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Le cosche sotto le due Torri

Di GIovanni Tizian il . Emilia-Romagna

Un agguato mafioso scuote Reggio Emilia la sera del 23 novembre. Rimane ferito un imprenditore edile originario di Cutro. Qualche giorno prima la multiutility Iren Emilia aveva revocato decine di appalti pubblici affidati a un consorzio reggiano di imprese edili sulle quali la Prefettura aveva emesso un’informativa interdittiva. La settimana scorsa vicino Ferrara termina la fuga del boss latitante, dal 2007, Nicola Acri, “Occhi di ghiaccio”, e si spengono i suoi progetti imprenditoriali da realizzare in Emilia Romagna. Episodi recenti che in Emilia stanno diventando normalità. 

L’Emilia Romagna è terra di ‘ndrangheta

Lo raccontano i collaboratori di giustizia Francesco Fonti – nel ’90 – e Salvatore Cortese – nel 2009 – che a Reggio Emilia e a Modena ha fatto affari. Cortese racconta delle truffe perpetrate con società fantasma create ad hoc dalla sua cosca, i Grande Aracri che da Cutro si sono stabiliti in Emilia e hanno creato un impero nel Reggiano.  Reggio Emilia è il “bancomat delle cosche”, per utilizzare le parole di Cortese con le quali sottolinea la riverenza e la disponibilità di numerosi imprenditori del reggiano a pagare le cosche di Cutro e di Isola Capo Rizzuto con laute offerte.

A Reggio Emilia il settore dei trasporti e dell’edilizia è pesantemente inquinato dalle ditte di ‘ndrangheta. E proprio da Reggio Emilia sarebbero partite alcune ditte in odor di ‘ndrangheta. Consorzi di imprese dal volto pulito ma dalle casse stipate di capitali delle cosche del Crotonese. La Dda sta indagando per verificare se le aziende partite da Reggio Emilia per ricostruire L’Aquila siano “robba” della ‘ndrangheta.

Bologna

Di ‘ndrangheta a Bologna se ne sente parlare poco. Eppure è presente con casati potenti. Bellocco di Rosarno, Mancuso di Limbadi, Acri di Rossano, Farao-Marincola di Cirò. Ognuna con i suoi interessi. I Bellocco da Granarolo Emilia gestivano i supermercati di loro proprietà a Rosarno e il boss Carmelo Bellocco ha lavorato al CAAB, il mercato ortofrutticolo di Bologna, in una ditta di un suo sodale tutt’ora attiva. I Mancuso prediligono il riciclaggio nel settore immobiliare. I Farao-Marincola si dividono tra cocaina e facchinaggio. 

Modena tra ‘ndrine e Clan

La cosca Arena, i Farao Marincola e il Clan dei Casalesi si spartiscono Modena e provincia. Tra Sassuolo, Maranello e Serramazzoni, lavorano gli Arena. Tra truffe e riciclaggio hanno accumulato una fortuna. Tanto che a luglio scorso hanno subito un sequestro di beni del valore di 8 milioni di euro, tutti sul territorio modenese.  Nelle sterminate pianure modenesi dominano gli uomini del Clan dei Casalesi. L’ombra di Michele Zagaria, latitante dal 94, avvolge l’Emilia. Alcune intercettazioni hanno fornito la prova che Zagaria sarebbe passato dalla provincia di Modena. Il suo punto di appoggio sarebbe stato Alfonso Perrone “O Pazzo”, arrestato nell’operazione San Cipriano effettuata a marzo scorso, che più volte si vanta si essere un caro amico sia di Michele Zagaria che di Antonio Iovine. 

Marzo 2010 per il Clan è stato da incubo. Quattro operazioni in un mese e beni sequestrati per un valore di oltre 55 milioni di euro.

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