Milano, quando la scuola non fa notizia
Il giorno dopo
la contestata riforma del ministro Gelmini, mentre continuano le proteste
in ogni città d’Italia, a Milano gli studenti delle scuole superiori
offrono una grande prova di maturità, sospendendo per una mattinata
la partecipazione alle mobilitazioni previste e mantenendo l’impegno
preso qualche mese fa per una mattinata di studio e riflessione comune.
Come ogni anno, infatti, all’inizio di dicembre, si rinnova l’appuntamento
con il tradizionale convegno delle scuole superiori milanesi sulla Dichiarazione
universale dei diritti umani – siamo giunti ormai alla quarta edizione
– in una cornice, anche questa ormai abituale, qual è quella dell’Università
Bicocca. Da qualche anno a questa parte, la scelta di spostarsi nell’ateneo
universitario è dovuta al gran numero di richieste che arrivano ai
due soggetti collettivi che organizzano questo incontro, Libera e il
Coordinamento delle scuole milanesi per la legalità e la cittadinanza
attiva, i cui promotori sono i Licei Virgilio, Volta, Severi, Leonardo
da Vinci. Non trovandosi aule scolastiche cittadine in grado di ospitare
un numero elevato di studenti, ecco che la proficua collaborazione con
l’Università Bicocca viene incontro alle esigenze logistiche della
giornata.
Circa 900 i
partecipanti questa mattina e quasi 200 quelli, rimasti nei loro istituti,
che non hanno potuto prendere posto nell’aula magna della Bicocca,
riempita in ogni ordine di posti. Ci si poteva attendere che, all’indomani
dell’approvazione della riforma Gelmini, in molti scegliessero di
non intervenire per scendere piuttosto in piazza, unendosi ai loro coetanei
e agli universitari, che stanno dando vita ad occupazioni e blocchi
delle attività didattiche, anche a Milano. E invece, sotto la nevicata
che imbianca la città, questa mattina, alla spicciolata ma in orario,
sono arrivati i gruppi e le delegazioni delle varie scuole: tutte presenti,
alcuni con i docenti al seguito, per ragionare insieme su un diritto
previsto dalla Dichiarazione, che sia oggi negato o parzialmente rispettato.
Quest’anno singolarmente e quasi profeticamente, è stato scelto il
diritto allo studio: una scelta fatta da Libera e dal Coordinamento
delle scuole milanesi molti mesi fa, ben prima che si arrivasse alle
polemiche che sono parte della scottante attualità.
Nell’aula
sono risuonate le parole rivolte nel 1955 da Piero Calamandrei agli
studenti milanesi, grazie alla drammatizzazione di un ex studente del
Liceo Virgilio, oggi giovane attore: “Sulla libertà bisogna vigilare,
vigilare dando il proprio contributo alla vita politica…Quindi voi
giovani alla Costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù,
farla vivere, sentirla come vostra; metterci dentro il vostro senso
civico, la coscienza civica; rendersi conto (questa è una delle gioie
della vita), rendersi conto che nessuno di noi nel mondo non è solo,
non è solo che siamo in più, che siamo parte, parte di un tutto, un
tutto nei limiti dell’Italia e del mondo. Ora io ho poco altro da
dirvi. In questa Costituzione c’è dentro tutta la nostra storia,
tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure,
le nostre gioie”.
Gli studenti
delle scuole sono intervenuti presentando in plenaria i lavori fatti
in classe, nelle settimane precedenti e in preparazione alla giornata.
Al centro della riflessione il diritto allo studio come elemento fondante
ogni reale democrazia e il ruolo della scuola pubblica, che viene chiamata
a realizzare la piena applicazione del diritto allo studio. Istruzione
accessibile e formazione continua, eguaglianza sostanziale e progresso
sociale: sono queste alcune delle espressioni e delle parole che sono
state più richiamate nei diversi interventi.
Dalla rilettura
di “Lettera ad una professoressa” scritta da Don Milani e i ragazzi
di Barbiana nel 1967, all’esperienze dei cammini formativi in carcere;
dal diritto allo studio nei paesi di origine degli studenti stranieri
al diritto allo studio, così come viene tratteggiato dalla Carta Costituzionale
e dai trattati internazionali; dal collegamento tra i mondi della scuola
e del volontariato, anche in paesi del terzo mondo, al ruolo delle scuole
professionali, alla luce delle riforme varate: sono questi solo alcuni
dei temi oggetto degli approfondimenti presentati. I protagonisti di
tutte queste relazioni sono stati i ragazzi e le ragazze delle scuole
milanesi, che hanno affiancato alcuni dei relatori intervenuti nel corso
del convegno. Di rilievo il racconto delle difficoltà vissute dai piccoli
rom per andare a scuola, dribblando sgomberi e discriminazioni.
Il professor
Giuseppe Teri di Libera ricorda altre questioni cruciali nei lavori
della mattinata: “la dispersione scolastica, l’aumento dei laureati,
la realizzazione di percorsi per l’educazione permanente e il contrasto
dei nuovi analfabetismi. Su questi temi abbiamo aperto la discussione
nel nostro convegno, con la convinzione che tale modello di formazione
trovi il suo luogo naturale in una scuola pubblica, pluralistica e laica,
intesa come istituzione educativa che, pur confrontandosi con il mondo
del lavoro, sia in grado di sottrarre i processi di apprendimento tanto
ai tempi accelerati delle dinamiche consumistiche che alle logiche utilitaristiche,
aziendalistiche e finanziarie del mercato del lavoro”.
Obiettivo di
fondo della giornata è fare acquisire consapevolezza ai giovani
che frequentano le scuole milanesi che il sistema scolastico – continua
Teri – “è il motore dello sviluppo sociale, della competitività
economica, della democrazia diffusa e di una cittadinanza fondata sulla
solidarietà”.
Il Presidente
della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato a Libera e al Coordinamento
delle scuole milanesi un messaggio per esprimere vivo apprezzamento
per l’iniziativa, auspicando che la scuola sia “luogo di incontro
e integrazione” e lo studio sia “strumento indispensabile per consentire
alle nuove generazioni di partecipare responsabilmente alla crescita
economica e sociale del Paese”. Nel messaggio del Presidente, si ricorda,
infine, che “la scuola è chiamata ad affrontare con particolare impegno
le numerose sfide nel campo educativo e formativo in modo da offrire
ai giovani solidi basi per il loro inserimento successivo nella società
civile e nel mondo produttivo e del lavoro”.
Si potrebbe
scrivere anche del clima che questa mattina ha accompagnato i lavori;
non un silenzio assoluto ma una partecipazione animata, che ha portato
ragazzi e ragazze seguire con attenzione gli interventi dei relatori
e dei loro coetanei. Di questa giornata di ordinaria democrazia non
crediamo si leggerà molto sulle pagine dei quotidiani milanesi e nazionali.
È un vero peccato che una scuola così non riesca mai a fare notizia,
proprio nel momento in cui il diritto allo studio sancito dalla Costituzione
sembra messo in serio pericolo, in nome di logiche di mercato che nulla
hanno a che fare con il progresso morale e materiale di un Paese.
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