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Gestione rifiuti nel Lazio

Di Marzia Pitirra il . Lazio

Tra la discarica di Malagrotta che da anni ormai ha superato i limiti dei proprio invasi, le polemiche per la costruzione di nuovi inceneritori, primo fra tutti quello di Albano Laziale, e i ritardi nella raccolta differenziata, il Lazio non brilla di luce propria per la gestione dei rifiuti. I rapporti ecomafia non risparmiano di inserire la Regione ai primi posti per i reati ambientali e sul ciclo dei rifiuti, in quello che ormai, affianco al cemento, è diventato un business decisamente appetibile per imprenditori senza scrupoli e criminalità organizzata. Secondo il Rapporto Rifiuti Ispra 2009, pubblicato da Legambiente, i dati non lasciano sperare. Nel Lazio ben 2.864.068 tonnellate di rifiuti urbani nel 2008 sono finite in discarica, cioè l’85,7% del totale, contro una media nazionale del 67,7%. La raccolta differenziata, rimane ferma al palo al 12,9%, in crescita di un misero 0,8%, contro una media nazionale del 30,6%.

Resta alta anche la produzione per abitante, di circa 594 chilogrammi pro-capite, al sesto posto nella classifica nazionale, contro una media di 541. Dati altrettanto negativi per la Capitale: una produzione di rifiuti di 1.765.958 tonnellate, oltre la metà di quella laziale (52,8%) . La raccolta differenziata ferma al 17,4%, con un +0,5% (nel 2009 al 21% circa secondo recenti dati Ama), contro il 40,7% di Torino e il 32,7% di Milano e molto lontana dagli obiettivi fissati per legge nel 2006 del 45% entro il 31 dicembre 2008. Rimane bassa la percentuale di raccolta differenziata anche nelle diverse province, che si attesta al 14,5% a Latina, al 13,7% a Roma, al 10,6% Viterbo, al 5,5% Rieti, e al 5% Frosinone, con le due ultime che fanno registrare percentuali tra le più basse a livello nazionale. Per quanto riguarda invece la produzione totale, seppur in diminuzione per tutte, in provincia di Roma registriamo una mole di 2.567.293 tonnellate all’anno, con 624,6 kg/abitante/anno che ne fanno quella con il più alto tasso di produzione pro-capite, 326.710 in provincia di Latina (599,2 kg pro-capite), 212.714 (428,1 kg pro-capite) in provincia di Frosinone, 159.502 (505,5 kg pro-capite) in provincia di Viterbo e 77.332 (486,3 kg pro-capite) in provincia di Rieti.

Il Lazio vanta tristi primati grazie a  Malagrotta, la discarica che con i suoi 240 ettari, le quasi 5000 tonnellate di rifiuti scaricati ogni giorno e 330 tonnellate di fanghi e scarti annuali si classifica come la più grande d’Europa. Una bomba ambientale alle porte di Roma. Nel 2004 la discarica di Malagrotta avrebbe raggiunto la saturazione, tuttavia l’amministrazione regionale provvide ad ampliarne gli invasi e ad oggi è stata stabilita un’ulteriore deroga per tenere aperto il sito almeno fino al prossimo anno. Una collina di rifiuti che si innalza sopra le teste dei cittadini dei comuni limitrofi, che da anni si battono per una gestione migliore della zona dovendo affrontare quotidianamente i disagi che porta vivere al fianco di uno dei più grandi bacini di smaltimento di rifiuti a livello europeo. 

I problemi vanno dai cattivi odori, alla presenza costante di gabbiani e topi, fino a cose ben più serie. Alcuni abitanti hanno denunciato negli anni evidenti fuoriuscite di percolato, mentre le falde acquifere sottostanti la discarica hanno subito una contaminazione drammatica. I risultati dei livelli di tossicità delle acque sotterranee sono inquietanti. Spiccano, in particolare, gli “sforamenti” dei valori-limite previsti dalla legge per: ferro (con un record di 15.290 microgrammi/litro e altri quattro valori risultati sopra i 10.000 contro un limite di 200), manganese (con valori sino a 4.650 microgrammi/litro contro i 50 consentiti) e nichel (fino a 820 microgrammi/litro contro il limite di 20). Forte anche la presenza di arsenico e benzene: in alcuni prelievi l’arsenico ha fatto registrare valori quasi 200 volte superiori al limite (2.050 microgrammi/litro contro i 10 consentiti) e il benzene un picco di 12 volte superiore al valore di legge che è fissato a 1 microgrammo/litro.  

Le soluzioni adottate dalla Regione Lazio finora sembra abbiano rivolto tutti gli sforzi a rallentare ulteriormente il processo di rinnovamento della gestione dei rifiuti, continuando ad applicare deroghe sugli interventi per migliorare la raccolta differenziata e portarla agli obiettivi europei, e puntando alla costruzione di nuovi inceneritori e all’allargamento delle discariche.  «Il nuovo Piano del Lazio, ad una prima valutazione, pone obiettivi interessanti e comunque previsti dalla normativa nazionale. Per non farlo rimanere sulla carta, come avvenuto con i tanti Piani del passato, è necessaria però la massima chiarezza sulla sua attuazione: azioni, tempi, strategie, investimenti e coinvolgimento degli enti locali – sottolinea Cristiana Avenali, direttrice di Legambiente Lazio, in un comunicato stampa –  Negli stessi quartieri di Roma dove è stato attuato il modello di raccolta “porta a porta” la differenziata ha raggiunto il 65%. La strada per una corretta e moderna governance dei rifiuti dunque esiste ed è già tracciata: la Regione pensi a seguirla senza tentennamenti piuttosto che concentrarsi sulle deroghe».

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