Mafia: Cutrò, non voglio programma protezione ma un aiuto dallo Stato
”In riferimento al comunicato stampa rilasciato dal ministero dell’Interno, si fa presente che ad oggi non e’ stata avanzata nessuna richiesta di entrare a far parte del sistema di protezione e che al momento non si intende avanzarne, ma si chiede semplicemente aiuto allo Stato: voglio solo lavorare con la mia azienda”. E’ quanto si legge in una nota dell’imprenditore siciliano Ignazio Cutro’ che oggi, con Valeria Grasso, entrambi testimoni di mafia, si e’ incatenato davanti al palazzo del Viminale.
”Nei giorni scorsi – prosegue Cutro’ – e’ stata inoltrata una lettera all’Ucis con la quale si faceva presente la situazione in cui vivo con la scorta, e con la mia famiglia che non dispone di tale protezione: che senso ha proteggere me e non loro? Diverse autovetture, per non dire tutte, messe a disposizione dall’arma dei carabinieri riportavano diversi problemi, a partire dalla puzza di benzina nell’abitacolo a finire al sistema frenante fuori uso mentre si viaggiava ad alta velocita’. Per quanto riguarda la concessione dei risarcimenti danni, mi e’ stato permesso solo di comprare nuove attrezzature, le quali sono parcheggiate nella mia proprieta’ per mancanza di commesse: a che serve comprare mezzi se la mia azienda non esiste piu’? Le cifre non e’ stato possibile destinarle per poter pagare le tasse, per sfamare la mia famiglia o per pagare gli altri debiti, almeno questo per come mi e’ stato detto in Prefettura”.
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