici di questi affari internazionali, serve mettere mano a tanti aspetti del circuito “sensibile” che può diventare canale di transito di sostanze stupefacenti, contrabbando ( […] il Mezzogiorno d’Italia è considerato pericoloso quanto il crocevia della droga e del contrabbando che pulsa fra il porto belga di Anversa e quello olandese di Rotterdam, senza dimenticare gli scali bulgari e romeni del Mar Nero).
«Serve dunque una direttiva europea» conclude Ciotti, e occorre puntare sull’uso sociale dei beni confiscati, con continuità e azioni concrete che sottraggano i beni e li restituiscano alla collettività. La conferenza organizzata da Flare ha ricevuto  il sostegno di cinque dei sette gruppi politici dell’europarlamento (Ppe, S&D, Alde, Gue e Verdi), fuori sono rimasti i conservatori dell’Ecr e gli euroscettici dell’ Efd che raggruppa la Lega e gli indipendentisti britannici dell’Ukip. Al termine dei lavori sono stati quindi stilati quattro punti di partenza per contrastare l’accerchiamento della criminalità organizzata: tornare ad un controllo del movimento dei capitali, tassare le rendite finanziarie, aumentare la trasparenza nell’utilizzo di fondi pubblici, combattere i paradisi fiscali e insistere sulla confisca dei beni criminali.

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