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Rifiuti nelle cave e nelle vecchie discariche

Di Toni Mira* il . Campania



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Rifiuti nelle cave e nelle vecchie
discariche chiuse e esaurite. La decisione, a sorpresa, è contenuta
nel decreto legge sulla Campania appena pubblicato in Gazzetta
ufficiale. Non l’unica sorpresa, rispetto agli annunci e alle
indiscrezioni dei giorni scorsi. Perché sulla travagliata vicenda
dei termovalorizzatori che aveva portato alle minacciate dimissioni
del ministro Carfagna, di fatto tutto resta così come è oggi,
depotenziando il potere commissariale del presidente della regione, a
tutto vantaggio dei province e comuni. Una vittoria dei presidenti
provinciali di Salerno e Napoli, Cirielli e Cesaro e del loro potente
protettore, il coordinatore regionale del Pdl, Nicola Cosentino.
Un’ulteriore vittoria delle province è la scomparsa dal testo della
proroga della gestione comunale della raccolta dei rifiuti che quindi
il 31 dicembre passerà alle amministrazioni provinciali, provocando
non pochi problemi, tra personale e fondi.

Ma andiamo con ordine. Intanto il
titolo del decreto, “Disposizioni relative al subentro delle
amministrazioni territoriali della regione Campania nelle attività
di gestione del ciclo integrato dei rifiuti”, non fa alcun
riferimento alla dichiarazione di stato di emergenza, così come
chiesto dalle regioni per poter poi discutere della richieste di
ricevere un po’ dei rifiuti campani. Ma la vera novità è al comma 3
dell’articolo 1 «I rifiuti aventi codice CER 19.05.03, previa
autorizzazione regionale, possono essere impiegati quale materiale di
ricomposizione ambientale per la copertura e risagomatura di cave
abbandonate e dismesse, di discariche chiuse ed esaurite, ovvero
quale materiale di copertura giornaliera per gli impianti di
discarica in esercizio». I codice citato riguarda il “compost
fuori specifica”, in pratica è la frazione umida prodotta dagli
impianti Stir che ricevono e lavorano circa l’80% dei rifiuti
regionali. Questa frazione è circa il 50%, cioé più di un milione
di tonnellate l’anno. Non si sa dove portarlo, visto che le
discariche sono quasi esaurite. E intasa gli impianti. Allora ecco la
decisione di metterli nelle cave o nelle vecchie discariche. Finora
non era possibile. Scelta ad alto rischio, visto che sia le prima che
le seconde sono state (e sono ancora) tra gli affari della camorra.

E veniamo ai termovalorizzatori. Il
comma 2, sempre dell’articolo 1, prevede che «il Presidente della
Regione, ferme le procedure amministrative e gli atti già posti in
essere, può procedere, sentiti le Province e gli enti locali
interessati, alla nomina di commissari straordinari che, con funzioni
di amministrazione aggiudicatrice, individuano il soggetto
aggiudicatario» e «provvedono in via di somma urgenza ad
individuare le aree occorrenti, assumendo le necessarie
determinazioni, anche ai fini dell’acquisizione delle disponibilità
delle aree medesime, e conseguendo le autorizzazioni e le
certificazioni pertinenti». Poteri importanti, ma solo come ipotesi
(il presidente «può procede» e non «procede»), lasciando ampi
spazi a province e comuni. Niente di fissato neanche per l’aiuto
regionale su quale si deciderà, si legge al comma 7, «ove si
verifichi la non autosufficienza del sistema di gestione dei rifiuti
urbani non pericolosi prodotti in Campania, tale da non poter essere
risolta con le strutture e dotazioni esistenti». Come se non
bastasse quello che si vede in questi giorni sulle strade di tanti
comuni della regione. Una frenata anche per i comuni inadempienti per
la raccolta differenziata. Niente scioglimento, come previsto
precedentemente (ma bocciato dai Tar), ma solo la «nomina di un
commissario ad acta», cioé solo per i rifiuti.

* da L’Avvenire

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