‘Ndrangheta: si può sconfiggere ma serve antimafia sociale
(DIBATTITO IN RASSEGNA ‘POLITICAMENTE SCORRETTO’ NEL BOLOGNESE (di Michela Suglia)
Le mafie si possono sconfiggere .e non solo ridurne i danni), ma bisogna
continuare a parlarne e a mobilitare “una grande antimafia sociale” per
non diventare un Paese di ciechi. E’ il messaggio uscito dal dibattito
sulla ‘ndrangheta che si e’ svolto a Casalecchio di Reno, alle porte di
Bologna, dove si chiude la quinta edizione di ‘Politicamente scorretto’,
rassegna sulle mafie ideata da Carlo Lucarelli insieme all’associazione
Libera di don Ciotti (in collegamento telefonico). Tra gli ospiti del
dibattito il procuratore capo di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone, lo
studioso di criminalità organizzata Enzo Ciconte, i giornalisti
Francesco Forgione e Petra Reski. Secondo Pignatone, di recente la
cortina di ferro della criminalità calabrese è stata incrinata
fortemente dalla diffusione dei filmati che mostrano incontri e rituali
dei boss “di cui non si sapeva nulla o si era a lungo favoleggiato”. Ma
per gli ‘ndranghetisti ”questo disvelamento della loro più intima
realtà è stato terrificante”, ha rimarcato il procuratore. Altra novità,
l’acquisizione di cinque collaboratori di giustizia tra cui Giuseppina
Pesce dell’omonimo clan di Rosarno (Reggio Calabria). “Ha deciso di
parlare perché non voleva che i suoi tre figli continuassero a vivere
come lei. Queste parole sono un grande segno di speranza”, ha concluso
il magistrato. Spesso le mafie possono contare anche sul “silenzio
complice” della politica. Ne è convinto Forgione: “La ‘ndrangheta non
sarebbe sopravvissuta senza un rapporto con la politica”, ha ricordato,
aggiungendo che “la colpa della politica è stata di non voler vedere la
‘ndrangheta”.
A fargli eco Ciconte, sostenitore delle “tante e
antiche” infiltrazioni mafiose al nord che risalgono ai soggiorni
obbligati di 40 anni fa. Ma ha chiarito: “La differenza tra
l’Emilia-Romagna e la Lombardia è che nella prima non c’é radicamento e
rapporto con la politica”. Radici sempre più forti anche in Germania. Lo
ha raccontato Reski, autrice tedesca del libro ‘Santa mafia’,
lamentando però che i suoi connazionali considerano la ‘ndrangheta e la
mafia un problema del sud d’Italia o un fatto folkloristico. “L’unica
loro preoccupazione è: possiamo ancora mangiare la pizza? A volte ho
l’impressione di parlare ai ciechi”. Anche per questo è fondamentale
continuare a parlare di mafie nella convinzione che si possono vincere.
Per Forgione “c’é bisogno di una grande antimafia sociale e di una buona
informazione, non di una che vede la ‘ndrangheta solo nei fatti piu’
eclatanti”.
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