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‘Ndrangheta, una Molecola nell’Infinito

Di Lorenzo Frigerio il . Lombardia

Quando a luglio,
i magistrati di Reggio Calabria e di Milano avevano parlato della più 
importante operazione antimafia contro la ‘ndrangheta mai portata
a termine nel Paese, commentando i 300 arresti che avevano interessato
Lombardia e Calabria, il fronte degli scettici aveva avuto l’ardire
di minimizzare. Eppure i contraccolpi continuano e soprattutto le indagini
vanno avanti. È di oggi la notizia di un maxi sequestro preventivo
di immobili, disposto con urgenza dalla DDA di Milano ed eseguito dagli
uomini del nucleo della Polizia tributaria di Milano, in seguito ai
nuovi accertamenti disposti nell’ambito dell’inchiesta “Infinito”.
L’elenco dei beni sottratti oggi alle cosche calabresi è di tutto
rispetto, visto che copre diversi territori provinciali: in Lombardia,
Bergamo, Como, Lecco, Milano, Pavia, Varese, mentre in Calabria, Catanzaro,
Crotone, Reggio Calabria e Vibo Valentia. Sotto sequestro sono finite
6 aree edificabili, 14 tra capannoni e magazzini, 37 box per autovetture
e ben 39 tra appartamenti e immobili.

Per tutti questi
beni si avvia l’iter che dovrebbe portare, speriamo in poco tempo,
alla confisca in via definitiva. Il provvedimento di sequestro è stato
firmato dal GIP milanese Andrea Ghinetti, su richiesta del procuratore
aggiunto Ilda Boccassini, che insieme ai pm Alessandra Dolci e Paolo
Storari sovrintende il versante lombardo di “Infinito”.

Una prima stima
approssimativa fotografa in 15 milioni di euro l’ammontare del valore
complessivo, che vanno ad aggiungersi ai 60 milioni di euro posti sotto
sigillo quest’estate. Questa enorme ricchezza era nella disponibilità
di una quarantina circa di soggetti, per i quali ora si profilano guai
di natura giudiziaria, nel caso fosse provato che agivano da prestanome
dei boss ai quali gli inquirenti riconducono la reale proprietà. La
gran parte di loro, infatti, risulta ufficialmente nullatenente ma sembra
sia stata in grado di garantirsi comunque un tenore di vita più che
dignitoso, riuscendo anche a pagare il mutuo per la casa.

Tra i soggetti,
reali proprietari dei beni sequestrati oggi, una serie di boss di prima
grandezza. Tre nomi su tutti: Vincenzo Mandalari, Giuseppe “Pino”
Neri e Vincenzo Novella.

Vincenzo Mandalari,
capo della locale di Bollate, che viene definito nell’ordinanza del
GIP di Milano così: «In apparenza è un incensurato imprenditore,
impegnato nel settore edilizio e delle compravendite immobiliari. Nel
contesto ‘ndranghetistico ha ereditato il ruolo dal padre Giuseppe,
da lui indicato come uno dei fondatori della “Lombardia”.. ».

Di Giuseppe
Neri, capo della locale di Pavia, invece si dice: «L’indagato, originario
di Giffone, risulta essersi trasferito a Pavia alla fine degli anni
’70 per motivi di studio. Per alcuni anni, fino al conseguimento della
laurea in giurisprudenza, lavorava come pubblico dipendente presso l’Intendenza
di Finanza di Pavia. Alla fine degli anni ’80 apriva uno studio di
consulenza fiscale in Vigevano. E’ sempre di quel periodo il suo impegno
in politica; era infatti eletto consigliere comunale nel comune di origine
nelle liste del P.C.I. NERI, fino a quando venne arrestato, il 15.6.1994,
nell’ambito del procedimento penale n.8317/92 RGNR (indagine cd. “La
notte dei fiori di San Vito”) era un insospettabile».

Vincenzo Novella
è il figlio di Carmelo Novella, ucciso perché portatore del sogno
di staccare la “Lombardia”, la struttura mafiosa di vertice in regione,
dal controllo delle cosche originarie della Calabria più profonda.
Novella oltre ad occuparsi di movimento terra, era soggetto attivo nel
meccanismo dell’usura a vantaggio delle cosche.

Questa ulteriore
tranche di sequestri deriva dagli accertamenti disposti non solo a carico
dei patrimoni dei presunti mafiosi arrestati a metà luglio – 300,
di cui più della metà in terra lombarda – ma anche di quelli dei
loro familiari e amici. Più di seicento persone sarebbero state le
persone oggetto di puntigliosi accertamenti da parte dello SCICO della
Guardia di Finanza che, grazie anche all’impiego di un sofware, dal
nome evocativo “Molecola”, sono stati in grado di valutare le differenze
tra quanto dichiarato al fisco e quanto realmente raccolto perché frutto
di proventi illeciti, ponendo così le basi per la contestazione dell’illecito
arricchimento e del successivo sequestro.

In una conferenza
stampa, tenutasi questa mattina a Milano, il comandante provinciale
dell’Arma dei carabinieri Sergio Pascali e il comandante provinciale
della Guardia di Finanza Attilio Jodice hanno ricostruito le fasi dell’operazione
“Neverending” che da luglio ad oggi hanno portato agli ingenti sequestri,
grazie ad uno scambio di informazione e ad una sinergia operativa che
produrrà sicuramente altri risultati positivi.

Negli ambienti
giudiziari milanesi viene quindi dato per imminente la richiesta di
portare alla sbarra con rito immediato le oltre 150 persone arrestate
a luglio.

La giornata
di oggi segna un altro punto importante nella lotta alle mafie, a favore
delle forze dell’ordine e della magistratura ma non ci deve far dimenticare
che le locali di ‘ndrangheta scoperte in Lombardia (Bollate, Bresso,
Canzo, Cormano, Corsico, Desio, Erba, Legnano, Limbiate, Mariano Comense,
Milano, Pavia, Pioltello, Rho, Seregno e Solaro) sono solo quelle che
sono state portate alla luce in modo inequivocabile e che i magistrati
hanno parlato, fin dall’inizio, di un dato per difetto, registrando
con preoccupazione l’avanzata della ‘ndrangheta al nord. Con buona
pace di ministri e commentatori dell’ultima ora. E quindi molto ancora
resta da scoprire e, soprattutto, da provare davanti ad un Tribunale

Del resto,
che razza di “Infinito” sarebbe se no?

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