Tutti in piazza con Telejato
Se è arrivato anche il sole in una mattina di
novembre significa che abbiamo avuto ragione noi. Abbiamo avuto ragione
noi a farci tutta la Strada provinciale (la 4 la 2, che non sono esattamente come
l’Autostrada del Sole) per “scoppare” a Partinico a dare una pacca sulla
spalla al simbolo dei veri giornalisti di Palermo e provincia: Pino
Maniaci, direttore di TeleJato.
La pacca sulla spalla a Pino non è arrivata solo da noi, ma
da tutte quelle associazioni che hanno fatto capolino al Palazzo dei
Carmelitani di Partinico per rispondere all’ennesima lettera minatoria
indirizzata a Telejato, all’ennesima occhiataccia in piazza lanciata a Pino, all’ennesima
bugia sul suo conto, all’ennesimo tentativo di zittire la voce di uno
che non ci sta a restare in silenzio mentre pochi mezzi uomini cercano
di sbafarsi “anti e paranti”, di fare il bello e il cattivo tempo,
convinti che Partinico debba rimanere per sempre feudo dei Fardazza, per
sempre città di mafia. Tante pacche sulle spalle che, considerata la corporatura tutt’altro
che robusta del povero Maniaci, hanno avuto una forza d’urto
indescrivibilmente più forte di una qualunque minacciosa stretta al
collo da parte del figlio di un boss che in piazza, qualche tempo fa,
voleva far paura al nostro. Noi di Corleone Dialogos, assieme
all’Associazione Rita Atria, a Coppola Editore e all’associazione
culturale “Peppino Impastato”, attraverso un tam tam su Facebook e sulle
caselle di posta, abbiamo cercato di convogliare quanta più gente
possibile e il risultato non è stato deludente.
La giornata s’è divisa tra un incontro di un paio d’ore circa e un
corteo. Al microfono non si sono alternati i soliti politici ma tanti
uomini e tante donne che, in rappresentanza di molte associazioni, in
modi diversi e con passioni diverse, hanno ricordato a Pino Maniaci che
TeleJato non è solo sua, solo di sua moglie o solo di sua figlia e dei
ragazzi della redazione, ma che è una Tv che appartiene a tutti e che
quindi ogni tentativo di fermarla troverà l’ostinata contrarietà di
tutti. Si è anche discusso delle diverse possibilità di aiutare il
sostentamento di un’emittente che non può sopravvivere di tre minuti
all’ora di pubblicità (tanti ne permette il suo status di tv
comunitaria) e fra queste mi è piaciuta più l’idea di un azionariato
popolare che quella di estemporanee sottoscrizioni. A concludere ci ha
pensato l’acclamatissimo Pino che con una media di due parolacce per
frase ha fatto capire a me – scribacchino a tempo perso per Corleone
Dialogos – che la patente di “giornalista” non te la da l’iscrizione a un
ordine, ma una passione insanabile per la verità e una follia che ti
porta a credere che l’idea di un mondo migliore, o di un paese migliore,
parta da te. Pino Maniaci è tutto questo: è appassionato al punto
giusto, folle oltremisura. Tra le tanti frasi da antologia una su tutte merita la
citazione: “I mafiosi in sicilia sono 5.000, i siciliani 5.000.000; non c’è storia!”
Certo, come faceva notare il sempre ottimista Salvo Vitale, i
partinicesi non erano che una sparuta decina; la maggior parte di noi
era “strania”, c’erano i ragazzi di Addio Pizzo, i circoli Libera di
mezza Sicilia, perfino la redazione di Antimafia 2000 da Porto
Sant’Elpidio (Provincia di Italia). Scene già viste a Cinisi ogni 9
maggio, a Corleone nei tanti 23 Maggio della mia memoria di studente.
Eppure, mentre con la mia bandiera giallissima in “pandàn” con la mia
felpa marciavo dentro al corteo che dal Palazzo dei Carmelitani,
attraversando il corso principale, è arrivato fino alla centralissima
sede di TeleJato, ho riflettuto su una cosa: in fondo Partinico si stava
dischiudendo al nostro passaggio, in fondo la gente dietro le gradette
delle persiane ci stava per forza di cose vedendo, stavamo facendo
“scruscio” (rumore, ndr). Partinico, volente o nolente, marciava insieme a me. Eravamo
come un coltello che taglia il pane; magari il pane sarà duro, ma il
nostro coltello taglia benissimo!!
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