Corruzione, quanto costa e a chi
Per sotterrare i numeri sconcertanti della corruzione nel Paese si chiede l’impegno di tutti. Uno scatto d’orgoglio e di impegno dei cittadini. La rete nazionale di enti locali contro le mafie, Avviso Pubblico, lancia oggi insieme a Libera la campagna nazionale contro la corruzione e la raccolta firme per chiedere che l’Italia si occupi di questo allarmante fenomeno che fa registrare cifre da capogiro. A spiegarci contenuti e finalità di questa campagna, presentata stamani a Roma alla Federazione nazionale della stampa e in circa 20 città italiane, Pierpaolo Romani, coordinatore nazionale di Avviso Pubblico.
«Corrotti!» È la campagna che con Libera lanciate da oggi in tutta Italia contro la corruzione. Parte anche una raccolta di firme. Quali sono le richieste, i contenuti che vi hanno portato verso questa grande mobilitazione nazionale?
I contenuti di questa campagna sono molto precisi. Noi chiediamo ad un milione di cittadini, fra i quali tantissimi amministratori locali, di sottoscrivere questo appello indirizzato al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, affichè l’Italia ratifichi le convenzioni europee e internazionali anticorruzione. Chiediamo che approvi le norme a livello nazionale, non soltanto quelle per inasprire le pene nei confronti di chi commette reati di corruzione ma anche quelle che mirano ad un’efficace lavoro di prevenzione in questa direzione.
Quanto costa e a chi la corruzione nel nostro Paese?
Partiamo da alcuni dati pubblici allarmanti. Secondo la Corte dei Conti la corruzione drena al Paese 60 miliardi di euro. A rafforzare questo trend negativo l’indice del livello di corruzione stilato dall’organizzazione Trasparency international pone l’Italia al 67° posto nella classifica mondiale, facendo registare il posto più basso dal 1995. Inoltre, un ultimo dato, l’Eurobarometro dell’Unione Europea: a fronte di una media del 9 percento di cittadini che dichiarano di essersi sentiti chiedere una tangente in Europa da noi la percentuale sale al 17 percento.
Costi economici, ma non solo. Quali i danni per il sistema Italia?
La corruzione ha dei costi economici, ma anche politici e sociali. Quelli economici sono solo alcuni di quelli che ho appena citato e che fanno retrocedere il Paese a livelli ben lontani da quelli degli altri Paesi europei e industrializzati. Veniamo agli altri costi. A quello politico. Un esponente politico che prende una tangente, ad esempio, è un soggetto che disporrà di maggiori risorse. Molte di queste potranno essere investite nella sua campagna elettorale, con la conseguenza che avrà più probabilità di essere eletto. Il danno: un politico corrotto non farà gli interessi della collettività ma di quella persona o di quel gruppo che lo ha sostenuto consentendogli di vincere. Questo si traduce per un danno sociale enorme per la comunità. Come abbiamo visto in numerosi casi può voler dire non finire mai le opere pubbliche, può significare smaltire illecitamente i rifiuti e tanto altro.
Che relazione c’è fra la corruzione e le organizzazioni mafiose nel nostro Paese?
Per analizzare questo aspetto c’è un dato da cui partire: dal 1991 al dicembre dello scorso anno sono stati emessi 190 decreti di scioglimenti di Consigli comunali, prevalentemente al Sud ma abbiamo avuto amministrazioni colpite anche al Nord, a Bardonecchia, in Piemonte, nel 1994 e a Nettuno, in provincia di Roma. I decreti di scioglimento nella maggior parte dei casi sono un indicatore immediato capace di raccontare quanto la corruzione sia il principale strumento che i mafiosi usano per entrare in una pubblica amministrazione. Questo per una ragione molto semplice. Rispetto ad altri fenomeni connessi all’attività criminale la corruzione non crea allarme sociale, crea dei legami basati sul ricatto, anche intimidatorio e violento, e infine consente a questi “signori” di vincere appalti che non avrebbero avuto modo di vincere regolarmente o di incamerare capitali e fondi pubblici da investire nelle attività illecite dell’organizzazione criminale.
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