Grevi, il diritto e la ragione
In un sabato pomeriggio prenatalizio e distratto, la triste notizia è giunta improvvisa nelle redazioni e subito si è diffusa a macchia d’olio, in un silenzioso tam tam fatto di sms, e-mail e telefonate. Vittorio Grevi, celebre giurista, stimato professore di procedura penale nell’Università di Pavia, formatore instancabile di intere generazioni di studenti, si è spento per una leucemia fulminante all’età di 68 anni in quella Pavia che, da anni, ospitava le sue lezioni. Sgomento incredulo, cordoglio sincero e rimpianto generalizzato per quella che in questi decenni difficili è stata una delle voci più autorevoli e indipendenti in tema di giustizia del nostro Paese. Dal momento in cui si è saputo della scomparsa di Grevi, dalle mailing list dei magistrati ai commenti dei blog di giornali e associazioni, per finire ai diversi social network, è stato un fluire di ricordi commossi e parole di stima e di affetto nei confronti di un uomo di cultura e del diritto che non ha mai inteso la sua funzione come isolata dal resto della società.
A differenza di altri suoi colleghi, Grevi, nella discussione con il suo interlocutore – fosse indifferentemente un ministro, un giudice o uno studente – non ha mai utilizzato la forza delle sue idee e il peso delle sue conoscenze come una clava per affermare la sua verità. Al contrario, dava sempre modo a tutti di esprimersi, ritenendo il confronto unica possibile strada nella ricerca della soluzione ai problemi, offrendo sempre contributi validi al ragionamento. La sua stella polare è sempre stata la Costituzione ed è per questo che in questi anni si è battuta per una giustizia al servizio dei cittadini e per la difesa dell’autonomia della magistratura.
In suo ricordo, pubblichiamo uno dei suoi tanti editoriali, ospitati per molti anni dal Corriere della Sera: lucide analisi del pianeta giustizia e di tutti gli annessi e connessi, spiegati senza pregiudizio. Non a caso il presidente Napolitano nel messaggio alla famiglia ha posto proprio l’accento su questo punto: «Ne ricordiamo l’appassionato impegno a promuovere, anche con la sua intensa attività pubblicistica, il confronto più rigoroso e aperto sui temi relativi alla riforma del sistema giudiziario». L’articolo in questione è datato 28 luglio e si sofferma sui mezzi di contrasto alla corruzione, che, a partire da questa settimana, sarà oggetto di un’importante campagna nazionale e internazionale promossa da Libera.
Nel corso della sua luminosa carriera, a Grevi, pur tra i tanti e prestigiosi traguardi conseguiti durante la lunga docenza universitaria – fu ordinario prima del compimento dei trent’anni – è soltanto mancato un unico riconoscimento. Un riconoscimento che gli sarebbe dovuto venire da parte di quello Stato che ha sempre difeso con passione democratica e logica stringente in ogni circostanza difficile della storia degli ultimi decenni: la nomina alla Corte Costituzionale o al Consiglio Superiore della Magistratura, luoghi deputati alla tutela del diritto, dove un docente come lui sarebbe dovuto sedere a pieno titolo.
Gli sono state di ostacolo – paradossalmente ma non troppo se si pensa alle vicende repubblicane – la sua indipendenza di giudizio e la sua coerenza intellettuale. Doti invise al potere politico che, di fatto, lo giudicava inaffidabile e sordo agli eventuali richiami di partito. Questa dote particolare gli è tributata da un amico di lunga data, il procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro che lo ha definito: «Una delle menti più libere che avevamo, e per questo era sgradito a molti».
Di lui ci piace ricordare la passione instancabile per la giustizia che lo portava, nonostante le tante ore d’insegnamento in università, a farsi promotore di incontri pubblici, aperti non solo agli studenti, ai quali invitava amici ed esperti, che chiamava per spiegare fenomeni complessi quali il terrorismo politico, la corruzione e le mafie. Uno degli ultimi interventi pubblici di Giovanni Falcone fu proprio a Pavia, su invito appunto di Grevi.
In tutti questi anni ha sempre rivolto attenzione e supporto al percorso associativo di Libera, non mancando di interessarsi alle campagne e agli appuntamenti più importanti. Ancora qualche mese fa, ad un incontro organizzati insieme ad Arci Pavia e all’associazione Saveria Antiochia Omicron, presero parte il pm milanese Alberto Nobili e Don Luigi Ciotti. Come suo solito Grevi, pur avendo molto da dire con competenza sui temi trattati in quella mattinata, si accontentò di una breve introduzione, lasciando che fossero gli illustri ospiti a interloquire con gli studenti. In quest’ultima immagine di docente attento e partecipe, che conserviamo di lui con riconoscenza e stima, c’è tutta la cifra umana e lo spessore culturale di Vittorio Grevi, il diritto e la ragione.
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