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Trapani: nuova stagione per i beni confiscati

Di Rino Giacalone il . Sicilia

In provincia di Trapani resiste un emblema che prova quanto forte possa essere l’influenza e la soggezione mafiosa, anche quando questa, sulla carta, risulta annullata. In contrada Masseria Vecchia di Salemi ci sono circa 70 ettari di terreno tolti al mafioso e narcotrafficante Salvatore Miceli, arrestato dai carabinieri in Venezuela dopo anni di ricerche, lui era latitante e nel frattempo per conto della mafia e delle ‘ndrine calabresi faceva scorrere fiumi di cocaina tra la Colombia e la Sicilia.

Da quando però i terreni di Miceli sono stati confiscati non si riescono ad utilizzare. Il Comune di Salemi li ha avuti consegnati a suo tempo dalla Prefettura, ma è stato più il tempo trascorso senza fare nulla che quello impiegato per scrivere provvedimenti di assegnazione, quasi subito revocati. Nel frattempo in quei terreni hanno “passeggiato” anche loschi figuri, sorta di vigilantes, pronti a presidiare quei terreni, come dire che il boss da lì non era mai andato via. Magari esistono altre storie analoghe, per terreni di minore estensione, ma adesso si profila una nuova stagione per la gestione dei beni confiscati che difficilmente permetterà il perpetuarsi di queste situazioni.

C’è un obiettivo preciso, sviluppato in prefettura, in occasione della visita nelle scorse settimane del direttore dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati, prefetto Mario Morcone, l’idea è quella di creare una cooperativa che possa occuparsi dei terreni sotttratti ai boss: oggi questo avviene, ma in minima parte rispetto alle potenzialità che possono essere sviluppate; gestione infatti significa creare occupazione e nuova economia, economia con la vitamina «L» quella della legalità.

«C’è un “progress” di azioni in corso – afferma il prefetto Morcone – condotte assieme al prefetto Magno e altri attori, per portare avanti iniziative significative da mettere a frutto ulteriormente. Ci sono iniziative significative, si tratta di metterle ulteriormente a frutto, ne abbiamo parlato in Prefettura anche con il sindaco di Castelvetrano, ci sono terreni che sono ancora non utilizzati, oggi puntiamo attraverso la costituzione di cooperative sociali di rilanciarne l’utilizzo».

La situazione a Trapai qual’è? «In sostanza il problema della criticità dei beni è dato sopratutto dalle ipoteche – ammette il responsabile dell’Agenzia nazionale per i beni sottratti – in provincia di Trapani la situazione mi è parsa meno pesante di quella presente a Palermo. Qui ho riscontrato precisa sinergia tra Prefettura, sindaci, associazioni di categoria e ad altri elementi forti della società civile quali Libera e Libera Terra».

«L’impegno di Libera in provincia di Trapani – conferma Davide Pati dell’Ufficio di presidenza nazionale dell’associazione – è quello di fare nascere una “coop” di giovani del territorio per la gestione dei beni confiscati, seguendo l’esempio delle cooperative Placido Rizzotto, Pio la Torre, Beppe Montana, che sono quelle che animano in Sicilia il progetto Libera Terra. Nei terreni usati da queste coop si pratica l’agricoltura biologica, a Trapani pensiamo di fare altrettanto, partendo dal coinvolgimento dei Comuni, Castelvetrano in questo senso è Comune di riferimento perchè molti dei terreni si trovano nell’area del Belice».

L’idea è quella di fare una o più cooperative?
«Una sola cooperativa per i terreni da gestire composta da soggetti specializzati, dalle figure professionali occorrenti, c’è un lavoro in corso, coordinato dalla Prefettura, ma credo che andranno coinvolte le organizzazioni sindacali, professionali e di categoria, penso anche alla Diocesi di Mazara che ha un forte braccio nell’azione condotta dalla fondazione San Vito».

Questo significa lottare la mafia con mezzi sociali?
«Questo significa fare capire che è indispensabile, partendo dall’esperienza della gestione dei terreni confiscati ai boss, un partnetariato delle migliori forze sociali ed economiche, delle forze sane, che deve essere applicato in tutti i campi. Questo significa – conclude Davide Pati – rendere giusto riconoscimento all’azione condotta da magistratura e forze dell’ordine attive nel sequestro dei patrimoni, ci poniamo ancora di più al loro fianco, creando lavoro vero, rispettando le regole di legalità, facendole crescere laddove una volta comandava la illegalità e la protervia mafiosa».

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