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Discariche e polemiche sui rifiuti nel Lazio

Di Marzia Pitirra il . Lazio

Manlio Cerroni, proprietario della discarica di Malagrotta, ormai satura, ha proposto un allargamento degli invasi in località Monti di Ortaccio, area contingente. «Per il dopo Malagrotta –  ha annunciato l’imprenditore – è pronta la discarica di Monti dell’Ortaccio. Un nostro territorio di 300 ettari. Abbiamo già cominciato qualche anno fa a realizzare una vasca di 500mila metri cubi». Le reazioni di Legambiente a queste dichiarazioni non si sono fatte attendere, e a breve l’associazione ambientalista presenterà un esposto per avere dei chiarimenti sulla natura dei lavori per la nuova discarica. «Quelle rilasciate dal Presidente della Co.la.ri (Consorzio Laziale Rifiuti) sono affermazioni gravi e inaccettabili. Sulla base di quali autorizzazioni avrebbe proceduto a realizzare una nuova discarica»? Così Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio ha commentato la situazione, ed a lui abbiamo chiesto come la Regione stia affrontando il problema rifiuti. 

In che stato versa Malagrotta? 

La discarica è ormai colma, c’è stato un ultimo allargamento riaprendo un invaso chiuso tempo fa nel quale è ancora possibile scaricare. La Regione Lazio ha dato autorizzazione a sversare 1 milione 300 mila tonnellate di rifiuti. Sembrano molti ma equivalgono a quelli prodotti in un anno dalla Capitale, quindi a Malagrotta rimane un altro anno di vita, poi dovrà chiudere. A luglio è uscita una nuova relazione dell’ARPA Lazio con i risultati dei campionamenti svolti da febbraio a maggio 2010 nelle acque dei pozzi presenti all’esterno del perimetro della discarica. Sono stati rilevati valori estremamente alti di metalli pesanti quali ferro, nichel, arsenico, manganese e benzene. In certi casi sono quantità anche 200 volte fuori norma. Il Comune con note specifiche ha sollecitato la bonifica da parte del gestore della discarica e attualmente c’è un’ordinanza che dà 20 giorni di tempo a Cerroni per avviare la bonifica. 

Perché un esposto contro una nuova discarica a Monti di Ortaccio? 

Cerroni ha affermato che Monti dell’Ortaccio è pronta per contenere 500 mila metri cubi di Cdr (combustibile da rifiuti, che va ad alimentare gli inceneritori ndr). Dobbiamo capire sulla base di quali autorizzazioni afferma che la discarica sia pronta. Al momento, secondo le carte che abbiamo visionato insieme ai comitati di Malagrotta, con cui vigiliamo da anni sulla situazione discariche, non ci risultano autorizzazioni.  Insistiamo a dire che Co.la.ri dovrebbe lavorare per la bonifica di Malagrotta come primo obiettivo. I motivi del no a Monti dell’Ortaccio possono trovare tre principali spiegazioni, primo fra tutti la collocazione. I cittadini hanno sopportato per decenni l’enorme discarica di Malagrotta, con tutti i problemi che la vicinanza ad una tale mole di rifiuti può portare, qualità della vita e salute in primis, e realizzarne un’altra nella vicinanze scatenerebbe un’ insurrezione  popolare. Il secondo motivo è avviare una gestione pubblica della prossima discarica, cosa che in questo caso non avverrebbe poiché i terreni appartengono a Cerroni. Spendiamo cifre abnormi per sotterrare i rifiuti in siti privati mentre dovremmo investire quel denaro sulla differenziata. Terzo motivo, bisogna impedire che nasca una nuova Malagrotta. Regione, Provincia e Comune devono puntare ad arrivare al 60-65% di raccolta differenziata, come prevedono gli standard europei, e pensare ad individuare una zona preposta a tale obiettivo. Il nuovo sito dovrebbe accogliere solo i rifiuti residuali della differenziata, e per realizzare questo c’è bisogno che le amministrazioni lavorino insieme e abbraccino dei programmi di rinnovamento comuni. 

Gestione rifiuti, quale futuro?

C’è necessita di concentrarci sulla gestione del ciclo dei rifiuti della Capitale e decidere quali obiettivi porsi. Nelle 560 pagine del Piano Rifiuti che uscirà il 7 dicembre, e che noi abbiamo visionato, ci sono i presupposti per raggiungere buoni livelli per quanto riguarda la promozione della differenziata e riduzione e riuso dei rifiuti. L’importante è non concedere altre deroghe o prendere strade più veloci per lo smaltimento, come progettare nuovi inceneritori e allargare discariche. La raccolta differenziata lascia piuttosto a desiderare e i dati parlano chiaro. Fino al 2009 Roma era al 20,7 %, la Regione è al 12,9 % e rimane ferma a questo dato da parecchi anni, con percentuali di crescita davvero minime. Siamo ad un terzo della media nazionale. Sta prendendo piede una politica sbagliata che pone l’inceneritore come prima soluzione nel ciclo dei rifiuti, quando dovrebbe essere invece l’ultimo passaggio: bruciare la parte residuale del CDR che non si è potuto differenziare. Il Lazio dispone a questo proposito di tre stabilimenti, San Vittore e Colleferro, che hanno ognuno due linee, e l’inceneritore di Malagrotta. Ne è previsto poi un quarto per Albano.  Attualmente i nostri inceneritori bruciano 560 mila tonnellate di rifiuti l’anno, se raggiungessimo le quote di legge stabilite per la differenziata, intorno al 65%,  non servirebbero tutte queste discariche e gli impianti di incenerimento sarebbero addirittura sovradimensionati. Già ponendoci l’obiettivo del 50% di riciclaggio, secondo i dati, finirebbero bruciate 460 mila tonnellate di rifiuti. Significa che non solo i tre inceneritori che abbiamo ricoprirebbero totalmente il fabbisogno, ma che non servirebbe a nulla costruirne un altro ad Albano e in nessun’altra parte. Mi auguro che la Regione decida di investire i 106 milioni di euro del nuovo Piano Rifiuti nella giusta direzione.

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