‘Ndrangheta a Desio: due passi nell’Infinito
Ad un passo dalla storia e a due passi dall’Infinito: si potrebbe
riassumere in poche battute la tempesta che negli ultimi mesi ha
investito l’amministrazione comunale di Desio (MB), fino all’epilogo
alquanto prevedibile, viste le premesse. Sul finire della scorsa
settimana, infatti, diciassette consiglieri comunali hanno rassegnato
le proprie dimissioni provocando, di fatto, la caduta
dell’amministrazione comunale in carica, retta dal sindaco Giampiero
Mariani del PdL. La vera notizia è che, insieme alle firme degli undici
consiglieri dell’opposizione (Pd, Italia dei Valori, Desio Viva,
Movimento 5 Stelle), sono state protocollate anche quelle dei sei
consiglieri della Lega Nord, usciti dalla stessa maggioranza qualche
mese fa, dopo le rivelazioni contenute nei documenti dell’operazione
antimafia “Infinito” di luglio.
Desio, provincia di Reggio Calabria
Desio è un ricco centro urbano con 40mila abitanti, nel
mezzo della florida e apparentemente tranquilla Brianza, da un paio
d’anni costituitasi in provincia autonoma, pur essendo alle porte di
Milano. Desio è uno di quei luoghi che la vulgata comune non
accosterebbe assolutamente alle mafie. Eppure anche qui, si è dovuto
fare i conti con un convitato di pietra, la ‘ndrangheta.
A
Desio finì in soggiorno obbligato il boss di Melito Porto Salvo (RC),
Natale Iamonte, classe 1927, uno degli uomini forti della ‘ndrangheta
che mise le mani sulla Lombardia nei decenni precedenti. La sua fedina
penale spazia dall’omicidio all’associazione mafiosa, passando per il
traffico di stupefacenti. Arrestato nuovamente nel 1993 a Milano, ora è
al regime del 41 bis. Negli anni in cui Iamonte era a Desio, si posero
le basi dell’attuale potere.
Nel settembre 2008, gli uomini
della polizia provinciale, con l’operazione “Star Wars”, portarono alla
luce un’enorme discarica abusiva, situata tra Desio, Seregno e Briosco:
65mila metri quadrati dove vennero rinvenuti 178mila metri cubi di
rifiuti tossici.
Oggi, il raggiungimento del livello di guardia
della criminalità organizzata a Desio si evince dalla lettura
dell’ordinanza di applicazione della misura coercitiva, alla base
dell’operazione “Infinito”, parte rilevante di quella denominata “Il
crimine” che ha visto operare insieme DDA di Milano e di Reggio
Calabria: «La ‘ndrangheta desiana costituisce uno dei primi tentativi
di esportazione dello schema originale calabrese in territorio del Nord
Italia. Infatti, le indagini sin dall’origine hanno fatto emergere ed
oggi hanno definitivamente confermato che a Desio e sempre esistito un
Locale di ‘ndrangheta, retto da un capo-locale e composto da altri
personaggi, ricoprenti il ruolo di Capo-Società, di contabile, con
numerosi gregari ed affiliati. Le attività criminali hanno spaziato e
tuttora interessano vari settori quali le estorsioni, l’usura, gli
stupefacenti e le armi».
“Potenzialità criminale” e “forza di
intimidazione” sono utili quindi anche nei rapporti con la pubblica
amministrazione e per la creazione di una rete di omertà diffusa sul
territorio, che agevola le attività di usura e di estorsione, oltre che
l’ingresso in alcuni comparti dell’economia legale.
Nelle carte
dei magistrati si trovano anche le intercettazioni che rivelano le
relazioni pericolose con uomini delle cosche, intrattenute da alcuni
politici locali: finiscono agli atti, infatti, i nomi del presidente
del consiglio comunale Nicola Mazzacuva e di due consiglieri, Natale
Marrone e Rosario Perri, già assessore provinciale e in passato
responsabile dell’ufficio tecnico comunale. Tutti allo stato
ufficialmente non indagati, tutti uomini del PdL, che in questi mesi di
fibrillazione interna ha cercato di fare quadrato attorno al sindaco
Giampiero Mariani, però con scarso esito.
A due passi dall’Infinito
Di
Marrone, coordinatore del circolo locale di AN ed eletto in consiglio
con 400 preferenze, si scopre, dalle intercettazioni, che avrebbe
chiesto a Pio Candeloro, capo società del “locale” desiano, di
intervenire con violenza nei confronti di Perri, all’epoca capo area
tecnica del settore edilizia privata del comune. L’azione punitiva però
non scatta e il rifiuto di Candeloro «è dovuto esclusivamente al fatto
che il Perri Rosario è “appoggiato” da persone evidentemente di rispetto».
E
sempre dalle intercettazioni emerge la volontà dello stesso Candeloro
di contattare il Mazzacuva, prima della tornata elettorale, per
stringere un accordo.
L’ordinanza del GIP non lascia spazio a
dubbi: «Peraltro diverse ragioni hanno portato il Locale di Desio ed i
suoi massimi rappresentanti a permeare i gangli della vita politica
comunale (Moscato Annunziato e Moscato Natale hanno ricoperto cariche
pubbliche) tanto da poter affermare tranquillamente che gli appartenenti alla cosca mafiosa possono contare oggi su
esponenti di rilievo della vita pubblica per risolvere problemi ed
ottenere vantaggi all’interno della Pubblica Amministrazione».
Da metà luglio, da quando cioè Desio era nel mirino delle DDA di
Milano e Reggio Calabria per la presenza di un potente locale di
‘ndrangheta, il consiglio comunale era diventato luogo di perenne
scontro, tanto da provocare in alcune sedute l’intervento della forza
pubblica per sedare gli animi di consiglieri e cittadini. Il
centrosinistra aveva chiesto la chiusura anticipata della legislatura,
in ragione del coinvolgimento di alcuni consiglieri nell’iter
investigativo e, in alternativa, lo scioglimento dell’amministrazione
comunale per infiltrazioni mafiose. Tutto questo trambusto aveva
comportato notevoli difficoltà nello svolgimento della normale vita
amministrativa dell’ente, tanto da provocare anche il richiamo
ufficiale del Prefetto Lombardi che, in caso di una mancata
approvazione dell’aggiustamento degli equilibri di bilancio, faceva
presagire l’adozione del provvedimento di scioglimento. La Lega nel
frattempo, dopo aver chiesto il rimpasto di giunta, ritirava i suoi
assessori e manteneva un appoggio esterno, fino all’altro giorno.
Le dimissioni evitano lo scioglimento?
I
rappresentanti in consiglio comunale dell’opposizione e della Lega Nord
hanno motivato l’atto di sfiducia culminante nelle proprie dimissioni
così: «I sottoscritti consiglieri comunali, preso atto delle difficoltà
nel proseguimento dell’attuale amministrazione, resa particolarmente
difficile a seguito di coinvolgimenti nell’inchiesta “Infinito”, allo
scopo di salvaguardare l’interesse dei cittadini e l’immagine della
città, con senso di responsabilità rassegnano le proprie dimissioni dal
loro incarico, al fine di determinare lo scioglimento del consiglio
comunale».
Non si è fatta attendere la replica del sindaco Mariani,
costretto al ritiro dalle dimissioni dei 17 consiglieri, affidata ad un
comunicato stampa: «Il consiglio comunale di Desio non viene sciolto da
organi governativi per sospette infiltrazioni malavitose ma per una
scelta di natura politica di alcuni consiglieri che si assumeranno la
responsabilità di aver infangato l’onorabilità degli amministratori e
l’immagine della città».
Mariani nonostante l’appoggio del Pdl,
Indipendenti per Desio-Udc e Lista Civica Desio 2000, è costretto a
prendere atto dello scioglimento del consiglio comunale e del
successivo commissariamento e tutto ciò lo preoccupa e non poco vista
la situazione delicata, «in un momento in cui le istituzioni hanno il
dovere di contrastare unite la ‘ndrangheta e di garantire la massima
trasparenza nella confusione strumentalmente generata». L’ormai ex
sindaco ci tiene, però, ad allontanare dall’operato della propria
amministrazione l’ombra di possibili rapporti con la criminalità
mafiosa: «L’attuale consiglio è stato eletto ad aprile e la nuova
giunta opera da maggio. L’indagine ‘Infinito’ riguarda azioni e sospetti tutti antecedenti la nuova operatività amministrativa».
I
commenti delle forze politiche all’accaduto registrano la
preoccupazione complessiva, pur con i distinguo necessari di partito in
partito. Giuseppe Civati, consigliere regionale del PD ha dichiarato:
«A luglio avevamo chiesto l’intervento del ministro dell’Interno
Roberto Maroni, ma qualche esponente leghista ci ha detto che
esageravamo: oggi dovrà ricredersi. C’é bisogno di persone nelle
amministrazioni capaci di fare muro contro le infiltrazioni della
criminalità nelle pubbliche amministrazioni e nell’economia.
Criminalità che si infila negli appalti e che lucra sulle aggressioni
al territorio. Oggi è un bel giorno per Desio, la Brianza e il Nord».
L’onorevole Elena Centemero, coordinatrice del Pdl per Monza e Brianza,
ha tutt’altra opinione: «Nessuna infiltrazione mafiosa nella Giunta o
nel Consiglio comunale di Desio, ma solo ragioni politiche interne alla
Lega cittadina, hanno determinato la situazione attuale. Non siamo
insensibili alla penetrazione della ‘ndrangheta nel territorio della
Brianza, siamo però contro la cultura indiscriminata del sospetto».
Giulio Cavalli, attore sotto scorta e consigliere regionale per l’IdV,
invece rilancia: «L’ultimo alibi degli strenui difensori del marchio
Lombardia d.o.c è caduto pochi minuti fa. Non sono stati necessari
blitz del Ministro Maroni: il Comune di Desio (dove, secondo qualcuno,
la mafia non esisteva) è caduto sotto i colpi delle dimissioni dei
consiglieri di minoranza e di una parte, rinsavita, di quelli della
maggioranza: quei ‘legaioli’ che, pur con l’ormai cronico ritardo,
hanno rassegnato le dimissioni determinando la caduta
dell’Amministrazione comunale».
Ad un passo dalla storia
Intanto
da qualche giorno, sul sito internet del Comune di Desio, un laconico
comunicato riporta, tra l’altro che «ritenuto che non possa essere
assicurato il normale funzionamento degli organi e dei servizi e che
sussistano motivi di grave ed urgente necessità per sospendere il
Consiglio comunale, il Prefetto ha disposto la nomina della dott.ssa
Maria Carmela Nuzzi quale Commissario per la provvisoria
amministrazione dell’Ente, con i poteri del Sindaco, del Consiglio e
della Giunta e specificato che il Consiglio comunale di Desio è sospeso».
Ad
un passo dalla storia e a due passi dall’Infinito. La vicenda che vi
abbiamo raccontato si sta trascinando da alcuni mesi, proprio mentre
infuriano le polemiche sulla presunta (sic!) presenza delle mafie al
Nord, rilanciate anche dalle polemiche tra lo scrittore Saviano e il
ministro Maroni. Ci si sarebbe aspettato che proprio questa vicenda
venisse passata ai raggi X, invece nulla, di Desio non si è detto o
scritto quasi nulla, fino al giorno dello scioglimento. Un’amnesia
imperdonabile per i grandi mezzi di comunicazione, in primis quelli
lombardi che hanno preferito glissare.
In attesa di capire i
contorni dei rapporti tra mafia e politica in questo angolo della
Brianza operosa, vedremo se gli altri comuni interessati dalle recenti
operazioni di magistratura e forze dell’ordine, potranno raggiungere il
triste primato che sembra essere sfuggito per un soffio a Desio: quello
di essere il primo comune sciolto per mafia in Lombardia.
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