Il rifiuto rifiutato
Ci sono 61mila tonnellate di rifiuti della Campania che nessuno vuole. Dal Nord al Sud. Rifiuti rifiutati. A raccontare questa assurda vicenda è il generale Mario Morelli, responsabile dell’Unità stralcio per l’emergenza rifiuti. «È importante svuotare questi capannoni degli Stir perché se non li svuotiamo non si può mettere in funzione il sistema di trattamento di biostabilizzazione». E si tratta, aggiunge, «di materiale organico degli anni passati». È stata così bandita il 23 agosto una gara europea per lo smaltimento fuori regione di 61mila tonnellate di frazione umida tritovagliata.
Il costo è di 8 milioni e 540mila euro (più Iva): 140 euro a tonnellata (più Iva), il doppio di una lavorazione in regione. A incidere sarà soprattutto il trasporto. Ma cosa succede? A spiegarlo è sempre il generale. «Le ditte che hanno partecipato dovevano indicare nell’offerta anche la discarica o le discariche nelle quali avrebbero portato il materiale». E qui arriva un primo ostacolo. La ditta vincitrice, prosegue l’ufficiale, la Cite, società salernitana specializzata in trasporti, «ha indicato tre discariche della Puglia. Tuttavia, a ditta già pronta a partire, siccome era necessario un accordo tra le due regioni per il passaggio dei mezzi, la Puglia ha negato recisamente l’autorizzazione».
Insomma, taglia corto sconsolato il generale, «abbiamo bandito una gara per niente». Anche perché, aggiunge, «stessa risposta hanno fornito il Veneto, la Sicilia e altre regioni». Alla fine lo scorso 27 ottobre la Calabria ha aperto le sue porte. Eppure è in emergenza rifiuti dal 1998. Ma allora come fa a sobbarcarsi anche la monnezza campana? In realtà ci mette solo l’autorizzazione, il resto è in mano ai privati, la Cite che, avendo vinto il bando, si occuperà del trasporto fino alla discarica di Pianopoli (Cz), di proprietà della Ecoinerti. Tutto sistemato? No. Il sindaco di Pianopoli emette un’ordinanza che vieta lo scarico. Annullata dal prefetto di Catanzaro. Poi ci pensa la pioggia a bloccare gli sversamenti trasformando la strada (provvisoria) che porta alla discarica in un corso d’acqua. E facendo colare il percolato fuori impianto.
Con possibili danni all’ambiente. Proprio per questo la procura di Lamezia Terme invia i carabinieri del Noe per accertare che tutto sia stato fatto a norma. E pochi giorni dopo sequestra la discarica. Intanto la proprietà comunica la sospensione definitiva dello scarico. E ora? Tutto resta fermo negli Stir.
* da L’Avvenire
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